lunedì 9 febbraio 2009

E a proposito di Eluana un commento anonimo (peccato)che mi turba

Uno strazio senza parole. Nessuno sa quant’è profondo se non è stato colpito dalla tragedia dei figli che si è costretti a perdere. La comprensione accompagna nel silenzio certi dolori segreti. A volte non succede. Il tornaconto politico del nascondere i disastri calpesta la pietà con accenti sgarbati. Scrivono i giornali che Berlusconi considera il padre di Eluana un pover uomo stremato dal calvario della ragazza che non c’è più: vorrebbe cancellarne il corpo per ricominciare a vivere. Macabra campagna che distrae l’attenzione dalle miserie quotidiane. Ogni giorno la crisi le allarga, cosa dire alla gente ? L’agonia di chi invecchia nel niente diventa il paravento ideale. Ma la meraviglia non è il coro dei Sacconi obbedienti. Meraviglia la crudeltà di un padre che ha vissuto lo stesso dolore. La moglie non lo ha mai nascosto e si emoziona nell’intervista – aprile 2005 - al Corriere della Sera. Veronica Lario racconta a Maria Latella ( che ne raccoglie la biografia ) di aver rinunciato al primo figlio: lei e il marito lo aspettavano con un amore intristito dalla pena che li ha sconvolti. Anni’80: <>. Del figlio desiderato e perduto perché <>, Berlusconi se ne dimentica quando spiega che ciò che resta di Eluana potrebbe avere un bambino. Nessun ricordo del suo assenso di padre ad un aborto al settimo mese. Per Casini e gli anti abortisti la parola é <>. In quel 2005 era primo ministro eppure mai gli avversari politici hanno pensato di sfiorare quel lontano dolore con una polemica facile verso chi si proclamava difensore della dottrina cattolica, rigida e categorica con chi pratica l’ aborto, figuriamoci al settimo mese, non importa quale creatura possa venire al mondo. Resta sempre creatura di Dio. Anche il Vaticano si è distratto: quel giorno nessuno deve aver letto il Corriere. Il realismo della Chiesa non sdegna la concretezza se i poteri sono forti. Nella Spagna 1975 l’agonia di Franco, avvolto nei tubi che soffiavano la vita, si è allungata in modo così grottesco da far sorridere anche i giornali spagnoli più dipendenti. Prima di staccare le macchine bisognava sistemare tante cose. Stabilire il nuovo governo, poltrone ai ministri Opus Dei fuori dal potere per dissidi con la Falange e accordi col futuro monarca nel progetto di una democrazia inevitabile ma dal freno tirato. Franco non poteva morire da un giorno all’altro. Tubi staccati appena tutto a posto. E non protestano i vescovi spagnoli e non protesta Roma per le macchine che si fermano. Due giorni dopo – 22 novembre 1975 – Juan Carlos sale al trono. Un re è sempre un re; Eluana e Beppino Englaro non sono nessuno.

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