Una brutta vecchina,priva di denti, vestita di
nero,un fazzoletto in testa, un fuso tra le mani: "quaremma"
ammonisce e ricorda la fine del carnevale nei vicoli e nelle vie
grottagliesi che nel tempo quaresimale si vestivano di sobrio
lutto,commistione totale tra sacro e profano. La tradizione affonda le sue radici nella cultura popolare ancestrale.
Cultura fatta di leggende, vecchi detti e modi di agire. Il fantoccio di paglia
rappresentava simbolicamente le spoglie della moglie di Carnevale
(“carniale”), che tra una festa e l'altra piange amaramente per i debiti del
consorte. Veniva comunque
sempre collocata in posizione ben visibile, in modo che tutti, guardandola,
fossero spinti alla penitenza e al sacrificio, propri della Quaresima.
Festeggiata una volta da tutti, conosciuta oggi da pochi,
come tutte le cose del “buon tempo antico” che si stanno perdendo e che si sono
ormai perse. Oggi si enumerano sulle dita di una sola mano coloro i
quali conoscono a pieno la sua storia, la sua leggenda. La simpatica immagine
restava appesa per un mese, prima di essere rimossa e cancellata con un rogo
o altro. La Quaremma o Caremma (forse dal francese
Careme, ovvero
Quaresima) è un fantoccio di paglia con le sembianze di una brutta vecchia
megera vestita a lutto. Nel folklore popolare, ella compariva nelle vie
quando le festività carnevalesche erano terminate e, quindi, il marito poteva
dirsi morto. Le Quaremme facevano così l’occhiolino dalle terrazze,dai
balconi quando iniziava la Quaresima, quel lungo periodo di astinenza e
penitenza che precede e prepara le festività della Santa Pasqua. Il fantoccio
col fazzoletto nero in testa(simbolo della vedovanza) reggeva tra le mani il
fuso e la conocchia(simbolo di laboriosita’ e del tempo che trascorre
ineluttabile), e aveva ai suoi piedi un’arancia amara, (simbolo della
poverta’ e ristrettezza,indigenza e penitenza),o una patata o una melograna
nella quale sono conficcate sette penne, (di cui una bianca che veniva tolta
per ultima), una per ogni settimana di astinenza e sacrificio che precede il
giorno di Pasqua, quando la vecchia sarà tolta dalle terrazze e bruciata
con rito purificatore. Il fuoco salvifica,trasforma e rigenera, realizzando
così un nuovo ciclo destinato a ripetersi negli anni futuri. Secondo la
leggenda infatti, il signor "Carnevale" prima di morire ha dilapidato
tutti i suoi beni in frivolezze come feste, giochi, divertimenti, lasciando la
sua povera vedova a sopravvivere con pochi soldi e poco cibo per riuscire a
pagare i debiti lasciati dal marito dissennato.Come ben si evince, le metafore
la fanno da padrone in questa come in tutte le tradizioni!A tal proposito
recitava un vecchio adagio grottagliese:
“
Carniáli mancia e rriti, e quaremma mancu frici (Carnevale si
abbuffa e ride, quaremma non può nemmeno friggere).Assieme
alla quaremma,a secondo delle localita’(la tradizione e’ diffusa, con
diversita’ iconografiche e rituali, in tutto il Meridione) si appendevano
alcuni oggetti come una bottiglietta d'olio (rappresenta l'olio usato per la
lampada per continuare il proprio lavoro nella notte), una d'aceto (rappresenta
la ristrettezza economica in cui vive) e 7 taralli o fichi secchi (il poco e
povero cibo che aveva a disposizione) e altri oggetti di corredo come il fuso.
A volte al posto del
fuso può avere in mano una “cucchiara” o altri utensili usati nel lavoro
domestico.La celebrazione della Quaresima, risale,secondo alcuni, alla
metà del II secolo d.C. In origine durava sei settimane ed era caratterizzata
da diversi rituali che la differenziavano dalle altre festività. Il Mercoledì
delle Ceneri segnava, e segna ancora oggi, l'inizio della Quaresima
(Quadragesima), periodo di quaranta giorni dedito alla moderazione, al ritiro,
alla purificazione del corpo e dell'anima, che si concludeva, come oggi, il
giorno di Pasqua. Dal modo come la “Quaremma” veniva
inghiottita dalle
fiamme, i nostri avi traevano gli auspici dell’annata agraria, se positiva
o negativa.La dissoluzione della vecchia nelle fiamme rappresentava l’eterno
gioco della vittoria della vita sulla morte, delle gioie sugli stenti e i
sacrifici, della mite primavera sul rigido inverno
C’è anche chi
sostiene,proprio a causa del fuso e della bruttezza , che Quaremma
abbia un legame con la mitologia greca classica e rappresenterebbe Cloto, una delle tre Parche greche il
cui nome deriva dal verbo greco , κλώθω ovvero
“filare ”, dal momento che aveva in mano la conocchia e filava il
destino dei mortali: ipotesi valutabilissima, dal momento che il nostro
Meridione corrispondeva alla Magna Grecia (Μεγάλη Ἑλλάς
) In alcuni centri del Sud Italia,come gia’ detto, il Sabato Santo o giorno
della domenica di Pasqua il fantoccio veniva arso su un rogo o distrutto a
colpi di fucile per manifestare la fine delle astinenze e l’inizio di un nuovo
periodo, rigenerato dal sacrificio pasquale.
La domenica
di Pasqua, a Calimera, i bambini, sfilando l’ultima penna, recitavano
questa filastrocca:
UNU: Le mendule
DOI : Le carèndule
TRE : Li nuci
QUATTRU: Le Crùci
CINQUE: La passione
SEI: Le palme
SETTE: Dumineca, se mangia la carne!
Oggi la tradizione è
ancora viva nel barese e nel sud leccese, principalmente a Gallipoli e
ad Alliste, dove si svolge un concorso che premia la “Quaremma” più originale.
Farlo a
Grottaglie sarebbe troppo oneroso?
Non credo, è solo
questione di buona volontà e di credere in ciò che……… si conosce. E questo
verbo “conoscere” ritorna sempre !
(La suggestiva foto e' della sig.ra Caterina Sisto).
Bravo, la leggo sempre con attenzione.
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