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Magdi Allam con Micol Bruni
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di Micol Bruni*
Taranto giuridicamente, tra cultura e turismo, è tra le
città potenzialmente internazionale per il suo Museo.
Quando si va in una città, come turisti o come appassionati
di conoscere il territorio o come gli antichi viaggiatori alla francese, che
sanno come si abitano i luoghi e sanno cosa chiedere per capire, cosa si
domanda? Dove è la Soprintendenza o se c’è una Soprintendenza alle Belle Arti o
si chiede immediatamente dove si trova il Museo?
Anzi. Perché si va a Firenze? Per sapere in quale strade è
stanziata la Soprintendenza o si va per visitare i Musei? Perché si va Reggio
Calabria? Per i Bronzi di Riace o per la Soprintendenza?
E a Taranto? Si va per conoscere la Soprintendenza o per
vedere gli Ori e la Ceramica?, ovviamente esposti nel Museo. Oddio, si potrebbe
andare anche per il Chiostro di San Domenico ammesso che abbia mostre
visitabili e inviti didattici da studiare.
Insomma la polemica sul famigerato e banale termine “scippo”
della Soprintendenza è una polemica sterile, che non ha senso sul piano
giuridico, che non ha orizzonti sul versante didattico. Una Soprintendenza è
una struttura meramente giuridica, la cui competenza oggi è squisitamente
basata sulla tutela, ma la tutela è aprioristicamente un dato che, come
elemento di base, ha sempre definito ed esercitato un passaggio successivo: la
conservazione.
Taranto non si può consumare dentro una questione di
principio. Con il principio non si vincono mai i processi nella storia. Taranto
ha finalmente il suo Museo autonomo. Forse ancora non si è preso atto di ciò o
sfugge l’importanza di una struttura aperta. Già, il concetto di struttura ha
diverse chiavi di lettura anche in termini giuridici.
Le Soprintendenze sono state sempre strutture chiuse che non
hanno mai dato percorsi valorizzanti ai territori. Le società
antropologicamente sono mutate. E ancora di più sono le culture che devono
intrecciarsi ai modelli territoriali e devono permettere di far crescere
quell’humus che è identitario.
Non sono le Soprintendenze che creano identità. Le identità si difendono
attraverso due aspetti.
1. I valori storici di una appartenenza.
2. I valori etici di una eredità. Non è con i vincoli e con
la tutela che si custodiscono le identità. Si custodiscono, invece, attraverso
processi valorizzanti.
La valorizzazione è anche chiaramente un dato giuridico che
si lega strettamente alla fruizione. Il problema posto a Taranto è il risultato
di un vuoto progettuale. Ed essendoci un vuoto progettuale sul piano culturale
il minimo appiglio diventa un graffio per contestare non prendendo in
considerazione un evento di portata eccezionale: l’autonomia del Museo.
Devo pensare che l’autonomia del Museo abbia dato fastidio?
E a chi? Sono anche convinta che il Ministro deve porsi un modo autorevole.
Taranto ha una grande opportunità. Taranto giuridicamente,
tra cultura e turismo, è tra le città potenzialmente internazionale per il suo
Museo. Devo pensare che Taranto non sarà
in grado di dare un ruolo dominante al Museo?
Ciò che è avvenuto a Taranto è avvenuto in Abruzzo come in molti
altri territori, ma la storia del diritto è scritta con lungimiranza
soprattutto nell’iter dei beni culturali a partire dai primi elementi giuridici
del Rinascimento sino al Testo Unico, e ancora fino alla attuale Riforma.
Le Soprintendenze gestiscono non la cultura. La cultura è
gestita dai Musei e i Musei oggi sono una stretta correlazione tra economia,
sviluppo e processi culturali.
La Soprintendenza di Taranto che va Lecce non è un problema.
Taranto è tra le venti città che possiede, perché la Riforma lo ha permesso, un
Museo internazionale con una potenzialità articolata nei vari campi delle
culture e dei compiti molto ampi.
* Avvocato ed Esperta in Aspetti giuridici sui Beni
culturali e autrice di saggi sul problema del rapporto giuridico tra tutela e
valorizzazione
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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis