Dopo
172 anni (1846 – 2018) i Padri Gesuiti lasciano la terra natìa del loro confratello
San Francesco de Geronimo!
Il 29 novembre prossimo alle ore 17.00
con una solenne concelebrazione nel Santuario del Centro Storico, alla presenza
dell’Arcivescovo di Taranto mons. Filippo Santoro, clero, autorità civili, militari,
grottagliesi e amici del circondario tarantino, sarà rivolto il saluto di
commiato ai Padri Gesuiti presenti a Grottaglie.La comunicazione del termine di servizio apostolico con la chiusura della Comunità di Grottaglie era stata ufficializzata in data 24 luglio 2018 a mezzo lettera dalla Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù alla Città di Grottaglie e alla Diocesi di Taranto. Come riportato nella lettera, la decisione presa dalla Compagnia è scaturita dal calo dei gesuiti e dalla ristrutturazione della Provincia Euro-Mediterranea. Si conclude così una lunga storia durata 172 anni che ha visto camminare con fede autentica tantissimi laici e numerosi Padri gesuiti. Un triste evento che segnerà per sempre tante generazioni in vita che hanno collaborato e conosciuto diversi gesuiti scomparsi, ma anche tanti collaboratori che negli ultimi anni hanno collaborato con i Padri: Corcione, Trani, Discepolo, Gutierrez, Quercia, Maglie, Troise. Non serve descrivere la storia degli ultimi 50 anni di apostolato svolto a Grottaglie dai Gesuiti, perché sono in tanti a conoscerla, ma è bene ricordare l’impegno dei nostri antenati a farli venire a Grottaglie e riflettere molto sul “disimpegno generale dei grottagliesi a farli restare”. Se è vera la testimonianza di tante generazioni sul bene capitalizzato nelle proprie vite dalla presenza a Grottaglie dei Gesuiti e dalle spoglie di S. Francesco de Geronimo, adoperarsi oggi a sostenere il clero locale e diocesano nella continuità pastorale, animata dallo stesso spirito e degli stessi fini gesuitici, è la dimostrazione di rinnovato impulso apostolico per la città e per il circondario. A sostegno di quanto sopra descritto, riporto il testo integrale del volume “I gesuiti a Grottaglie, primi cento anni di storia” a firma del Superiore del tempo P. Michele Corcione con la collaborazione dei Padri Salvatore Trani e Michele Pontari.
«L’
11 maggio 1806 il venerabile P. Francesco De Geronimo riceveva dal Papa Pio VII
il titolo di beato. Giustamente orgogliosa della gloria che le proveniva dal
suo grande concittadino, Grottaglie festeggiò con grande entusiasmo per tanti
giorni questo evento. Sorse allora il proposito di innalzargli un tempio nel
luogo stesso dove era nato, per onorarne la memoria.
Mentre
si discuteva senza venire ad una soluzione concreta, ecco giungere a Grottaglie
per venerare il nuovo Beato e affrettarne la canonizzazione, alcuni Padri, tra
i quali il Provinciale P. Vulliet proveniente da Lecce (1828). Le memorie ci
riferiscono che vennero accolti dalla popolazione quasi celesti messaggeri e
con quell’affetto medesimo, col quale si sarebbe accolto il redivivo santo
concittadino. I Padri si dimostrarono felici del proposito di costruirgli un
tempio in vista della vicina canonizzazione. lntanto il popolo chiese con
insistenza di udire uno dei confratelli del loro Santo. Cosi il P. Vulliet e
gli altri due, P. Luigi Solari e P. Nicola Sorrentino, insieme predicarono gli
Esercizi Spirituali nella Collegiata, dove il Santo era stato battezzato.
Imponente fu il concorso di popolo. L’occasione era quanto mai propizia per
domandare al Provinciale di aprire un Collegio di Gesuiti nella loro terra.
Nella speranza di avere presto almeno una Residenza, si
decisero finalmente a realizzare il progetto della chiesa. Cosi due anni dopo
(1830), in una festa commossa di autorità e di popolo, Mons. De Fulgore
benedisse la prima pietra del tempio, il quale sarebbe stato costruito a spese
dello stesso arcivescovo e della cittadinanza. Nel giro di pochi anni (1838),
l’anno precedente la canonizzazione, il tempio fu pronto ad accogliere i
fedeli. Frattanto si intensificarono le richieste presso il nuovo Provinciale
P. Francesco Manera, perché si degnasse di inviare stabilmente alcuni Padri,
avanzando suppliche contemporaneamente al Re Ferdinando ll di Napoli. L’arrivo della
buona notizia che il Papa Gregorio XVI aveva iscritto nell’albo dei Santi il De
Geronimo (26 maggio 1839), fece salire alle stelle l’entusiasmo dei
Grottagliesi, con l’aggiunta, cinque anni dopo (3 maggio 1844), che il medesimo
Pontefice, accogliendo la supplica dell’Arciv. di Taranto Raffaele Blundo,
creava S. Francesco Patrono principale di Grottaglie fissandone la festa
patronale alla prima domenica di settembre. Questi fremiti di gioia riaccesero
negli animi il desiderio di avere i confratelli di S. Francesco. A superare le
difficoltà insorte di assicurare ai Religiosi casa e sussistenza intervenne la
professione religiosa del P. Alessandro Lopez. Dovendo, in forza del voto di
povertà, fare la rinunzia dei propri beni, con geniale pensiero di assegnare la
rendita della sua proprietà (800 scudi annui) per la costruzione della
Residenza, risolvette insperatamente il problema (1847).
