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mercoledì 25 febbraio 2009

Scandalo nei tribunali pugliesi, giudici accusati di corruzione e peculato

A Taranto la notizia delle indagini si diffonde in pochi minuti: concorso in corruzione e peculato. Tra gli avvocati e i magistrati del Comune ionico c’è curiosità, tanta curiosità: vogliono sapere chi sono i personaggi coinvolti. La Procura della Repubblica di Potenza ha le carte in mano di una delle pochissime indagini in Italia su altri magistrati e, pur ribadendo la presunzione di innocenza, non ci si può esimere dal dare conto di una indagine che sta sconvolgendo i piani alti della magistratura pugliese.
Sono sotto inchiesta l’ex procuratore capo di Taranto, Aldo Petrucci e l’ex coordinatore dell’ufficio del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Taranto, Giuseppe Tommasino. Le ipotesi di reato sono gravissime e coinvolgono anche l’ex Sindaco di Martina Franca, Leonardo Conserva. I due magistrati di Potenza, Cristina Correale e Ferdinando Esposito, competenti territorialmente, indagano sui rapporti tra i due giudici pugliesi e sugli eventuali scambi di favori.
Solo per il giudice Petrucci, attuale procuratore minorile a Lecce, l’accusa è anche di peculato per le tante telefonate private fatte dagli apparecchi di servizio, mentre per il Giudice Tommasimo, l’accusa è anche di rivelazione del segreto di ufficio. L’attività investigativa (delegata ai Carabinieri) ha rivelato una serie di “coincidenze” come, ad esempio, la conduzione eccessivamente generica di alcune indagini che avrebbero portato alla successiva archiviazione dei procedimenti.
Ma non c’è solo questo: tra l’ex Sindaco e il procuratore Petrucci vi sarebbero anche delle consulenze comunali che ammonterebbero a 283.000 euro, affidate allo studio legale in cui lavora la figlia del magistrato. Per questo motivo viene contestato il reato di corruzione.
Anche dal passato spunterebbero inquietanti coincidenze, perché Tommasino sarebbe stato aiutato in un procedimento per fuga di notizie. Durante lo scandalo della sanità, un imprenditore sarebbe venuto a conoscenza, anticipatamente, del suo imminente arresto; il pm titolare dell´inchiesta, effettuando una indagine interna, sarebbe risalito al computer dal quale era stato violato il registro generale. Era la postazione di un cancelliere che fece il nome del giudice Tommasino.
Il procuratore Petrucci, al quale venne affidata l’indagine, iscrisse nel registro degli indagati il solo cancelliere, poi scagionato. Il favore sarebbe poi stato ricambiato due anni più tardi, perché nel giugno del 2006 Tommasino avrebbe estromesso da un procedimento un giovane tarantino, conoscente del procuratore e accusato di rapina.
Intanto Petrucci si difende: “ Non ho mai fatto o chiesto favori, la mia correttezza istituzionale è comprovata dal lavoro svolto a Taranto in otto anni e dallo splendido rapporto con i colleghi. Con Conserva ci sono stati sempre e soltanto contatti istituzionali. Su di lui si sono aperti procedimenti che sono arrivati a giudizio, ma anche archiviati senza alcun occhio di riguardo ”.
Evidentemente non la pensano così i giudici di Potenza. Nella speranza che venga dimostrata l’innocenza di tutti i soggetti coinvolti, continuiamo a credere nella magistratura e nel principio che “La legge è uguale per tutti”.
Ettore Mario Peluso

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