«Mater dolcissima, ora scendono le nebbie, il
Naviglio urta confusamente sulle dighe,gli alberi si gonfiano d'acqua, bruciano di neve; non sono triste nel Nord: non
sono in pace con me, ma non aspetto perdono da nessuno, molti mi devono lacrime da uomo a uomo. So che non stai bene, che vivi come tutte le madri dei poeti,
povera e giusta nella misura d'amoreper i figli lontani. Oggi sono io
che ti scrivo.» - Finalmente, dirai, due parole di quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore lo uccideranno un giorno in qualche luogo. - «Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo di treni lenti che portavano mandorle e arance, alla foce dell'Imera, il fiume pieno di gazze, di sale, d'eucalyptus. Ma ora ti ringrazio,questo voglio, dell'ironia che hai messo sul mio labbro, mite come la tua.Quel sorriso m'ha salvato da pianti e da dolori. E non importa se ora ho qualche lacrima per te, per tutti quelli che come te aspettano, e non sanno che cosa. Ah, gentile morte,non toccare l'orologio in cucina che batte sopra il muro tutta la mia infanzia è passata sullo smalto del suo quadrante, su quei fiori dipinti: non toccare le mani, il cuore dei vecchi. Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà, morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dolcissima mater.» (Salvatore Quasimodo)
che ti scrivo.» - Finalmente, dirai, due parole di quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore lo uccideranno un giorno in qualche luogo. - «Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo di treni lenti che portavano mandorle e arance, alla foce dell'Imera, il fiume pieno di gazze, di sale, d'eucalyptus. Ma ora ti ringrazio,questo voglio, dell'ironia che hai messo sul mio labbro, mite come la tua.Quel sorriso m'ha salvato da pianti e da dolori. E non importa se ora ho qualche lacrima per te, per tutti quelli che come te aspettano, e non sanno che cosa. Ah, gentile morte,non toccare l'orologio in cucina che batte sopra il muro tutta la mia infanzia è passata sullo smalto del suo quadrante, su quei fiori dipinti: non toccare le mani, il cuore dei vecchi. Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà, morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dolcissima mater.» (Salvatore Quasimodo)
Carissima mamma,sto per partire per Roma. Oramai è certo. Questa lettera mi è stata data
appunto per annunziarti il trasloco. Perciò scrivimi a Roma d’ora innanzi e
finché io non ti abbia avvertito di un altro trasloco.Ieri ho ricevuto un’assicurata di Carlo del 5 maggio. Mi scrive che mi manderà
la tua fotografia: sarò molto contento. A quest’ora ti deve essere giunta la fotografia
di Delio che ti ho spedito una decina di giorni fa, raccomandata. Carissima mamma, non ti vorrei ripetere ciò che ti ho spesso scritto per
rassicurarti sulle mie condizioni fisiche e morali. Vorrei, per essere proprio
tranquillo, che tu non ti spaventassi o ti turbassi troppo qualunque condanna
siano per darmi. Che tu comprendessi bene, anche col sentimento, che io sono un detenuto politico e sarò un condannato politico, che
non ho e non avrò mai da vergognarmi di questa situazione. Che, in fondo, la
detenzione e la condanna le ho volute io stesso, in certo modo, perché non ho
mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e
non solo a stare in prigione. Che perciò io non posso che essere tranquillo e
contento di me stesso. Cara mamma, vorrei proprio abbracciarti stretta stretta
perché sentissi quanto ti voglio bene e come vorrei consolarti di questo
dispiacere che ti ho dato: ma non potevo fare diversamente. La vita è cosí, molto dura, e i figli qualche volta devono dare dei grandi
dolori alle loro mamme, se vogliono conservare il loro onore e la loro dignità
di uomini.
Ti abbraccio teneramente. Nino. PS :Ti scriverò subito da Roma. Di’ a Carlo che stia allegro e che lo ringrazio infinitamente. Baci a tutti (Antonio Gramsci)
Ti abbraccio teneramente. Nino. PS :Ti scriverò subito da Roma. Di’ a Carlo che stia allegro e che lo ringrazio infinitamente. Baci a tutti (Antonio Gramsci)
La poetessa Wisława Szymborska, più di quarant’anni fa scriveva: “A volte la sorte assegna talento letterario esattamente quanto ne basta a scrivere belle lettere. Mah, adesso però non si scrivono più lettere, con gli amici si parla per telefono e perfino la conversazione in società ha smesso di essere un’arte dello scambiarsi opinioni… Chi può giurare d’altronde che non tornerà di moda scrivere lunghe lettere?” (Posta letteraria, Libri Scheiwiller, pp. 19 – 20). La profezia si è avverata. Grazie a internet la moda è tornata. Di opinioni ce ne scambiamo in quantità e scriviamo anche lunghe mail, brutte o belle, scorrette o corrette, secondo l’istruzione e il talento. Ma si scrive. Tutti scrivono “lettere” che arrivano al corrispondente in un batter d’occhio. Certo la poetessa non immaginava che la parola scritta avrebbe fatto a meno di foglio e busta, di francobollo e postino.
Nessun commento:
Posta un commento
blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis