
Nato a Catania nel 1906, laureatosi in fisica nel 1928, Majorana apparve sin dalle sue prime prove una delle menti più lucide della nascente fisica teorica, tanto da impressionare lo stesso Fermi; il suo interesse fondamentale era per quelle concezioni che, pur riguardando fatti fisici assai concreti, richiedevano strumenti matematici di grande astrazione, che egli padroneggiava con facilità.
Di fatto, nessuno ha prove certe sul perché quella mattina
del 28 marzo 1938 il trentunenne ordinario di fisica teorica all'Università di
Napoli abbia deciso di dimettersi dal mondo. Così come nessuna eventuale teoria
sulla sua scomparsa ha mai portato ad una qualche verificabile verità. Se così
non fosse, non si potrebbe parlare di "mistero Majorana", quale a
tutti gli effetti è. Premesso dunque che nessuno ha la verità in tasca, non
sarebbe né serio né corretto far credere a chi legge che, improvvisamente, il
giallo abbia trovato una soluzione.
Oppure, che il giallo stia per essere
svelato. Allo stato attuale delle cose, non è affatto così. Siamo ancora in
alto mare e si naviga a vista. Uno scrittore degno di essere menzionato è il
portoghese Joao Magueijo, docente di teoria della relatività generale
all'Imperial College di Londra, che nel suo libro "La particella
mancante" (Rcs Libri Spa), sostiene apertamente che "il neutrino di
Majorana è oggetto di esperimenti in tutto il mondo e gli studi su di esso
potrebbero modificare l'attuale modello della fisica delle particelle".
Volgarizzando al massimo il concetto, significherebbe che il fisico siciliano
potrebbe aver scoperto il segreto della materia, la qual cosa modificherebbe la
fisica come oggi la conosciamo.L'uomo Majorana, del resto, era un personaggio
assolutamente complicato. Un genio, una mente che arrivava fino ai confini
dell'immaginabile (Enrico Fermi lo paragonava a Galileo e a Nerwton), ma anche
un uomo estremamente tormentato per gli effetti che avrebbero potuto avere i
risultati delle sue scoperte. Un simile individuo, psicologicamente parlando,
difficilmente cercherebbe l'oblio in un altro Paese, lontano dal suo. Sarebbe
molto più comprensibile, invece, se cercasse di nascondersi al mondo nella
clausura e nella pace interiore di un convento. Lo ha fatto? Ad oggi, nessuno
può dirlo. E' comunque singolare che il 5 ottobre del 1984 Papa Giovanni Paolo
II volle recarsi a visitare la Certosa di Serra San Bruno, nei pressi di
Lamezia Terme, in Calabria, dove affermò senza mezzi termini che proprio quel
convento di clausura avrebbe ospitato il grande scienziato Ettore Majorana. La
notizia venne anche riportata in un articolo di Ettore Mo l'8 ottobre del 2002
sul "Corriere della Sera". I frati negarono, smentendo anche il Papa.
Eppure è proprio su quel convento che si era soffermata l'attenzione di
Leonardo Sciascia nel suo libro "La scomparsa di Majorana" (Adelphi
Edizioni), e del giornalista Sharo Gambino nel volume "L'atomica e il
chiostro" (Qualecultura Edizioni).Ma, forse, ciò che dovrebbe far pensare
di più è il fatto che quando la madre di Majorana, Dorina Corso, andò a bussare
alle porte di quel convento, il priore non la volle far entrare ma le disse:
"Ma signora, se suo figlio è felice così, perché lo cerca?". Da quel
giorno, infatti, la madre di Majorana non portò più il lutto e in punto di
morte inserì il figlio scomparso nel suo testamento, convinta com'era che egli
fosse ancora in vita.
Che cosa nascondono, dunque, le mura di quella Certosa calabrese? Fino ad oggi non lo sa nessuno.
Che cosa nascondono, dunque, le mura di quella Certosa calabrese? Fino ad oggi non lo sa nessuno.
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