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M° Graziano Semeraro |
Il concerto tenuto
dal maestro Graziano Semeraro all’organo rinascimentale il 26 agosto scorso
nell’ambito dei festeggiamenti che Grottaglie vive in questi giorni per il suo
patrono principale e concittadino San Francesco De Geronimo, è stato certamente
un momento di elevato spessore culturale e artistico grazie alla oculata scelta
dei pezzi e alla risaputa sensibilità e perizia del concertista.
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Organo rinascimentale |
Al maestro Semeraro abbiamo così chiesto qualche
considerazione sull’esperienza da lui stesso vissuta in rapporto allo strumento
utilizzato per lo splendido programma svolto.
Ricordiamo che egli, oltre all’attività didattica che svolge
nel Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli e oltre all’apprezzata attività
concertistica, è uno dei massimi esperti di storia organaria pugliese e che,
quindi, meglio di tanti altri può intervenire anche sull’organo di Grottaglie
che conosce perfettamente.
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M° Nunzio Dello Jacovo - M° Graziano Semeraro - Don Eligio Grimaldi |
“Indubbiamente
si tratta di un organo molto bello, sia sotto l’aspetto del suo pregio
strumentale in senso stretto (nel senso che è uno strumento di qualità e
storicamente importante), sia sotto l’aspetto estetico in quanto è anche bello
da vedere. Il restauro – osserva Semeraro - è stato
eseguito molto bene: molto difficile ma eccellente il lavoro di ricostruzione
delle canne deturpate, ed altrettanto eccellente sia il recupero delle sonorità
originarie quanto la funzionalità meccanica, che ha ridato allo strumento
quella fluidità che non è facile restituire ad un organo antico e che spesso
non ho trovato nei tanti strumenti antichi restaurati che ho avuto occasione di
suonare”
Riguardo alla sua esperienza particolare vissuta nella
serata grottagliese e alla scelta dei brani, egli così continua: “Il programma
che ho eseguito ha previsto vari pezzi di bravura e di grande agilità tecnica
che ho potuto facilmente eseguire grazie alla risposta pronta e precisa della
meccanica dell’organo. Durante la mia ultraventennale attività mi sono
confrontato con organi delle epoche e caratteristiche più disparate, rendendomi
conto di quanto fosse ogni volta difficile la scelta del programma, la quale
doveva:
- tener conto
delle caratteristiche dello strumento;
- essere
coerente sotto gli aspetti artistici, storici e filologici;
- (non ultimo
aspetto) essere non lungo e nel contempo gradevole per il pubblico.
L’esperienza di tanti anni mi ha infatti insegnato ad avere
grande rispetto del pubblico,
offrendogli la mia interpretazione con la massima umiltà e
professionalità, non abusando troppo della sua attenzione e pazienza.
Ritengo, infatti, che il musicista interprete non debba
ritenersi un “essere superiore” che si porge al pubblico con distacco e spesso
in modo sprezzante, ma semplicemente un intermediario del pensiero
artistico-estetico del compositore, che grazie ai suoi studi, alle sue ricerche
ed alla sua competenza tecnica dello strumento musicale, fa rivivere un opera
del passato proponendola al pubblico assieme al quale rivive e condivide i
contenuti e le vibrazioni di un messaggio artistico sublime. La scelta del
programma diventa ancora più delicata quando si deve eseguire un recital su un
organo antico, in quanto il repertorio scritto per questo tipo di strumenti è
concettualmente molto complesso, perché influenzato sia dal pensiero
rinascimentale (periodo intenso di epocali scoperte sia nel campo della
scienza, della medicina, della politica, della filosofia, del diritto, e
soprattutto in ambito religioso – Riforma Protestante e Controriforma Cattolica
– che inevitabilmente influenzarono la musica sacra, visto che l’organo era già
lo strumento chiesastico per eccellenza), e sia dalla nascente estetica Barocca
e dal pensiero Cartesiano”.
Indubbiamente le considerazioni di
Semeraro non solo risultano molto opportune e scientificamente motivate, ma
rivelano pure una grande onestà intellettuale unita ad una perfetta cognizione
del ruolo di una figura (quella del concertista) che non di rado tende ad
isolarsi nella propria compiacente
sopravalutazione o autoesaltazione.
Consonanti ai criteri espressi sono stati pertanto la scelta
e l’esecuzione magistralmente fatta dei brani circoscritti ad autori dei secoli
XVI e XVII, da Claudio Merulo (1533-1604) a Girolamo Cavazzoni (1500/10-1565),
a Tarquinio Merula (1590/5?-1665), Gregorio Strozzi (1600?-1687), a Giovanni
Gabrieli (1557-1612), a Andrés de Sola (1634-1696), a Costanzo Antegnati
(1549-1624), ad Andrea Cima (1580-1627), a Giovan Maria Trabaci (1575-1647) e
infine a Dietrich Buxtehude (1637-1707).
La logica conclusione non può non evidenziare l’importanza
che allo scopo riveste uno strumento così antico, assolutamente originale e
perfettamente funzionante non solo ai fini di una fruizione artistica ed
estetica, ma anche di una valorizzazione didattica e scientifica, al punto che
occorre intravvedere nell’organo di Grottaglie una opportunità straordinaria per
il nostro territorio regionale e nazionale.
In tal senso appare interessante l’attenzione che il
conservatorio di Monopoli sta dimostrando (ricordiamo che lo scorso anno una
altro docente e concertista del medesimo conservatorio, cioè il maestro Domenico
Tagliente, ha tenuto parimenti un apprezzato concerto); ragion per cui –
conclude Semeraro – “riguardo a collaborazioni con il Conservatorio di
Monopoli, certamente considererò l’organo di Grottaglie come un irrinunciabile
punto di riferimento, sia per l’inserimento nella
“Rassegna dei Fiori Musicali”, sia anche per eventuali
“master-classes” sulla musica italiana del periodo che sarò interessato a
condurre”.
Insomma, un’intelligente apertura per altre iniziative volte
alla riscoperta, utilizzazione e fruizione del prezioso strumento che potrebbe
così diventare punto eccellente di riferimento per specifiche rassegne ed
appuntamenti di musica antica d’organo anche per per altre importanti
istituzioni artistiche e culturali, tra le quali ci permettiamo di richiamare
(perché no?) lo stesso “Festival della Valle d’Itria” di Martina Franca o per
altri circuiti di vasto raggio.
Ecco come, da quel silenzio forzato e dal relativo abbandono, grazie
all’attenzione, all’interessamento e all’opera meritoria di tante persone, il
“Decano di Puglia” non solo è tornato a risplendere e a far sentire nuovamente
la sua voce, ma potrà contribuire col suono autentico e affascinante di tanti
secoli fa, a svolgere un’azione culturale, educativa e quasi pedagogica ancor
più incisiva che consenta una vera
e propria formazione all’ascolto di una musica certamente non facile, ma pur
sempre affascinante per quei suoni, quelle atmosfere e quelle suggestioni che
superano i confini del tempo e dello spazio.
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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis