E il Natale è tempo propizio per lasciarsi amare e ciò non genera passività perché Gesù ci ama come siamo, ma non ci lascia come siamo, anzi ci trasforma in capacità di amare in modo creativo ed efficace. In questo modo, l'incontro con la sua Presenza cambia e dà inizio ad una nuova umanità”. Il Natale,OGGI, e’ come una caramella: si assapora, si succhia, si scioglie e, qualche tempo dopo,scomparso il sapore, non rimane più niente. Il Natale cristiano non è questo.Il Natale è la venuta di Dio nella carne: e Dio non è venuto “nella nostra carne mortale”, come dice sant’Agostino, per costruire una precaria parentesi buonista in una società rigida e ferrigna ma per costruire in sé l’uomo nuovo ed il mondo nuovo.La descrizione della nascita o natività di Gesù (o soltanto Natività, per antonomasia) è contenuta nei vangeli (buona notizia - ευ-αγγέλιον ) secondo Matteo e secondo Luca oltre che nel Protovangelo di Giacomo.I testi di Matteo e Luca concordano su due eventi centrali, che verificano, secondo l'interpretazione cristiana, due profezie dell'Antico Testamento: la nascita di Gesù a Betlemme (Michea, 5,1), da una vergine (Isaia 7,14). Entrambi i vangeli raccontano inoltre della nascita al "tempo di re Erode", riferiscono il nome dei genitori (Maria, promessa sposa di Giuseppe) e attribuiscono il concepimento verginale all'opera dello Spirito Santo.Le due narrazioni differiscono invece riguardo alle motivazioni per cui Gesù sarebbe nato a Betlemme, agli annunci dell'angelo e alle ragioni per cui la famiglia si recò a Nazaret dopo la nascita.La tradizionale datazione della nascita all'anno 1 a.C. è con ogni probabilità un errore compiuto nel VI secolo dal monaco Dionigi il Piccolo. Oggi la maggior parte degli studiosi colloca la nascita di Gesù tra il 7 e il 6 a.C.L'istituzione della festa liturgica del Natale, come ricorrenza della nascita di Gesù, e la sua collocazione al 25 dicembre risale al III-IV secolo.La valutazione sulla valenza storica e teologica dei racconti evangelici sulla Natività è oggetto di controversie. Gli altri due vangeli (Marco e Giovanni) non fanno menzione dell'infanzia di Gesù, iniziando col descrivere il suo ministero pubblico nell'età adulta.
“In quei giorni un decreto di
Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo
primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano
tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era
della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea
salì in Giudea alla città di Davide,chiamata Betlemme, per farsi registrare
insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel
luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio
primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non
c'era posto per loro nell'albergo. C'erano in quella regione alcuni pastori che
vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si
presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono
presi da grande spavento,]ma l'angelo disse loro: «Non temete, ecco vi
annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella
città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno:
troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E subito
apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e
diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che
egli ama».Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i
pastori dicevano fra loro:«Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento
che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono dunque senz'indugio e trovarono
Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.E dopo averlo
visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono,
si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava
tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono,
glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era
stato detto loro".(Dal Vangelo di Luca).
“In qual modo si comportò Gesù, durante il suo soggiorno terreno, verso la
povertà e le miserie? Certamente la sua missione di Redentore fu di liberare
gli uomini dalla schiavitù del peccato, somma miseria. Tuttavia la magnanimità
del suo cuore sensibilissimo non poteva fargli chiudere gli occhi sui dolori e
i doloranti, in mezzo ai quali aveva scelto di vivere. Figlio di Dio e araldo
del celeste suo Regno, stimò delizia il chinarsi commosso sulle piaghe della
umana carne e sui cenci della povertà. Nè si tenne soddisfatto di proclamare la
legge della giustizia e della carità, nè di condannare con roventi anatemi i
duri, i disumani, gli egoisti, nè di ammonire che la sentenza definitiva del
giudizio ultimo prenderà norma ed espressione dall'esercizio della carità, come
prova dell'amore di Dio; ma di persona si prodigò ad aiutare, a guarire, a
nutrire. Certo Egli non chiese se e fino a qual punto la miseria, che aveva
dinanzi, ricadeva a difetto o a mancanza dell'ordinamento politico ed economico
del suo tempo. Non però quasi che ciò fosse a lui indifferente. Al contrario,
Egli è il Signore del mondo e del suo ordine. Ma come personale fu la sua
azione di Salvatore, così volle andare incontro alle altre miserie col suo
amore operante da persona a persona. L'esempio di Gesù è oggi, come sempre, uno
stretto dovere per tutti”.(Pio XII,mercoledì 24 dicembre 1952,discorso radiofonico).
