Costantino Nigra,: il diplomatico, filologo e poeta
canavesanoQuesta settimana voglio raccontare in modo dettagliato la singolare
vicenda, umana e culturale, delcanavesano Costantino Nigra, uomo che riuscì ad
essere sia attento studioso delle tradizioni dellasua terra, sia capace
diplomatico.Nato a Villa Castelnuovo (oggiCastelnuovo Nigra), in Valle Sacra,
l’11 giugno del 1828 e mortopoi a Rapallo, Nigra fu un “uomo di lettere” che seppe,al di
la dei suoi orizzonti culturali, e, forse,proprio in forza di questi, essere protagonista
della sua epoca in un contesto di primo livello della contingenza storico/
politica dei suoi tempi.Si potrebbe dire che Nigra incarnò, con evidenza più
palese di altri suoi contemporan eparticolare categoria di intellettuale
piemontese del periodo risorgimentale mai dimentico delle proprie radici ma, al
pari, apertoal mondo, conscio della sua capacità di lavorare per contribuire al
processo unitario.La fama “ risorgimentale” di Costantino Nigra è dovuta, in
particolare, al fatto che, dopo un periodo di lavoro successivo alla prima
guerra di indipendenza (durante la quale da bersagliere, in combattimento, fu
ferito a un braccio) come stretto collaboratore di Massimo d’Azeglio,
fu presceltoda
Camillo Benso Conte di Cavour come suo segretario particolare proprio in quel
“decennio di preparazione” preludio alla seconda guerra di indipendenza del
1859.E qui il giovane palesò doti non comuni di tatto, astuzia, capacità organizzative:
in una parola le doti essenziali di un diplomatico. I suoi giorni più
importanti li visse a Parigi alla corte dell’imperatore Napoleone III prendendo
parte a tutte le delicate trattative finalizzate alla discesa in campo dei
Francesi a fianco dei Piemontesi controgli Austriaci. Fu proprio in questo
periodo che stabilì un contatto particolare con la moglie di Napoleone,
l’imperatrice Eugenia di Montjio. Una devozione durata poi nel tempo tanto che,
secondo alcune fonti, fu proprio lui a correre in soccorsoed assistere
l’imperatrice, nella sua fuga da Parigi dopo il crollodel Secondo Impero
succeduto alla sconfitta francese nella guerra franco-prussiana del 1870. Di
questo rapporto rimane una testimonianza, oggi custodita al Museo del
Risorgimento di Torino, proveniente dalla dimora della famiglia Nigra a
Castelnuovo: il calco marmoreo della mano stessa di Eugenia che l’imperatrice
donò a Nigra insieme ad una preziosa scrivania d’ebano prima appartenuta a
Napoleone I.Del Nigra successivo al periodo parigino, le cronache
risorgimentali tuttosommato parlano poco.Ed è un peccato: perché Nigra,
proseguì nella suacarriera diplomatica: Ambasciatore d’Italia a San Pietroburgo
(1876), a Londra (1882) e a Vienna (1885). Infine, nel 1890,fu nominato
senatore delRegno.Così come meriterebbe maggiore attenzione la suaattività di
storico, filologo e poeta, condotta conpassione per tutta la vita, riflesso
concretoe sapiente dell’amore per la sua terra.Dalla sua poliedrica ricerca
spicca, “Sacre Rappresentazioni in Canavese” che Nigra scrisse con lacollaborazione
di Delfino Orsi.Con questo lavoro Nigra si consacrò quale testimone della ricca
tradizione popolare piemontese, dopo che un'altra sua opera precedente “I canti
popolari del Piemonte”, gli avevano garantito, apieno merito, fama
internazionale.Ma Nigra alla serietà del ricercatore seppe unire pure le
delicatezze del poeta. Tra le sue diverseopere in questo ambito è doveroso
ricordarnealmeno due: “Rassegna di Novara” del 1861,pubblicata poi nel 1875,
che descrive un’immaginaria parata notturna, allapresenza di Re Carlo Alberto,
di tutti i militari caduti per la Patria e il Carme, composto nel 1852, per il
matrimonio della figlia di Massimo d’Azeglio. L’opera fu lodata dal suocero
dello statista, niente meno che Alessandro Manzoni, che non mancò di elogiare i
versi dell’autore tra cui vale la pena riportare,come emblematico sigillo
conclusivo a questo mio scritto su Costantino Nigra, quello dedicato alla sua
terra: “ a me fu Patria, e Canavese ha nome/ la superba contrada”.La figura di
Costantino Nigra è rimasta a lungo avvolta da un alone di leggenda, alimentato
dal carattere segreto della sua missione parigina negli anni Cinquanta e
dall'uso spregiudicato di una diplomazia parallela a quella ufficiale, tra
Cavour e l'imperatore Napoleone III. Come, quando e perché negli ultimi
centocinquant'anni leggenda e storia si frammischiarono nella figura di Nigra è
uno dei quesiti cui il volume cerca di rispondere. Egli fu ai suoi esordi uno
sconosciuto per il gran pubblico, e nulla di più, per gli addetti ai lavori, di
"quel segretario Nigra"− come lo chiamava senza simpatia Vittorio
Emanuele −, fino a diventare nel corso del Novecento un personaggio da
feuilleton: bello, abile, romantico seduttore, diviso in una sua presunta avventurosa
storia d'amore fra l'imperatrice Eugenia e la contessa di Castiglione. A
prescindere dal mito popolare, che lo dipinge talvolta in chiave rosa, talaltra
in chiave nera − machiavellico, cinico intrigante…e nell’Ottocento romantico ed
avventuroso, questo ci sta tutto!
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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis