martedì 13 ottobre 2009

Maxi truffa, vittima un politico di Grottaglie

Dal Corriere del Mezzogiorno di oggi

Inchiesta della magistratura su segnalazioni partite da Grottaglie
Intrigo internazionale, a decine abboccano a una mail

TARANTO — La procura in­daga su una presunta truffa milionaria fra le cui vittime c’è anche un anziano noto esponente politico di Grotta­glie, in passato consigliere re­gionale, che ha perso cifre da capogiro. Le vittime, tuttavia, sono decine e non solo nel Ta­rantino. La truffa ha coinvol­to persone del Brindisino e del Salento e supera il milio­ne di euro. Sull’inchiesta vige il massimo riserbo. Due, per ora, gli indagati ma si sospet­ta che la mente della truffa ab­bia un’organizzazione ramifi­cata all’estero. Gli esperti la chiamano
«truffa alla nigeria­na ».
Il raggiro, dietro al quale spesso si nascondono associa­zioni criminali straniere, è sbarcato nella cittadina delle ceramiche attarverso inter­net. Il meccanismo è simile al­le truffe portate alla luce da «striscia la notizia» alcuni an­ni fa. Tutto è iniziato circa tre anni fa con una mail, una del­le tante che ogni giorno milio­ni di persone cestinano, in cui si chiedeva la collabora­zione di prestanomi per tra­sferire in Italia due fondi mo­netari intestati alla figlia di un importante imprenditore ivoriano, produttore di caffè, ucciso durante alcuni disordi­ni civili nel suo paese. In cam­bio, veniva promessa una lau­ta ricompensa: il venti per cento dei 14 milioni di dollari depositati sui fondi. Ovvia­mente per aiutare la giovane miliardaria della Costa d’Avo­rio c’era bisogno di un picco­lo sforzo economico, 400 eu­ro in marche da bollo. Com­plice una buona dose di inge­nuità e creduloneria, in parec­chi non si sono sottratti alla richiesta, allettati dalla possi­bilità di mettere le mani su una parte di quel tesoro, con­fortati dal fatto che parteci­passe anche l’anziano notabi­le locale. Poi sono iniziati i presunti problemi burocrati­ci, di volta in volta comunica­ti via mail alle vittime, alle quali veniva ovviamente ri­chiesto un altro sforzo in de­naro. Il tesoro veniva blocca­to ora da un problema notari­le, ora di dogana. Poi entrava­no in gioco banche, avvocati, tasse, notai e perfino presun­te bustarelle con cui oliare fi­nanzieri, doganieri e perfino l’americana Fbi, come nella migliore trama di un giallo. Decine di versamenti da fare su conti correnti stranieri. Il tutto, ovviamente, supporta­to da documenti visibilmente contraffatti, recanti i loghi di banche internazionali, mini­steri, agenzie. E’ difficile im­maginare come tali richieste, che appaiono razionalmente incredibili e fasulle, siano in­vece state accolte ed assecon­date per anni dalle vittime, letteralmente terrorizzate dal­l’idea che l’affare della loro vi­ta potesse sfumare. Richieste di migliaia di euro alla setti­mana che, a quanto pare, han­no ridotto più di una persona sul lastrico. Una truffa che si può solo spiegare con la sog­gezione psicologica innesca­ta nelle vittime, diventata una vera e propria dipenden­za.

Vittorio Ricapito

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