“La luce del Natale del Signore
riempie i nostri cuori della gioia e della pace annunciata dagli Angeli ai
pastori di Betlemme: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace
agli uomini, che egli ama”(Lc 2,14). Il Bambino che vediamo nella grotta
è Dio stesso che si è fatto uomo, per mostrarci quanto ci vuole bene, quanto ci
ama: Dio è diventato uno di noi, per farsi vicino a ciascuno, per vincere il
male, per liberarci dal peccato, per darci speranza, per dirci che non siamo
mai soli. Noi possiamo sempre rivolgerci a Lui, senza paura, chiamandolo Padre,
sicuri che in ogni momento, in ogni situazione della vita, anche nelle più
difficili, Egli non ci dimentica. Dobbiamo dirci più spesso: Sì, Dio si prende
cura proprio di me, mi vuole bene, Gesù è nato anche per me; devo avere sempre
fiducia in Lui”(Benedetto XVI).
“Quale luce nuova sul mondo, quale grazia per tutto il cielo! Quale fu quel
fulgore, quando Cristo usci’ dal ventre di Maria in uno splendore nuovo. Egli
era come uno sposo esultante del suo glorioso talamo, bello di una bellezza
attraente al di sopra di quella degli uomini…. O pietà premurosa! Perché il giogo servile non ci tenesse sotto il dominio del
peccato, il sommo Signore prese membra servili, ed egli che dalla prima origine
del mondo veste dei suoi doni tutte le cose che nascono, non ebbe vestimento
che i poveri stracci di cui fu coperto; e quello che non riescono a contenere
né l'onda agitata del mare tempestoso né tutto il suolo della terra né la
spaziosa reggia dell'immenso cielo, stette tutto intero nel corpo di una
vergine e - lui Dio! - giacque in una piccola greppia. Salve, santa madre, che hai partorito un re,
il quale governa per i secoli il cielo e la terra, e il cui nume e il cui
potere, abbracciata ogni cosa in un eterno cerchio, dura senza fine; tu che,
avendo nel ventre beato i gaudi della madre insieme con l'onore della
verginità, sei apparsa non aver l'eguale né tra le donne precedenti né tra
quelle future: tu sei la sola donna, unica e senza esempio, che sia piaciuta a
Cristo!" (Sedulio, Carmen Paschale II, 48-67)
A me piace,per finire, ricordare la bellissima poesia di Guido Gozzano,in apparenza semplice ma, in
sostanza, molto fascinosa ed evocativa:
”… consolati Maria, del tuo
pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme
ornata di trofei.
Presso quell’ osteria potremo
riposare,
ché troppo stanco sono e
troppo stanca sei……
La neve! - ecco una
stalla! - Avrà posto per due?
Che freddo! - Siamo a sosta - Ma quanta neve, quanta!
Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue...
Maria già trascolora, divinamente affranta...
Un po' ci scalderanno quell'asino e quel bue...
Maria già trascolora, divinamente affranta...
È nato il Sovrano Bambino.La notte,
che già fu sì buia,
risplende d'un astro divino.Orsù, cornamuse, più gajesuonate; squillate, campane!Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!
Non sete, non molli tappeti,ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill'anni i Profeti,un poco di paglia ha per letto.
Per quattro mill'anni s'attese quest'ora su tutte le ore.
È nato! È nato il Signore!È nato nel nostro paese!
Risplende d'un astro divinoLa notte che già fu sì buia.
È nato il Sovrano Bambino.
È nato!
Alleluja! Alleluja!”
A TUTTI NOI AUGURIAMO:
Leggerti è un piacere e ti faccio gli auguri.Ciao ELIO
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