Il 25 dicembre, come consuetudine consolidata in casa mia abbia seguito la cerimonia della benedizione Urbi et orbi in diretta tv.
Nelle bellisssime e toccanti parole del Pontefice vi è la ricerca della pace in Siria "profondamente ferita e divisa da un conflitto che non risparmia neanche gli inermi e miete vittime" e mentre il Papa parlava il mio pensiero è volato a gli altri Papi che lo hanno preceduto e un ricordo è riaffiorato violentemente dalla mia memoria. Il volto del papa Buono: Giovanni XXIII, il papa della mia fanciullezza, il Papa che ci ha accarezzaro tutti attraverso i nostri genitori e che il 26 Dicembre 1958 fece un atto clamoroso visitò le carceri di Regina Coeli, come ha fatto oggi anche il ministro della Giustizia Severino, ma il Papa buono mise non il suo corpo ma il suo cuore affianco a quello dei detenuti,a delle persone che per ragioni diverse avevano infranto le regole della società civile, ma a cui non bisognava, allora come ora, mai far mancare la possibilità della redenzione, ossia il ritorno al beneficio di qualcosa che era stato perso, attraverso il pagamento di un riscatto.
Le parole che Giovanni XXIII riviolge ai carcerati sono autentica poesia, nella sua accezione etimologica più piena....
parole che non vengono dalla bocca ma provengo dal cuore. Ve lo ripropongo quel video che sono andato a ritrovare con la speranza, tipica virtù natalizia, che possa illuminare le nostre menti per cercare di divenire artefici e promotori di una cultura umana, in cui l'uomo è il valore supremo. Una cultura etica, solidale e del senso, cioè ispirata ad una visione dell'essere e non dell'apparire. Buona visione a tutti.
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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis