“Desuper apparent clivosa mapalia Cryptae Pastorumque lares, fumosaque tecta…" e Cataldo Antonio Atenisio-Carducci ben traduceva:
“Mirasi poi da l'alto in bel prospetto de le Grottaglie
l’inegual collina, e i
rustici tuguri, ed ogni tetto fumante di sua
plastica fucina!”
Questo
colore locale, che dà
così vivo carattere ancor oggi alla sorridente cittadina di Grottaglie, è
cosi’ descritto da un brillante giornalista svizzero-tedesco che la visitò
nel 1909 :
“Il suolo presenta ancor oggi il tono bianco
e rosso dal quale i Greci furono ispirati nel creare queste piccole opere
d'arte. E poiché mi era stato detto che a Grottaglie si conserva la più schietta
tradizione e che ancor oggi in una
scuola viene curato il
senso artistico e viene messa in evidenza la bellezza degli antichi vasi, volli
conoscere questa ricca e benedetta cittadina”.
Ebbene,
in questa antica e artistica cittadina che potrebbe ben essere una “bomboniera”
se solo ci
fossero governanti capaci e di cultura,
poteva mancare un ….castello? Francesco Antonio Caraglio(1629/16662), “doctor in utroque
jure” ovvero esperto di diritto civile e canonico, arciprete della Collegiata
di Grottaglie, ha giudicato il castello di Grottaglie ("Il
Clypeus adversus Martinensium praetensions" del 1650 e lo "Status
Insignis Ecclesiae Collegiatae Cryptaliensis" del 1659) come
“opera di eccellente struttura”. Secondo lo storico locale Pignatelli, Grottaglie fu fortificata verso la fine del 1200.Un documento della Curia
Arc.di Taranto dal titolo “Descrizione della terra delle
Grottaglie,rendite,corpi,Regioni e Giurisditt. Che possiede la Menza
Arcivescovile di Taranto”, dice testualmente: “la Terra delle Grottaglie….fu
prima Casale aperto e nell’anno 1388 fu ammurata per l’Arcivescovo Jacopo a sue
proprie spese”. Anacronismo storico, anche se di pochi anni, perché detto
Arcivescovo fu ucciso il 15 luglio 1381”con forconi”, come il notaio tarantino
Angelo Filippo Crassullo aveva diligentemente annotato nei suoi “Annali”.
Il già citato Caraglio descrive l’efficienza della costruzione, parlando addirittura di quelle macchine militari(tormentum) che servivano a lanciare grosse pietre: del resto la stessa pietra della turris e lo stile presentano le caratteristiche di un’opera quattrocentesca. Mons. Giuseppe Blandamura,nella sua monografia sul castello di Grottaglie(1933) ce lo descrive come “l’architettura militare di una rocca medioevale…..mentre nel centro lascia vedere una torre altissima sorgente dal cortile posteriore alla facciata…..l’altissima turris…è di forma rettangolare e si eleva a tre piani di cui il pedano è il più alto.E’ coronata da 20 merli…Il lato ad est presenta un solo merlo ma è fornito di piombatolo allo scopo di piombare pietre, saette e olio bollente sopra il nemico...” Un documento curiale (citato dal Blandamura) riporta che in data 5 marzo 1483 il cardinale arcivescovo Giovanni d'Aragona, per procedere a riparazioni delle fortificazioni di Grottaglie, vietò che una certa quantità di calce fosse trasportata a Taranto per analoghi lavori. Il 14 febbraio 1580 mons. Lelio Brancaccio consacrò la Chiesa dell'Annunziata di Grottaglie (insigne Collegiata), ed è pertanto abbastanza probabile che a tale data il castello avesse già assunto una sua compiuta fisionomia anche se fino ai lavori eseguiti nel 1649 da mons. Tommaso Caracciolo, era ritenuto "angusta rimosa informis domus episcopalis".
Il già citato Caraglio descrive l’efficienza della costruzione, parlando addirittura di quelle macchine militari(tormentum) che servivano a lanciare grosse pietre: del resto la stessa pietra della turris e lo stile presentano le caratteristiche di un’opera quattrocentesca. Mons. Giuseppe Blandamura,nella sua monografia sul castello di Grottaglie(1933) ce lo descrive come “l’architettura militare di una rocca medioevale…..mentre nel centro lascia vedere una torre altissima sorgente dal cortile posteriore alla facciata…..l’altissima turris…è di forma rettangolare e si eleva a tre piani di cui il pedano è il più alto.E’ coronata da 20 merli…Il lato ad est presenta un solo merlo ma è fornito di piombatolo allo scopo di piombare pietre, saette e olio bollente sopra il nemico...” Un documento curiale (citato dal Blandamura) riporta che in data 5 marzo 1483 il cardinale arcivescovo Giovanni d'Aragona, per procedere a riparazioni delle fortificazioni di Grottaglie, vietò che una certa quantità di calce fosse trasportata a Taranto per analoghi lavori. Il 14 febbraio 1580 mons. Lelio Brancaccio consacrò la Chiesa dell'Annunziata di Grottaglie (insigne Collegiata), ed è pertanto abbastanza probabile che a tale data il castello avesse già assunto una sua compiuta fisionomia anche se fino ai lavori eseguiti nel 1649 da mons. Tommaso Caracciolo, era ritenuto "angusta rimosa informis domus episcopalis".
Gli altri Arcivescovi/Baroni che profusero la loro
munificenza a favore di esso furono: il Cardinale Giovanni d’Aragona, figlio
del re Ferrante di Napoli(sec.XV); Mons.Tommaso Caracciolo(sec.XVI); Mons.Antonio
Serrale(Sec.XVIII); Mons. Francesco Saverio ma strilli (sec.XVIII); Mons. Giuseppe Capecelatro (Sec.XVIII); mons.Giuseppe Rotondo (sec.XIX) e infine Mons. Alfonso
Jonio(1885/1908) che destinò l’Episcopio alle sue Stimmatine per l’orfanotrofio
femminile.
Quanto alla predilezione che gli Arvescovi di Taranto
avevano per il Castello di grottaglie, il Caraglio nel Clypeus, Pars.Secunda
p.49 annota: ”Archiepiscopi omnes tarentini…per sex menses cuiusbibet anni
Tarentum destituunt et Cryptalias ad habitandum utque ad aeris salubritatem se conferunt….” E
cioe’: “Tutti gli Arcivescovi tarentini per sei mesi all’anno lasciano Taranto
e risiedono a Grottaglie per la salubrità dell’aria”.
Il Capitolo di Grottaglie nel 1831 confermava, come da
documento della Curia Arcivescovile:” fin da tempi immemorabili l’Arcivescovo
di Taranto, ha posseduto, come possiede, un grande e cospicuo episcopio; e in
diversi mesi dell’anno gli Arcivescovi Pro tempore han fatto continua dimora
nel predetto comune… ”
La legge napoleonica del 2 agosto 1806 aboliva nel regnodelle
Due Sicilie il feudalesimo.
Le ultime incertezze circa i privilegi sparivano del tutto
in forza delle leggi eversive del regno d’Italia nel 1870.
Tutto ciò che è stato fatto dopo? Stendo un velo
pietoso…”Praetor non curat de minimo”.
E sarebbe il caso che se ne occupasse, perché è proprio un caso da pretura!
RispondiEliminaMaria Antonietta