Oltre un milione e 400 mila firme sono state consegnate ieri a Roma in Cassazione, questa petizione che nonostante i numerosi boicottaggi e la poca attenzione dei media, i vari comitati sono riusciti in 90 giorni, attraverso banchetti e varie altre iniziative a raggiungere ed anche a superare questo importante obiettivo che ci si augura sfoci in un referendum che riesca a far scrivere la parola fine a questo dissennato e criminale progetto di far diventare un bene di tutti, un patrimonio di pochi da commercializzare e perché no, anche a farla diventare arma di ricatto verso il popolo.
I tre quesiti referendari chiedono l’abolizione del decreto Ronchi che obbliga i comuni ad affidare il servizio idrico ai privati, l’abolizione della possibilità di affidare l’acqua alle società per azioni e l’abolizione del profitto garantito nel business idrico.
A questo punto sono chiamati in causa i Comuni che dovranno modificare i loro statuti, onde evitare questo dissennato e quantomai vessatoria privatizzazione dell'acqua, che ripetiamo fino alla noia è bene comune.
Anche il Comune di Grottaglie, tramite il vice sindaco Francesco Donatelli che con una lettera del 5 maggio scorso, chiedeva al Presidente del Consiglio comunale di porre all'ordine del giorno di un Consiglio comunale, la modifica dello statuto comunale in merito alla questione proposta dal Comitato Pugliese "Acqua bene comune" in cui, " tramite il Comitato Esecutivo dell’Autorità d’Ambito Territoriale Ottimale per la gestione del servizio idrico integrato (AATO Puglia), ha proposto agli Enti Locali pugliesi l’approvazione dell’accluso Ordine del Giorno che ha come obiettivo l’adesione alla proposta di legge d’iniziativa popolare “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del Servizio Idrico” e la modifica dello Statuto Comunale."
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