Si scartano i temi più fantastici che hanno popolato l’immaginario antico e medievale e si riprendono i temi dell’imitatio e della riflessione seria e consapevole di alcuni dei tratti caratterizzanti: la conquista, e dunque il rapporto con l’oriente e il contatto con l’esotico; gli aspetti caratteriali e morali, con spazio al comico, al tragico, all’etico; la filosofia della storia e la propaganda politica. «Se io non era l'imperator Napoleone, avrìa voluto essere il cittadino Cosimo Rondò». Così dice Napoleone al Barone Rampante, appropriandosi della famosa battuta di Alessandro a Diogene: «Se non fossi Alessandro vorrei essere Diogene». Nel Barone Rampante di Calvino, infatti, Napoleone incontra Cosimo, il barone che vive sugli alberi e affronta il mondo come Candido di Voltaire: infastidito dal sole, Napoleone chiede a Cosimo di fargli da schermo e subito scatta in lui un vago, sfocato ricordo del testo di Plutarco, dove si racconta il famoso incontro fra Alessandro e Diogene.
Napoleone, che vorrebbe essere Alessandro, parla come Diogene ma al contrario. È una totale inversione dei ruoli, uno sdoppiamento ironico e allusivo, in cui Alessandro si insinua fra l'imitatore cosciente, Napoleone, e l'inconsapevole erede, Cosimo: entrambi, il grande conquistatore e l'indagatore curioso del mondo e della natura umana, rappresentano i due volti della fortuna di Alessandro. “È lungo questi percorsi che si snodano le riflessioni su Alessandro già a partire dalla sua morte e ininterrottamente fino a noi. Il suo nome evoca subito grandezza, conquista ed esotismo, superamento dei limiti, gloria e fortuna, la sua fama si impone da subito e con grande facilità. L'ampiezza della conquista è incommensurabile, la rapidità d'azione è sconvolgente, ogni battaglia è una vittoria. L’eroe è giovane e bello. Il suo è un mito che si autoalimenta e si dimostra vitale ancora oggi, quando si producono persino cartoni animati, fumetti e film che hanno per oggetto più o meno veritiero il re macedone. Lungo sarebbe tutto l'elenco degli estimatori, imitatori, emuli di Alessandro che si sono con lui confrontati o a lui sovrapposti.” Ha conquistato il mondo in dodici anni. Era il solo modo per viaggiare, per conoscere, e Alessandro Magno è stato innanzi tutto un viaggiatore, perché ha sempre nutrito un profondo rispetto per le popolazioni conquistate, integrandosi lui stesso con i costumi, le religioni, le filosofie altrui. Alessandro Magno ha attraversato l’impero Persiano, ovvero l’Iran, la Siria e tutto il moderno Medio Oriente. Si è affacciato in Egitto fondando Alessandria e viaggiando fino all’Oasi di Siwa ancora tappa di molti viaggiatori odierni per il suo fascino misterico. Arrivò a Marsa Matrouh di fronte a quel mare azzurrissimo, dove sorgono gli odierni villaggi turistici Egiziani e ancora su, attraverso i deserti, e le impervie montagne del Pakistan, dell’Afghanistan, fino all’India.Nato nella Macedonia greca, una regione tuttora considerata come una provincia “barbara”, deve a questi natali la sete di sapere. Oggi questa regione, ha conservato questo suo fascino di Grecia “alternativa” ed è molto interessante da visitare a partire dalla capitale Salonicco. Vi si trovano proprio degli itinerari sulle tracce di Alessandro. Fu un eroe senza precedenti e potremmo anche dire senza eredi, tanto che tutti vollero impossessarsi delle sue radici e dei suoi lasciti. Lo troviamo infatti citato sia nella Bibbia che nel Corano. L’eccezionalità di Alessandro ha inizio ancor prima della sua nascita: si pone nel momento stesso del suo concepimento.
Narra Plutarco che, alla vigilia delle nozze, Olimpiade sognò che dal suo ventre, colpito da fulmine, si propagavano fiamme. Successivamente, a Filippo parve di imprimere sul ventre della sposa un sigillo dalla forma di leone. «Dato che nessun sigillo si imprime su ciò che è vuoto», l’indovino Aristandro di Telmesso immaginò che Olimpiade fosse incinta di un «ragazzo animoso e dalla natura di leone» (cap. II). Il “figlio del sogno”, Aléxandros, nacque nel mese di Ecatombeone, nel giorno in cui il tempio di Artemis a Efeso venne distrutto da un incendio. «Un evento naturale», secondo Egesia di Magnesia, visti gli sforzi compiuti dalla dea per portarlo alla luce. Nato in circostanze straordinarie, era inevitabile che Alessandro fosse destinato a una vita straordinaria. Proprio per queste ragioni, nell’incipit del bios dedicato all’eroe, Plutarco spiega di voler porre attenzione soprattutto ai segni (semeia) dell’anima. La critica moderna ha in parte tentato di sfrondare l’atmosfera mitica per restituire l’operato del grande macedone ad una maggiore concretezza storica e, pur riconoscendogli grande avvedutezza, fascino personale e genialità militari, ha cercato di lumeggiare anche l’apporto dei suoi collaboratori e dell’ambiente. L’aspirazione di Alessandro ad una monarchia universale ed alla fusione tra vincitori e vinti non poté realizzarsi completamente e in modo duraturo anche per l’immatura morte di lui e per le lotte tra i Diadochi. Tuttavia con Alessandro la civiltà greca si diffonde, uscendo dai suoi ristretti confini. Nascono città nuove, nuovi centri di traffico e di cultura, nuovi concetti politici, nasce un’età nuova cui sarà dato il nome di ellenismo.
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