di Filomena Russo
Alla ricerca
del tempo perduto è un’espressione che
si presta a diverse interpretazioni: non perdere tempo, non sprecare tempo, il
tempo è prezioso etc., ma non è proprio questo, quello che riguarda il
quotidiano e, pensando all’opera di Marcel Proust ( A’ La Recherche Du Temps Perdu” Alla
Ricerca Del Tempo Perduto), vengono in mente molte cose che fanno parte di
noi stessi, che ci appartengono e in qualche modo ci identificano.
Chi di noi,
fermandosi a pensare non ha dei flash memoriali che ci riportano indietro nel tempo? È vero che bisogna vivere il
presente, proiettandosi quotidianamente nel futuro, ma il passato ci
appartiene, basta pensare alla Storia. Se non ci fosse la Storia, come popolo, non
avremmo identità. Poiché ognuno di noi appartiene ad un popolo, ad un territorio ben
definito, è giusto rivisitare di tanto
in tanto il tempo passato. “Il Tempo Perduto” che non è identificato solo col
tempo sprecato, ma il tempo perduto da identificare con l’insieme di momenti,
avvenimenti, ricordi belli e/o brutti, che fanno parte di ognuno di noi.
Marcel
Proust nasce a Parigi nel 1871 ,apparteneva ad una famiglia ricca e
borghese, suo padre era un medico rinomato. Proust soffre di asma sin da bambino (dall’età di 9
anni), durante l’estate vive a Illiers, vicino
a Chartres, che egli chiamerà Combray. Da adulto, il ricordo
dell’infanzia sarà per lui il tempo della felicità. Entra alla Sorbona e segue i corsi di Henri Bergson,
che ha esercitato una profonda influenza sulla sua opera. Frequenta i saloni
dell’aristocrazia, si lega a degli scrittori come Anatole France e, con degli
amici fonda una rivista “Le Banquet”.
Nel 1896 pubblica il suo primo libro “Les
Plaisirs et les Jours”( I piaceri e i giorni), poi scrive un romanzo
autobiografico “Jean Santeuil” che sarà pubblicato molto tempo dopo la sua
morte (1952). La perdita di sua madre e poi di suo padre e l’asma di cui soffre
sempre, lo spingono ad una vita solitaria e si dedica completamente alla
scrittura.
Verso il 1909 inizia a scrivere la sua opera
ciclica “A’ La Recherche Du Temps Perdus (opera che esplora la verità
psicologica dell’individuo) e “Du côté
de chez Swann” non accettata dagli editori.
Nel 1919 “
A’ l’ombre des jeunes filles en fleurs”
riceve il premio Goncourt ed è un successo. Continua a scrivere e nel 1920-21
pubblica
“Le cÔté de Guermantes” “Sodome et Gomorrhe”.
Muore nel1922 e dopo la sua morte appaiono “La Prisonnière”, La fugitive” e nel
1927
“ Le Temps Retrouvé”. Nella storia della letteratura
francese, Proust è un innovatore e un filosofo
e prende come soggetto del suo “romanzo” la sua vita e quella delle persone che lo circondano, non
per raccontarle, ma per studiarle e analizzarle a fondo, per scoprirne gli
impulsi, gli aspetti profondi. Lo scrittore, dice Proust, deve essere uno
specchio, in cui la sua vita si riflette ; il genio consiste nel potere della
riflessione, anche perché il cuore dell’uomo
è un abisso senza fondo.
Proust è ossessionato dalla fuga inesorabile del tempo, che distrugge le persone e le
cose: il mondo dell’infanzia scompare, le persone amate ci vengono strappate
dalla morte, l’amore stesso subisce il danno del tempo, le persone subiscono anche dei cambiamenti
sia nell’aspetto fisico che morale. Ma il passato vive in noi, e noi possiamo
farlo risorgere, attraverso il ricordo ; e l’Arte lo può fissare per sempre, se l’artista produce un capolavoro.
Il meccanismo della memoria ha due aspetti
nell’opera di Proust: la
memoria affettiva : il ricordo che noi abbiamo del nostro passato
e che ci ritorna spontaneamente quando
pensiamo alla nostra infanzia e adolescenza ; per esempio quando incontriamo un
amico o un compagno di scuola e evochiamo con lui gli anni passati, o quando un
qualunque oggetto ci parla di altri tempi.
Un altro aspetto è la memoria involontaria; quando un sapore, un odore, una vista, ci riporta alla memoria un’altra
sensazione provata in un altro tempo, tutto ciò ci fa rivivere un mondo che non
esiste più. Proust fa l’esempio della “petite
madelaine”(piccolo dolce),che fa rivivere all’autore il ricordo dell’infanzia.
Che la memoria sia volontaria o involontaria, essa conserva il passato, che
non é una sequela di episodi e di
personaggi, ma uno studio complesso e profondo della nostra vita interiore (chi siamo?).
Attraverso la descrizione dei suoi
personaggi, Proust descrive tutta una società con i suoi difetti, le sue manie,
le ridicolaggini. Proust è il maestro dell’analisi psicologica ; la malattia e
l’ipersensibilità gli favoriscono questo
studio profondo. L’analisi psicologica non soltanto fa rivivere il passato, ma
gli dà anche una nuova vita, perché consacrata dall’Arte: la vera vita, dice Proust, è la
Letteratura . La memoria ha bisogno dell’analisi
psicologica per far rivivere profondamente il passato, ma ha bisogno anche
dell’Arte, condizione indispensabile perché “l’edificio immenso del ricordo
possa rimanere”. Per Proust l’uomo ha il dovere di cercare queste impressioni
profonde, che permettono di percepire
l’essenza della vita e che formano la realtà suprema (di ognuno di noi), il
resto non é che apparenza.
“Le
Temps Retrouvé è il meccanismo della memoria involontaria che
può ritrovare il tempo passato (le temps passé) attraverso le sensazioni
nascoste delle cose, solo quando un istante del presente si identifica con un
istante del passato: il rumore, il sapore, l’odore diventano reali senza
essere attuali.
La vita e
l’opera di Marcel Proust, a mio modesto avviso, sono un esempio per la
società moderna, nella quale il passato
sembrerebbe essere qualcosa da cancellare per vivere il quotidiano senza porsi
domande :
Chi siamo ? Da dove veniamo? Dove
andiamo? ,dimenticando
che senza memoria e senza passato non abbiamo alcuna identità.
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