domenica 30 maggio 2010

Bestia chi lo fa

1 commento:

  1. IL CANE RANDAGIO

    Con passo vacillante
    e con il corpo stremato
    giungo alla fine dei miei giorni.
    Forse stasera moriro'
    e da sotto questa quercia
    con l'ultimo respiro, che mi resta in gola,
    vorrei ringraziare il Signore
    per il pane che mi ha fatto trovare
    nella spazzatura,
    per l'acqua che ha fatto scendere dal cielo
    per dissetarmi,
    per i sacrati delle chiese
    dove ho potuto ripararmi.
    Sì, Signore,
    io sono uno di quelli
    uno fra i tanti che non sa
    cos'e' il calore di una cuccia,
    il sapore di un osso,
    la carezza di un padrone.
    Conosco solo
    il dolore dei calci sul dorso,
    le sassate sulla fronte,
    le gomme di quella macchina
    che mi hanno spinto nel burrone.
    Ricordo, poi
    quella mano, grande, pesante,
    che ancora cucciolo mi ha
    abbandonato nella strada,
    dove vissi tutto il mio calvario.
    Ho attraversato monti, boschi e paesi
    nessuno mai mi ha tenuto con se',
    nessuno, mai, mi ha dato un nome.
    Dalla nascita ho sempre portato il tuo
    " Cane".
    Signore,
    tante sono le cose che vorrei dirti;
    ma...
    il cuore ha rallentato il suo battito
    e il respiro si affievola sempre piu'.
    Perdonami! E ti supplico:
    fa' che la mano dell'uomo
    non abbandoni piu'
    un cucciolo nella strada.
    E' triste vivere da vagabondi,
    e' penoso essere soli,
    ed essere soprattutto semplicemente
    solo un cane.
    Abbracciami almeno tu
    in quest'attimo.
    Perche' anch'io ti appartengo

    (guardando la foto vien un magone al cuore e, dimenticando la carita' cristiana,mi auguro che gli autori di tali sofferenze,ne ricevano altrettante, in questa vita o nell'altra).

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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis