Nel giorno del ricordo ritroviamo il coraggio della memoria
per dare senso ai morti infoibati
di Pierfranco Bruni
Scrisse Aleksandr Isaevič Solženicyn: “Delle atrocità che ho subito io non accuso i miei carcerieri, ma solo me stesso perché quando c'era da parlare io ho taciuto”.
Quante verità dai morti trascinati nelle Foibe. Il volto del comunismo è unico. Qualche decennio fa si parlava del comunismo dal volto umano, ovvero della barbarie dal volto umano (Bernard-Henri Lévy).
Non è mai esistito un tale comunismo dal volto umano. Il comunismo è semplicemente comunismo. Bisogna solo ricordare il massacro degli infoibati? Bisogna solo dare un senso al ricordare un eccidio in nome del comunismo? Bisogna solo definirlo come ricordo? La menzogna del comunismo ha ancora l’attrazione di una devastante ideologia marxista?
Interrogativi che restano e che si pongono fino a quando si cerca ancora di “giustificare” il comunismo. Il comunismo non si giustifica. Quell’ideologia nata da una filosofia materialista ha prodotto crimini devastanti. Sono le idee che diventano azione. Non c’è alcuna giustificazione e tanto meno basta definire i crimini comunisti nella geografia dell’Italia dalmaziana – istriana come appunti per un ricordo.
Il ricordo è molto meno della memoria? Non è più pensabile una distinzione tra la memoria e il ricordo. L’Olocausto applicato al popolo degli Ebrei è una tragedia immane come è una tragedia senza alcuna consolazione il dramma e le morti degli infoibati.
Non c’è un comunismo “buono” e un comunismo “cattivo” o altro. Il comunismo è la devastante criminalità dei campi di concentramento, è la costruzione dei muri, è la miseria dei Paesi dell’Est soggiogata da madre e padre sovietici. A questo padre e a questa madre il comunismo deve la sua esistenza e la sua resistenza. Il comunismo è unico. Quel marxismo alle cui basi insiste il materialismo storico trova la sua chiave di lettura anche un terzomondismo che non ha più senso.
Nella storia dell’Italia post Fascista le Foibe sono lo scandalo ancora non del tutto rivelato ed è necessario un processo che sia storico ma anche politico. Non si possono condannare gli ex nazisti e non spendere una parola di condanna nei confronti di chi è stato e si è considerato comunista sino al 1989. Se i muri non fossero crollati, se non ci fosse stata la battaglia sincera di un papa come Giovanni Paolo II, se non ci fossero stati i veri cristiani caduti nei campi comunisti, se non ci fosse stato il Gulag raccontato da Aleksandr Isaevič Solženicyn il comunismo si chiamerebbe ancora comunismo.
Ma i comunisti che si definivano tali sino a due ore prima dell’abbattimento del Muro oggi si considerano realmente anticomunisti o credono che sia passata una stagione della storia e tutto resta depositato nel dimenticato del soffitto della storia? Non è possibile accorciare le distanze ideologiche attraversando il tempo da un’ora all’altra. Non è tempo di ricordare. È tempo di non dimenticare e di fare della realtà storica una verità storica.
C’è una differenza di fondo tra realtà e verità. Cosa è la realtà o cosa è stata la realtà negli anni del comunismo devastante? I morti ammazzati dalla resistenza comunista non sono atti meno criminali rispetto ai morti ammazzati nazisti? Qual è la difficoltà di considerare il marxismo – comunismo diverso dal nazismo? Ancora “politicamente” si continua a commettere errori.
No. Il giorno del ricordo degli infoibati è un giorno della memoria pari e uguale allo stesso giorno della memoria dei morti ebrei. Non è possibile custodire il dolore. Il dolore è dolore. La tragedia è tragedia nella memoria e nel ricordo. La morte è morte.
Non bisogna avere paura, come diceva Cesare Pavese, di scavalcare i morti. Quei morti repubblichini o resistenzilisti. Sono morti e dovremmo avere il coraggio della pietà. Ma la pietà cosa è? Solo i morti lo sanno. Una volta scavalcati bisogna domandarsi perché e chiedersi il senso e la ragione. Ma se il nazismo resta un male assoluto nell’assoluto del male c’è il comunismo. Solo questo bisogna non dimenticare.
Finiamola con le storie condivise. Non si possono condividere fino a quando si insiste su parametri ideologici diversi. Non molto tempo fa Aleksandr Isaevič Solženicyn era messo al bando perché si diceva che il suo “Arcipelago” era soltanto una menzogna. Certo. Faceva paura. Il coraggio della verità fa paura. Ma è tempo di uscir fuori dalle paure e con la dignità del coraggio annunciare che l’assoluto del male è nel male assoluto. Non c’è alcuna distinzione tra i morti dei nazisti e i morti del comunismo.
Siamo al dunque. Per una sola volta cerchiamo però di non fare distinzione e parliamo solo di comunismo.
Lo faccio con Aleksandr Isaevič Solženicyn: “C'è una parola che si usa molto oggi: ‘anticomunismo’. È una parola molto stupida e mal composta perché dà l'impressione che il comunismo sia qualche cosa di primitivo, di basico, di fondamentale. E così, prendendolo come punto di partenza, anticomunismo è definito in relazione a comunismo. Per questo affermo che la parola è stata mal scelta e fu composta da gente che non conosceva l'etimologia: il concetto primario, eterno, è Umanità. Ed il comunismo è anti-Umanità. Chi dice "anti-comunismo", in realtà sta dicendo anti-anti-Umanità. Un costrutto molto misero. Sarebbe come dire: ciò che è contro il comunismo è a favore dell'Umanità. Non accettare, rifiutare questa ideologia comunista, inumana, è semplicemente essere un essere umano. Non è essere membro di un partito”.
Coloro che sono stati comunisti, che si sono considerati comunisti, quanti già comunisti hanno il coraggio di sottoscrive l’affermazione di Solženicyn?
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