Cosichè i lavori per
la costruzione della casa poterono avviarsi fin dal 1849. Però Grottaglie poté
accogliere i primi Gesuiti fin dal 1846, provvisoriamente sistemati in una casa
privata, propriamente nel palazzo di Don Pasquale Gaeta, quasi vicino alla
chiesa del Santo. Essi portano il nome di P. Miozzi, P. Massa e il Fr.
Bartolomeo Folli. Il Manoscritto inedito (Arch. napol. S. J.) che ci informa dettagliatamente
di quegli anni, dice: “I Padri erano tutti rispettati e amati non solo dal
popolo, ma ancora dal clero che allora era ben istruito, tanto che ogni sera
facevano a gara di conversare col P. Miozzi e P. Massa”. lntanto, qualche anno
dopo, sopraggiunta la rivoluzione del 1848, per legge i Gesuiti vennero
espulsi, nonostante la fiera opposizione dei Grottagliesi, affezionati a questi
religiosi. Per le minacce del Pretore, un certo Trombetta acceso liberale, i Padri
furono costretti a fuggire, e la reazione dei cittadini al suono delle campane
a stormo che chiamavano alle armi il popolo, fu domata dall’intervento della
polizia con a capo il giudice Trombetta. Sedata la rivolta del 1848, i detti
Padri si ristabilirono a Lecce (scrive l’autore del manoscritto) ma “non
mancavano mai di fare una scappatina a Grottaglie, e avveniva una festa quando
venivano. Così passarono le cose dal 1846 al 1852. lnfatti, già dal 1851
cominciarono a rientrare alcuni Padri, guidati dal P. Quintino Raho, che fu il
primo superiore della Residenza. Presero in affitto un’abitazione privata nelle
vicinanze della chiesa e aprirono scuole. Il P. Raho si adoperò molto per la
costruzione della Residenza, i cui lavori erano già stati avviati prima. Curò
anche la chiesa di S. Francesco, affidata alla Compagnia di Gesù, arricchendo il
tempio di altari, di quadri e di arredi preziosi. Ma soprattutto fu un apostolo
che raccolse una messe abbondante di anime anche nei dintorni. Veniva stimato
un santo, come lo dimostrò una dolorosa vicenda. Un giovane Sacerdote da lui
molto beneficato ed anche ospitato in casa coi religiosi, non si dimostrava
all’altezza del suo compito. Ai richiami patemi del superiore non solo non si
emendò, ma si oppose con l’arma della calunnia presso l’Autorità ecclesiastica
e presso gli stessi superiori della Compagnia. Ma questi, che ben conoscevano
il P. Raho, gli vollero attestare la loro stima promovendolo alla carica di
Rettore del Collegio di Reggio Calabria, facendolo sostituire a Grottaglie dal
P. Pellegrino Zingone. Il P. Raho, a sua volta, durante i moti del 1860, si
vendicò del calunniatore - e di chi, pur conosciutane l’innocenza dopo giudizio
ufficiale - fu con lui poco generoso -, come si vendicano i santi col fare del
bene. Il colpevole, però, si ricredette riparando al suo misfatto, al ritorno
dei Padri nel 1897, mostrandosi molto benevolo con loro. Quando venne
inaugurata la residenza, era il 31 luglio del 1852, ricorrenza di S. Ignazio di
Loyola, il fondatore della Compagnia di Gesù. Oltre il P. Raho, tra i primi che
l`abitarono, troviamo il P. Francesco
Ballerini, anch’egli ritenuto un santo per l’austerità della vita e l’ardente
zelo verso il popolo. Poi vi si aggiunsero il P. Rocco Pesce ed il Fr. Luigi
Russo, che nel 1855 venne sostituito dal Fr. Domenico Micci, abile falegname a
cui si devono alcuni magnifici confessionali nella chiesa e le belle e solide
porte della chiesa e della Residenza. Questa, completata del primo e del
secondo piano, fu pronta nell’agosto del 1855. Con la venuta del P. Pietro
Chiavero, e quindi cominciò ad operare come Collegio con scuola di grammatica
(1858). Cosi sembravano appagate le aspirazioni dei Grottagliesi. Ma solo per
poco. lnfatti, in questi travagliati anni della fondazione i Padri poterono
operare per un periodo ridotto e anche disturbato come si è visto, dal 1846 al
1860. Dal 1860 (17 giugno), comincia il lungo esilio dei Gesuiti, per effetto
del decreto di espulsione del dittatore Garibaldi. A Grottaglie rimase soltanto
il Fr. Giuseppe Lenti in abito secolare, per accudire alla chiesa, passata
sotto il can. Pasquale Marinaro. Con la cacciata dei Padri, anche l’incipiente
Collegio aperto dal successore del P. Raho, il P. Pellegrino Zingone, dovette
chiudere i battenti, dispersi i professori, scuole e scolari. Grottaglie attese
il ritorno dei Gesuiti per 37 anni fino al 1897, che segnò l’inizio di un
rinnovato vigore, in un’ltalia divenuta Stato unitario dall'Alpi alla Sicilia,
sotto la Monarchia Sabauda».
Cosimo
Luccarelli
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