Venerdì
16 dicembre, su Canale 5, è andata in onda l’ultima puntata della
prima parte di stagione di Uomini e Donne, con la scelta di
Claudio Sona, primo tronista gay
della storia della televisione italiana.
Il
30 agosto scorso, a seguito della registrazione della prima puntata,
il fondatore e presidente del Comitato Territoriale Arcigay Taranto
Luigi Pignatelli,
mediante una lettera aperta
(fraintesa da alcuni), aveva
invitato i concorrenti e i giovani tutti a «riflettere sul
significato dell’amore e sugli effetti del nostro atteggiamento
sull’opinione pubblica»,
prevedendo che «volenti o nolenti, per i mesi a venire Claudio Sona
ed i suoi corteggiatori rappresenteranno, per una fetta non di poco
conto di italiani (coloro i quali ritengono, senza alcun tipo di
indagine sociologica, trasmissioni come quella in questione uno
spaccato della realtà a noi contemporanea), la comunità LGBT ed
ogni singola loro azione verrà usata a favore o contro di noi, da
coloro i quali da sempre lottano contro l’estensione dei diritti e
contro l’educazione alle differenze.»
I
protagonisti del game love e la stessa ideatrice Maria De Filippi,
dallo scorso settembre, sono stati oggetto di pesanti critiche e le
esterne (a nostro avviso molto caste e misurate rispetto agli
standard propinati da altri tronisti) hanno suscitato numerose
dichiarazioni omofobe sui social, ma anche attestazioni di stima.
Reazioni contrastanti che hanno raggiunto l’apice con il bacio che
ha suggellato il sì del corteggiatore prescelto, nella puntata
girata più di due settimane fa.
La
riflessione su questo fenomeno di (mal) costume è affidata ad
Eleonora Magnifico, cantautrice, attrice ed attivista LGBT, tra i
volti del Puglia Pride 2016, che ha recentemente incontrato studenti
e studentesse tarantini nell’ambito della Giornata Internazionale
dello Studente. Nella propria condivisione, Eleonora non manca di
tributare un omaggio a Zsa Zsa Gabor, attrice
ungherese naturalizzata statunitense
e icona mondana, spentasi il 18 dicembre,
a 99 anni.
«I
commenti omofobi sulla puntata di Uomini e Donne
non ci meravigliano. Era già accaduto, in quelle rare volte in cui
la tv ha trasmesso senza censura un bacio tra due uomini, immortalato
in un film o in una soap opera popolare, come Un Posto al
Sole per esempio, scatenando la
solita orda di irrecuperabili ignoranti, che danno il meglio di sé,
in insulti, offese e turpiloqui di ogni genere, appoggiati talvolta
pure dal Moige (Movimento Italiano Genitori) nelle sue più
imbarazzanti e inutili proteste. Comunque parliamo sempre di
effusioni tra due uomini, poiché quello tra due donne crea ben altri
scalpori e, purtroppo, altre basse morbosità.
Credo
che trasmissioni come Uomini e Donne (dal titolo così
limitante a dirla tutta!), che fanno presa sulla nostra sensibilità
e anche sulle non troppo remote frustrazioni di un’intera comunità
– facendole apparire, poi, come imprese televisive eccezionalmente
coraggiose – non educano la platea televisiva, visto che seguono
percorsi sbagliati e illusori, teatralizzando e confondendo come solo
la TV sa fare.
La
televisione, nonostante ci provi ad aprirsi, è indietro. Come lo è
l’Italia dei social e anche quella della strada. Come lo sono i
nostri amabili vicini di casa e, spesse volte, anche i nostri
parenti, da quelli più stretti a quelli che non vediamo
(fortunatamente) mai.
La
televisione è sorpassata e pietosamente fedele a se stessa.
Altrimenti non si spiegherebbe l’ostinato supplizio che subisce un
concorrente, in qualsiasi programma o quiz televisivo, alla domanda
solita di qualunque amatissimo conduttore, che è sempre la stessa,
in tutte le sue ovvie varianti: “Che bel ragazzo! Immagino che avrà
una bella ragazza. Come si chiama la sua ragazza? Ma la sua ragazza è
in studio?” Io ogni volta rischio di avere un attacco di bile
ascoltandoli e, mettendomi nei panni del malcapitato ragazzo, vorrei
rispondere “Fatti i ca**i tuoi, deficiente!” o, con più
diplomazia, “Guardi, non c’è nessuna ragazza. Io sto con un
ragazzo alto, prestante e molto più bello e maschio di lei,
deficiente!!!”
La
televisione non ha capito niente. E noi ancora meno di una
televisione che deforma e uccide sentimenti e spettacolarizza, con
finta delicatezza, le emozioni, dandole in pasto a un pubblico che,
evidentemente, ama le storie televisivamente combinate e scritte a
tavolino, con dei bei finali dai sentimenti labili.
La
televisione purtroppo (e non me ne vogliano i cari friendly) imita
anche la vita e gli atteggiamente di chi, a un certo punto, si
sveglia e vede tutti i gay carini, deliziosi, simpatici, amabili,
sensibili, lindi e pinti, quindi straordinariamente “diversi”!
Fino
a quando anche la televisione ci tratterà come animali domestici e
addomesticabili, noi avremo perso la possibilità di essere ed
apparire noi stessi veramente. Ci rimane sempre la forza che è in
ciascun essere nel quale alberghi un po’ di senno, per ribellarci e
presentarci così come siamo, con pregi e difetti e, soprattuto,
senza pathos e riflettori che alterano la realtà di ciò che siamo.
Non
abbiamo bisogno di specchi mediatici per amplificare odi e insulti
inutili, che ben conosciamo. Abbiamo bisogno di gente che insegni, in
modo sensato e concreto, che l’amore è uguale per tutti e tutte e
non è strumentalizzabile.
Non
sarà certo un trono televisivo a far emancipare questa ottusa
società. Ed io non esulterò per questo pittoresco e toccante
trionfo televisivo, dove la vittoria sta solo negli ascolti e negli
sponsor. Così come non ho esultato ancora per le Unioni Civili.
Oggi,
invece, approfitterò di questa giornata per rileggermi un autore che
a me ha aperto orizzonti e pensieri. Ma non perchè, come si dice da
queste parti, voglio fare “la di più”, ma perché Aldo Busi ha
trascritto, in un libro divertente, certe dritte sugli uomini,
scritte da Zsa Zsa Gabor, che era, senza dubbio, maestra di
gonfiature televisive, ma con l’autenticità di una eccentrica
verità.»
Nessun commento:
Posta un commento
blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis