Perché una persona scrive? Questa domanda, nell’arco dei secoli, se la saranno posta milioni di individui,
belli e brutti,intelligenti e cretini, acculturati ed ignoranti.Lo
scrivere risponde alla terza legge della dinamica: “Ad ogni azione corrisponde una reazione
uguale e contraria”. Il difficile è individuare l’azione, visto che la
reazione coincide con la scrittura medesima..
Prima, però, voglio buttare lì (a memoria, e mi scusino gli interessati) due
citazioni. La prima è di Giulio Cesare Giacobbe, che definisce l’arte,
letteratura compresa, un “sega mentale”, però di quelle positive. Che fanno
bene, insomma. Sarà anche semplicistica, magari triviale, ma la trovo una
definizione pertinente.

Si scrive perché l’universo è misterioso, lo spazio tra un corpo celeste
e l’altro (e tra un essere umano è gli altri) è immenso, indicibile. E la
nostra anima ha orrore del vuoto(horror
vacui, come sentenziavano i medioevalisti). La parola è un pulviscolo che
può riempire distanze siderali. A essere molto fortunati, ovviamente.
Si scrive perché ogni storia legittima tutte quelle che sono state scritte prima, prepara tutte quelle che verranno poi. Evitare di scrivere è come scegliere deliberatamente di non avere figli: in pochi anni l’intelligenza e la specie umana si estinguerebbero.
Si scrive perché, se stai male, è sempre meglio che ubriacarsi. Anche perché, almeno sulla lunga distanza, funziona meglio.
Si scrive perché abbiamo uno spaventoso bisogno di conoscere noi stessi. E mentre crediamo di raccontare agli altri – in sostanza – è per noi stessi che ricostruiamo la storia che ci ha portato fino a qui.
Si scrive perché la realtà è complessa, sfuggente. Non è possibile mettere un po’ d’ordine solo con le mappe catastali e i decreti legislativi. Anzi: non è possibile affatto mettere ordine. Si può solo cercare di fare surf sulla cresta del caos.
Si scrive perché ogni tanto capita che qualche maniaco assassino o un narcisista psicotico si mettano in testa di scrivere libri e che popoli interi li seguano verso la catastrofe. Occorre fare ognuno la propria parte affinché la prossima volta che succederà questi soggetti trovino poca carta a disposizione.
Si scrive perché ogni storia legittima tutte quelle che sono state scritte prima, prepara tutte quelle che verranno poi. Evitare di scrivere è come scegliere deliberatamente di non avere figli: in pochi anni l’intelligenza e la specie umana si estinguerebbero.
Si scrive perché, se stai male, è sempre meglio che ubriacarsi. Anche perché, almeno sulla lunga distanza, funziona meglio.
Si scrive perché abbiamo uno spaventoso bisogno di conoscere noi stessi. E mentre crediamo di raccontare agli altri – in sostanza – è per noi stessi che ricostruiamo la storia che ci ha portato fino a qui.
Si scrive perché la realtà è complessa, sfuggente. Non è possibile mettere un po’ d’ordine solo con le mappe catastali e i decreti legislativi. Anzi: non è possibile affatto mettere ordine. Si può solo cercare di fare surf sulla cresta del caos.
Si scrive perché ogni tanto capita che qualche maniaco assassino o un narcisista psicotico si mettano in testa di scrivere libri e che popoli interi li seguano verso la catastrofe. Occorre fare ognuno la propria parte affinché la prossima volta che succederà questi soggetti trovino poca carta a disposizione.
Si scrive per lo stesso motivo
per cui si impara a suonare la chitarra, da giovani: siccome non eri capace di
ballare, ti serviva un sistema per stare al centro della festa. Intanto gli
altri – che ballavano – trovavano fidanzate. Con il tempo hai pensato che ti
sarebbe passato il magone di non essere come gli altri, ma non è andata così.
In compenso ti è rimasto il gusto di scrivere.
Si scrive per ammansire quella bestia feroce che è la retorica, così come
si trae medicina dal veleno di certi serpenti o tisane da alcune piante
urticanti.
Si scrive perché si vuole che qualcuno si ricordi di noi, come noi ci ricordiamo di chi ci ha raccontato storie, da ragazzi. Chi ha conosciuto Ferenc Molnár o Jules Verne all’età giusta sa di cosa sto parlando.
Si scrive perché sai che solo in una, una sola circostanza, ti sei sentito protetto, libero dentro un abbraccio. Se ti è successo, sai anche che c’è una sola cosa di cui ti frega veramente nella vita. Non lo scopri per addizione, ma per sottrazione. Togli le distrazioni, elimina il superfluo, cancella ogni velleità consolatoria, smonta i lenitivi dell’anima; allo stesso modo dimentica tutti gli orpelli, gli aggettivi ridondanti, gli avverbi pretenziosi. Poi ricomincia daccapo, detrai e detrai ancora. Quello che resta è la poesia. Ecco: quella è la volta in cui ti sentirai di nuovo protetto, libero dentro l’abbraccio di poche parole che riflettono una piccola, ma inequivocabile parte di ciò che hai imparato nel tempo a tua disposizione.
Si scrive perché si vuole che qualcuno si ricordi di noi, come noi ci ricordiamo di chi ci ha raccontato storie, da ragazzi. Chi ha conosciuto Ferenc Molnár o Jules Verne all’età giusta sa di cosa sto parlando.
Si scrive perché sai che solo in una, una sola circostanza, ti sei sentito protetto, libero dentro un abbraccio. Se ti è successo, sai anche che c’è una sola cosa di cui ti frega veramente nella vita. Non lo scopri per addizione, ma per sottrazione. Togli le distrazioni, elimina il superfluo, cancella ogni velleità consolatoria, smonta i lenitivi dell’anima; allo stesso modo dimentica tutti gli orpelli, gli aggettivi ridondanti, gli avverbi pretenziosi. Poi ricomincia daccapo, detrai e detrai ancora. Quello che resta è la poesia. Ecco: quella è la volta in cui ti sentirai di nuovo protetto, libero dentro l’abbraccio di poche parole che riflettono una piccola, ma inequivocabile parte di ciò che hai imparato nel tempo a tua disposizione.
Perchè ci si affanna a tessere sogni e raggiri, si dà corpo a fantocci e fantasmi, si fabbricano babilonie di carta,
s'inventano esistenze vicarie, universi paralleli e bugiardi,mentre fuori così plausibile piove la luce della luna
nell'erba, e inostri moti naturali, le più immediate insurrezioni dei nostri sensi c'invitano al gioco affettuosamente,
divinamente semplice della vita?
La vita è innamoramento impulsivo di sé stesso, credulo abbandono alle quattro
dorate, virginee, felici stagioni.
Si parte, o meglio, ogni volta è il desiderio
di raccontare, di raccontarsi, di contraddire, d'indirizzare, di sottolineare,
che m spinge, poi c'è un lavoro di ricerca, di selezione a tutti i livelli e mi
accorgo che cerco la musicalità giusta per esprimere ciò che a parole potrebbe
essere disarmonico e non esprimerebbe il senso dell'armonia di quel pensiero,
intimo pensiero, che preme per uscire.
Perchè si scrive è una domanda a cui posso rispondere facilmente anche io, dato che me lo sono chiesto
spesso.
Penso che qualsiasi essere umano scriva perchè ha bisogno di creare un mondo in cui poter vivere.
Io non potrei mai vivere in nessuno dei mondi che mi sono stati offerti: il mondo dei miei genitori,
il mondo dello studio, il mondo della politica:essi diventano,
alla fine, insufficienti ed imperfetti.
Dovevo crearne uno tutto mio, come un luogo, una regione, un’atmosfera in cui poter respirare,
regnare e ricrearmi quando
ero spossato dalla vita, un mondo in cui sentirsi demiurgo ed artefice
Ciò non vuol dire che scrivere è uguale a pregare?"
Qualcuno ha scritto:
Io scrivo per
farmi compagnia.
Io scrivo
perchè non posso farne a meno.
Io scrivo
perché mi sento bambino.
Io scrivo
perché credo ai fantasmi.
Io scrivo
perché non so fare altro.
IO SCRIVO
PERCHE' SOGNO.
Si scrive perché, magari, non ci si sa esprimere altrimenti, perché non si sa dire, perché non si sa accarezzare, non si sa piangere, perché ci si anestetizza dal dolore,
RispondiEliminaperché si vuole dare oltre che comunicare,perché si vuole rendere eterna un'emozione....
E quando si sa scrivere bene come te si regala
tanto agli altri.
Complimenti, Elio, non perché sono tua amica ma perché usi la penna come un pianoforte.
La lingua scritta é musica.