giovedì 8 novembre 2012

Su Rai 3 Pierfranco Bruni, DOMANI venerdì 9 novembre, invita a leggere il poeta Giorgio Caproni tra i luoghi e le metafore della parola






Pierfranco Bruni su Rai 3, “Spazio Libero”, traccia un profilo, tra i versi e  l’incontro con i luoghi, del poeta Giorgio Caproni nato cento anni fa e scomparso nel 1990. un poeta, il mare e le città. L’appuntamento andrà in onda domani venerdì 9 novembre  alle ore 10.00 nei programmi di Rai 3.
Passeggiando per Roma Pierfranco Bruni racconta i segni che hanno caratterizzato l’immaginario poetico di Caproni. Bruni, in una sintesi ben definita sul ruolo della poetica di Giorgio Caproni, attraversa, grazie ad un profilo articolato, un secolo di poesia e di proposte letterarie.
La puntata è dedicata a Giorgio Caproni, il poeta ligure, nato a Livorno e morto a Roma, ma, chiaramente, come sempre, non mancano spunti e proposte letterarie che aprono una prospettiva interpretativa a tutto il Novecento poetico.
Bruni che ha dedicato studi e pubblicazioni sia a Caproni che a tutto il Novecento poetico europeo e mediterraneo crea delle atmosfere in cui il linguaggio si trasforma in immagini vere e proprie. E sul Caproni delle prime poesie si sofferma dando un segno tangibile alla poetica dell'ermetismo che nasce proprio durante i grandi dibattiti sulla poesia del Novecento sino a tutta la letteratura contemporanea.
La morte il tempo, le distanze e il viaggio sono per Caproni, ha affermato Bruni, l'asse intorno al quale si muove l'anima della poetica. Una poetica che ha un segno tangibile proprio nella presenza del viaggiatore come costante elemento sia allegorico - onirico che reale.
“I simboli e i miti, dichiara Pierfranco Bruni, sono i punti di riferimenti di una poetica tutta intrisa di metafore e di allegorie. Appunto l’allegoria è dentro il linguaggio ma anche dentro una poetica fortemente vissuta tra le pareti di una costante nostalgia. Caproni, sempre Bruni, è un poeta che è parte integrante anche della mia formazione e alla sua poetica devo l’approfondimento di un ermetismo diretto e intrecciato tra le mie parole”.
La traiettoria e il tragitto sono in Giorgio Caproni l’insieme della meta, del fine, della fine, dell’annuncio e della pazienza nell’incrocio stretto tra le parole e il battito di un recitativo che scava nel labirinto del proprio esistere. Un esistere poetico che ha come inizio il 1936 con un testo dal titolo:  “Come un’allegoria” e un congedo post mortem che ha rimandi metaforici forti: “Res amissa”, libro pubblicato nel 1991.
Tra l’incipit e il concluso, come ferita non cucita (o percorso incompiuto) volutamente dal destino, c’è “Il passaggio di Enea” che racchiude poesie tra gli spazi di un tempo che collega il 1943 al 1955. Poi ci sarà “Il seme del piangere” e ancora “Il muro della terra” e così tra i labirinti dei linguaggi che si focalizzano in un camminare tra città lungo le vie dei treni o i corridoi delle biciclette.
Accanto a questi aspetti Bruni focalizza l'attenzione sulle città e sui vicoli che portano al mare. In Caproni la città e i vicoli sono una geografia che diventa fotografia del cuore. Un mosaico che Bruni riesce a costruire con intermittenze che danno un senso vitale alla poesia. Caproni ha segnato i “destini” di generazioni completamente diverse che vivono nella storia della letteratura italiana del Novecento.

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