I romanzi, i saggi più significativi e i lavori teatrali di Ignazio Silone
sono tutti ambientati in Abruzzo. La problematica sociale, politica e religiosa
dei suoi racconti trova eco anche negli altri paesi, dove continuano ad essere
tradotti e discussi: “Guardate Silone è radicalmente legato alla sua terra,
eppure è talmente europeo” (Camus).Quella di Ignazio Silone, nato a Pescina, in
provincia dell’Aquila, il 1 Maggio 1900, uno degli scrittori simbolo del
Novecento non solo italiano, fu una vita drammatica, segnata dai lutti che
colpirono la sua infanzia, come per esempio il terremoto del 1915 che distrusse
il paese natale, rendendolo orfano, e da un precocissimo impegno politico
(dapprima nelle file della Federazione giovanile socialista e poi, con il
congresso di Livorno del 1921, nel neonato Partito Comunista d’Italia, di cui
Silone divenne uno dei capi).
La svolta venne fra il 1930 e il 1931: dopo una
serie di contrasti con Togliatti, fu espulso dal Partito Comunista, si stabilì
in Svizzera, si sottopose a una terapia psicanalitica e si dedicò alla
letteratura.La catastrofe naturale pone Silone di fronte a episodi
raccapriccianti come lo sciacallaggio e l’assassinio, contribuendo a accentuare
il contrasto che già da tempo avvertiva tra la vita privata e i rapporti
sociali e convincendolo a schierarsi al fianco dei poveri, e a narrare le sue
esperienze di vita, le sue scelte e i suoi traumi, facendo si che
l’autobiografia diventasse una chiave di lettura autentica.A Davos, nel 1930,
scrisse il suo primo capolavoro, “Fontamara”: “Ho dato questo nome a un antico
e oscuro luogo di contadini poveri situato nella Marsica, a settentrione del
prosciugato lago di Fucino, nell’interno di una valle, a mezza costa tra le
colline e le montagne. In seguito ho risaputo che il medesimo nome, in alcuni
casi con piccole varianti, apparteneva già ad altri abitanti dell’Italia
meridionale, e, fatto più grave, ho appurato che gli stessi strani avvenimenti
in questo libro con fedeltà raccontati, sono accaduti in più luoghi, seppure
non nella stessa epoca e sequenza. A me è sembrato però che queste non fossero
ragioni valevoli perché la verità venisse taciuta.” (Ignazio
Silone).Ricostruito con materiali memorialistici dell’infanzia e della prima
giovinezza, “Fontamara” è la storia di un paese della Marsica, simbolo
dell’universo contadino che ha come nucleo centrale la lotta tra cafoni e
borghesi.”Fontamara” è anche il racconto di una guerra di classe tra i
contadini poveri di un villaggio di montagna e i nuovi padroni fascisti del
capoluogo, alleati agli ex-notabili democratici e alle autorità religiose: “il
poema epico-drammatico della plebe meridionale, in cui per la prima volta
questa assurge a protagonista di una ‘storia’, acquista un volto.” (Giovanni
Russo).Nel 1937, venne pubblicato a Zurigo il suo secondo romanzo “Vino e
Pane”, inquadrato negli anni del conflitto etiopico, in un clima politico di
avventura cospirativa. Racconta il ritorno in patria di Pietro Spina, un giovane
che aveva abbandonato i suoi luoghi per seguire un suo ideale rivoluzionario.
Nelle vicende di questo personaggio tormentato, costretto a vivere braccato e
nascosto, riemergono i motivi cari alla letteratura Siloniana: la fede, la
giustizia, le reazioni al fascismo, il dibattito sulla rivoluzione, il richiamo
della terra natale e dei ricordi: “Arriva sempre un età in cui i giovani
trovano insipido il pane e il vino della propria casa. Essi cercano altrove il
loro nutrimento. Il pane e il vino delle osterie che si trovano nei crocicchi
delle grandi strade, possono solo calmare la loro fame e la loro sete. Ma
l’uomo non può vivere tutta la vita nelle osterie”. (Ignazio Silone).Sempre in
Svizzera, nel 1941 pubblicò “Il Seme sotto la neve”. Al centro del romanzo
troviamo sempre Pietro Spina, una figura tipica dei personaggi di Silone che
rappresenta l’uomo in fuga, perseguitato, clandestino in patria e vittima delle
ingiustizie. “Fontamara”, “Vino e Pane” e “Il Seme sotto la neve” costituiscono
una sorta di trilogia.Tante altre furono le opere di Silone. Nel 1965, pubblicò
“Uscita di sicurezza”, un insieme di racconti autobiografici e testi saggistici
che coglie sia la riflessione memorialistica di un’esperienza di vita che la
preparazione, i miti centrali, la psicologia e l’ideologia dell’immaginario
romanzesco, con temi privilegiati e ricorrenti della miseria e dello
sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Non c’è mai stato in Silone un narratore puro. I suoi racconti e romanzi
hanno uno scopo di denuncia, di protesta, tendendo sempre a un fine superiore:
come i fatti narrati scoprono l’intima tensione alla denuncia, così la pagina
narrativa rivela il saggio.Silone tornò in Italia nel Novembre del 1944,
invitato dai famigliari a visitare la Marsica. La sua fama era diffusa in
Abruzzo, ma pochi a Pescina avevano letto i suoi libri. Qui vi trascorse una
intera giornata e in quella circostanza avviò le pratiche per cambiare il
proprio nome da Secondino Tranquilli a Ignazio Silone. Morì a Ginevra il 22
Agosto 1978.
Nessun commento:
Posta un commento
blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis