di Pierfranco Bruni
Scriveva Corrado Alvaro che “Le donne serbano le tradizioni,
conoscono i pensieri riposti degli uomini”. La donna Mediterranea al centro del
nostro discutere. Perché nei nostri luoghi – terra – mare la donna è un
infinito. Ovvero, ancora con Alvaro: “La passione per l’infinito ci spinge
verso la donna. Infinito, non finito”. Incisivo o periferia degli esclusi? Il
Mediterraneo è stato sempre un legame e uno scontro. È nelle epoche che è stato
percepito e vissuto come tale.
Si può parlare di un Mediterraneo delle culture
all’interno dei processi geopolitici? Quale valore ha il legame tra l’Europa
storica del Nord e un Mediterraneo tutto intrecciato tra divisioni etniche e
religiose? La Mostra “Donne Mediterranee e Balcaniche in immagini” che è stata
inaugurata nei giorni scorsi a Cosenza si pone come interfaccia tra culture ed
etnie. Mostra che nasce all’interno del Progetto Etnie del Mibact.
Ci sono alcune riflessioni che si pongono. Un aspetto
importante è quello etno – antropologiche- e su questo sto lavorando grazie ad
una chiave di lettura le cui immagini che risalgono agli anni Trenta ci
conducono ad una temperie e a delle civiltà ben definite.
I popoli restano sempre, nonostante il vissuto di società in
transizioni, ancorati a divisioni e condivisioni che sono il portato storico di
territori e aree geografiche. Ma la visione che si presenta nella attuale
realtà è ormai tutta letta attraverso chiavi interpretative che si pongono come
apri pista tra le eredità di un Occidente complesso e di un Oriente articolato.
C’è da dire che in un tempo in cui il Mediterraneo non è soltanto una geografia
o un “modello” geopolitico l’antropologia delle etnie assume una concordanza
con quelle eredità che hanno attraversato la civiltà pre Magno Greca sino a
tutto il contesto Romano.
È proprio nello spaccato tra le identità greche, neogreche e
latine che le etnie del Mediterraneo assumano una valenza sia politica sia
prettamente antropologica sia metafisica. Finora abbiamo trattato la questione relativa
al rapporto etnie e Mediterraneo come se fosse una dimensione meramente
territoriale.
In un tempo di vissute incompiutezze esistenziali il
Mediterraneo resta un destino, come volle definirlo Braudel, ma anche una
sostanziale filosofia della conoscenza dei saperi in una visione antropologica.
I veri saperi del Mediterraneo nascono dalla definizione di
un processo etnico che significa la forza di una archeologia dei saperi dei
popoli e delle loro identità. In fondo questo Mediterraneo oggi resta senza una
precisa identità. Anzi senza una appartenenza perché se vogliamo dirla in
termini di saggezza delle conoscenze le identità ci sono ma sono una
dichiarazione di confusione e di reali conflitti anche di ordine economico
oltre che religioso etico e culturale tout court.
Bisogna fare in modo di recuperare il Mediterraneo delle
etnie nelle archeologie. Questo è il punto, perché le etnie storiche hanno un
senso nello sviluppo che i popoli hanno dichiarato lungo i secoli. Secoli che
sono state e sono epoche.
Il Mediterraneo è fatto di epoche e parla attraverso le
epoche , ma le epoche sono una espressione di interpretazioni e di letture
puramente etniche. Da questo punto di vista la chiave di lettura antropologica
resta, nonostante le crisi religiose e ideologiche, il dato centrale per
entrare tra le onde dei marti vissuto e decifrare una storia che, comunque, è
sempre la nostra storia. Una storia che trova in Omero e Virgilio i punti non
sono di contatto ma i riferimenti anche rispetto a ciò che abbiamo definito il
sapere delle archeologie delle lingue.
Restano fondamentali i legami tra le lingue, l’archeologia e
le tradizioni. Senza una valenza antropologica, comunque, neppure la storia
avrà senso. La storia non è da considerarsi soltanto come elemento
storiografico o geo-storiografico, ma va inserita in quel processo di identità
in cui le etnie restano appartenenze e le identità si misurano costantemente
con le la tradizione ma anche con le innovazioni sia linguistiche che etno
archeologiche.
La Mostra di “Donne Mediterranee e Balcaniche” è un segnale
preciso che ci permette di leggere le civiltà intrecciate e ci pone una
questione di pluralità etnica e di relazioni antropologiche tra culture. La
donna
non è solo un ritratto nel Mediterraneo. Il Mediterraneo ha la donna
nella sua storia e nel suo destino come riferimento di precisa identità.
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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis