"...Questo è quel mondo? Questi
I diletti, l'amor, l'opre, gli eventi
Onde cotanto ragionammo insieme?
Questa la sorte dell'umane genti?
All'apparir del vero
Tu, misera, cadesti: e con la mano
La fredda morte ed una tomba ignuda
Mostravi di lontano...."...Lo scandalo del contraddirmi, dell’essere con te e contro te; con te nel cuore, in luce, contro te nelle buie viscere"A Silvia" e le "Ceneri di Gramsci"...un discorso rivolto all'amata ...un'evocazione rivolta alla tomba di Gramsci...due mondi lontanissimi quello di Giacomo Leopardi e quello di Pierpaolo Pasolini: due intellettuali la cui statura travalicò gli anni in cui vissero e per questo non vennero compresi dai loro contemporanei. Leopardi era lontano dall'orizzonte ideale e culturale della sua famiglia d'origine, guardato con sospetto e paura dalla nobiltà conservatrice dell'epoca (nella quale rientrava, certamente, anche il Conte Monaldo), e distante dalla bigotta religiosita' della madre Adelaide Antici ...ma estraneo
anche ai suoi tempi a quel "secol superbo e sciocco", all'ottimismo dominante dei liberali e degli intellettuali progressisti. Leopardi è pessimista, o cosi' sembrerebbe, ma la sua negatività è globale e sembra antecedere il pensiero esistenzialista di alcuni grandi filosofi del XX secolo come Sartre. Se in Leopardi c'è semplice malinconia, questa compare piu' nel primo periodo, ( Ultimo Canto di Saffo) : "...In che peccai bambina, allor che ignara di misfatto è la vita, onde poi scemo di giovanezza, e disfiorato, al fuso dell’indomita Parca si volvesse il ferrigno mio stame? Incaute voci spande il tuo labbro: i destinati eventi move arcano consiglio. Arcano è tutto, fuor che il nostro dolor. Negletta prole nascemmo al pianto, e la ragione in grembo de’ celesti si posa...", non certamente nell'ultimo periodo in cui una ginestra lotta con titanica forza contro l'indimita potenza della natura " ...tu, lenta ginestra, che di selve odorate queste campagne dispogliate adorni, anche tu presto alla crudel possanza , Soccomberai del sotterraneo foco, Che ritornando al loco gia'noto, stenderà l'avaro lembo su tue molli foreste. E piegherai sotto il fascio mortal non renitente Il tuo capo innocente: Ma non piegato insino allora indarno codardamente supplicando innanzi al futur oppressor; ma non eretto con forsennato orgoglio inver le stelle, Nè sul deserto, dove E la sede e i natali Non per voler ma per fortuna avesti; Ma più saggia, ma tanto Meno inferma dell'uom, quanto le frali Tue stirpi non credesti O dal fato o da te fatte immortali...".Il pessimismo, che da storico diventa cosmico, apre le porte al Decadentismo e al Novecento; si trattava di un pensiero troppo moderno per essere compreso dalla società italiana (ma anche europea) di inizio XIX secolo. Stessa sorte, di persona al di là delle parti e dei confini, conobbe Pier Paolo Pasolini. Uomo certamente non di destra, fu tuttavia cacciato da giovane anche dal partito comunista. Descriveva la società italiana nei suoi romanzi e nei suoi film per quello che era, con crudo e cinico realismo. Non era un intellettuale militante nel senso comune del termine: pur simpatizzando per i radicali, aveva l'onestà intellettuale di scrivere un memorabile articolo contro l'aborto che ancora oggi sciocca per la lucidità dell'analisi e la stringente logica delle argomentazioni: "Per dire NO all’aborto non è necessario essere cattolici integralisti" Pasolini era, non a caso, amico di Oriana Fallaci, criticava i comunisti europei, considerava falliti i regimi russi e cinesi (negli anni in cui in Italia e non solo spopolava il Libretto Rosso di Mao), aveva il coraggio di criticare i tanti pagliacci nullafacenti che schiamazzano nelle manifestazioni di ieri e di oggi e scriveva parole in difesa dei poliziotti, "figli dei poveri"."...Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti. Perché i poliziotti sono figli di poveri. Vengono da subtopie, contadine o urbane che siano.
Quanto a me, conosco assai bene il loro modo di esser stati bambini e ragazzi,
le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui,
a causa della miseria, che non dà autorità. La madre incallita come un facchino, o tenera
per qualche malattia, come un uccellino; i tanti fratelli; la casupola
tra gli orti con la salvia rossa (in terreni altrui, lottizzati); i bassi
sulle cloache; o gli appartamenti nei grandi caseggiati popolari, ecc. ecc. E poi, guardateli come li vestono: come pagliacci,
con quella stoffa ruvida, che puzza di rancio furerie e popolo. Peggio di tutto, naturalmente,
è lo stato psicologico cui sono ridotti (per una quarantina di mille lire al mese): senza più sorriso,
senza più amicizia col mondo,
separati, esclusi (in un tipo d’esclusione che non ha uguali);
umiliati dalla perdita della qualità di uomini per quella di poliziotti (l’essere odiati fa odiare). Hanno vent’anni, la vostra età, cari e care..."
Pasolini si comportava, in maniera opposta a quella che ci si sarebbe attesi dal tipico (e banalmente prevedibile) intellettuale comunista, o più genericamente "di sinistra", anni '70.
Leopardi fu un talento eclettico e multiforme: fu un filologo, un grecista, un poeta, un filosofo. Pasolini, dimostrando la stessa vastità di interessi, fu un romanziere, un poeta, un regista.
Lo scorso anno "Pasolini” di Abel Ferrara con Willem Dafoe , e " Il giovane favoloso" di Antonio Martone con Elio Germano sono usciti nelle sale cinematografiche a distanza di un mese...Sara' ...ma se ognuno ha il suo destino o se ciascuno
e' trasportato in giro per caso come da una brezza…, può darsi che le due cose, forse capitano nello stesso momento.
Viene da domandarsi se queste due figure, così scomode, così fuori dagli schemi, siano state rispettivamente i più importanti intellettuali italiani rispettivamente del XIX e del XX secolo. Molti grandi artisti sono stati intellettuali legati alle mode e agli schemi, e questo non necessariamente sminuisce l'importanza della loro opera. Ma forse, gli artisti più grandi li riconosci proprio da questa cifra opposta, ovvero dalla loro capacità di saper parlare alle generazioni future ancor prima che alla propria: di essere persone sopra le parti e, in un certo senso, sopra allo stesso Tempo. Oggi bruciamo eventi in un tempo velocissimo, tutto passa in un attimo. Pochi giorni e la storia appare consumata. Ci sembra tutto già lontanissimo solo un mese dopo. Ma come scriveva Oscar Wilde : "nulla è pericoloso quanto l’essere troppo moderni. Si rischia di diventare improvvisamente fuori moda."
Il moderno invecchia; l'antico ritorna di moda.
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