Recensione di Anna L'Assainato
Laura è la protagonista di “Nell’anima”, è una donna come tante, madre, figlia, insegnante, compagna e come tante si ferma a riflettere su quelli che sono i percorsi della vita.
“Nell’anima”, scritto dalla professoressa Giuseppa Colitta, è un viaggio verso la parte più profonda di noi stessi, che Laura esplora in forma di epistole, scavando nell’intimo delle proprie emozioni, ansie e paure, per spiegare a chi le ha suscitate che quelle altro non sono che le risposte ai comportamenti altrui.
Scrive a suo padre, a suo figlio, al suo compagno, ai suoi alunni anche al suo capo ma soprattutto scrive a se stessa, con la sua solita bic nera, dei veri e propri messaggi da metter nella bottiglia e liberare nel mare magno delle emozioni.
Scrive a suo padre, a suo figlio, al suo compagno, ai suoi alunni anche al suo capo ma soprattutto scrive a se stessa, con la sua solita bic nera, dei veri e propri messaggi da metter nella bottiglia e liberare nel mare magno delle emozioni.
Come tutti i viaggi “Nell’anima” ha un proprio ritmo, dei propri tempi, non va letto tutto d’un fiato, non è una gara, fondamentale non è approdare ma navigare tra i flutti del mar delle emozioni e delle passioni, “per ritrovarsi e riconoscersi, per sapersi orientare tra i percorsi della propria esistenza”; ha bisogno del tempo giusto di “sedimentazione” per arrivare a toccare le corde più intime, più profonde dell’individuo, e dall’intimo ripartire per relazionarsi con il prossimo, per definirsi, per trovare la propria identità attraverso il confronto con gli altri.
“Nell’anima” è un processo d’interpretazione per sgrovigliare il gomitolo dei sentimenti, emozioni, comportamenti, delusioni, azioni, compromessi, aspettative di cui è costituito ogni individuo, è riavvolgere pazientemente il filo di Arianna per ritrovar la strada nel labirinto dell’ansie, paure, collera e sensi di colpa.
Leggere “Nell’anima” è come fare un regalo a noi stessi, sospender un attimo il ritmo frenetico che gli impegni quotidiani ci impongono, è un “prendersi cura”, prima di tutto di noi stessi, e attraverso questo prendersi cura degli altri, è l’aver cura del valore della vita e del suo significato. È come far l’albero di Natale in segno di rinascita e continuar a costruire ed accender camini nelle nostre case non perché non abbiamo trovato altri modi per scaldarci ma perché l’odore del legno che brucia, i crepitii del fuoco che arde, e il suo caldo colore riscaldano l’anima.
molto bello!
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