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martedì 3 giugno 2014

Cinico,intrigante,bello e romantico:Costantino Nigra!



Costantino Nigra,: il diplomatico, filologo e poeta canavesanoQuesta settimana voglio raccontare in modo dettagliato la singolare vicenda, umana e culturale, delcanavesano Costantino Nigra, uomo che riuscì ad essere sia attento studioso delle tradizioni dellasua terra, sia capace diplomatico.Nato a Villa Castelnuovo (oggiCastelnuovo Nigra), in Valle Sacra, l’11 giugno del 1828 e mortopoi a Rapallo, Nigra fu un “uomo di lettere” che seppe,al di la dei suoi orizzonti culturali, e, forse,proprio in forza di questi, essere protagonista della sua epoca in un contesto di primo livello della contingenza storico/ politica dei suoi tempi.Si potrebbe dire che Nigra incarnò, con evidenza più palese di altri suoi contemporan eparticolare categoria di intellettuale piemontese del periodo risorgimentale mai dimentico delle proprie radici ma, al pari, apertoal mondo, conscio della sua capacità di lavorare per contribuire al processo unitario.La fama “ risorgimentale” di Costantino Nigra è dovuta, in particolare, al fatto che, dopo un periodo di lavoro successivo alla prima guerra di indipendenza (durante la quale da bersagliere, in combattimento, fu ferito a un braccio) come stretto collaboratore di Massimo d’Azeglio,
fu presceltoda Camillo Benso Conte di Cavour come suo segretario particolare proprio in quel “decennio di preparazione” preludio alla seconda guerra di indipendenza del 1859.E qui il giovane palesò doti non comuni di tatto, astuzia, capacità organizzative: in una parola le doti essenziali di un diplomatico. I suoi giorni più importanti li visse a Parigi alla corte dell’imperatore Napoleone III prendendo parte a tutte le delicate trattative finalizzate alla discesa in campo dei Francesi a fianco dei Piemontesi controgli Austriaci. Fu proprio in questo periodo che stabilì un contatto particolare con la moglie di Napoleone, l’imperatrice Eugenia di Montjio. Una devozione durata poi nel tempo tanto che, secondo alcune fonti, fu proprio lui a correre in soccorsoed assistere l’imperatrice, nella sua fuga da Parigi dopo il crollodel Secondo Impero succeduto alla sconfitta francese nella guerra franco-prussiana del 1870. Di questo rapporto rimane una testimonianza, oggi custodita al Museo del Risorgimento di Torino, proveniente dalla dimora della famiglia Nigra a Castelnuovo: il calco marmoreo della mano stessa di Eugenia che l’imperatrice donò a Nigra insieme ad una preziosa scrivania d’ebano prima appartenuta a Napoleone I.Del Nigra successivo al periodo parigino, le cronache risorgimentali tuttosommato parlano poco.Ed è un peccato: perché Nigra, proseguì nella suacarriera diplomatica: Ambasciatore d’Italia a San Pietroburgo (1876), a Londra (1882) e a Vienna (1885). Infine, nel 1890,fu nominato senatore delRegno.Così come meriterebbe maggiore attenzione la suaattività di storico, filologo e poeta, condotta conpassione per tutta la vita, riflesso concretoe sapiente dell’amore per la sua terra.Dalla sua poliedrica ricerca spicca, “Sacre Rappresentazioni in Canavese” che Nigra scrisse con lacollaborazione di Delfino Orsi.Con questo lavoro Nigra si consacrò quale testimone della ricca tradizione popolare piemontese, dopo che un'altra sua opera precedente “I canti popolari del Piemonte”, gli avevano garantito, apieno merito, fama internazionale.Ma Nigra alla serietà del ricercatore seppe unire pure le delicatezze del poeta. Tra le sue diverseopere in questo ambito è doveroso ricordarnealmeno due: “Rassegna di Novara” del 1861,pubblicata poi nel 1875, che descrive un’immaginaria parata notturna, allapresenza di Re Carlo Alberto, di tutti i militari caduti per la Patria e il Carme, composto nel 1852, per il matrimonio della figlia di Massimo d’Azeglio. L’opera fu lodata dal suocero dello statista, niente meno che Alessandro Manzoni, che non mancò di elogiare i versi dell’autore tra cui vale la pena riportare,come emblematico sigillo conclusivo a questo mio scritto su Costantino Nigra, quello dedicato alla sua terra: “ a me fu Patria, e Canavese ha nome/ la superba contrada”.La figura di Costantino Nigra è rimasta a lungo avvolta da un alone di leggenda, alimentato dal carattere segreto della sua missione parigina negli anni Cinquanta e dall'uso spregiudicato di una diplomazia parallela a quella ufficiale, tra Cavour e l'imperatore Napoleone III. Come, quando e perché negli ultimi centocinquant'anni leggenda e storia si frammischiarono nella figura di Nigra è uno dei quesiti cui il volume cerca di rispondere. Egli fu ai suoi esordi uno sconosciuto per il gran pubblico, e nulla di più, per gli addetti ai lavori, di "quel segretario Nigra"− come lo chiamava senza simpatia Vittorio Emanuele −, fino a diventare nel corso del Novecento un personaggio da feuilleton: bello, abile, romantico seduttore, diviso in una sua presunta avventurosa storia d'amore fra l'imperatrice Eugenia e la contessa di Castiglione. A prescindere dal mito popolare, che lo dipinge talvolta in chiave rosa, talaltra in chiave nera − machiavellico, cinico intrigante…e nell’Ottocento romantico ed avventuroso, questo ci sta tutto!

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