Certamente non si può dire che fu abile nei giochi di potere: era un uomo schietto, denunciava in senato qualunque fatto mettesse, a suo avviso, in pericolo la repubblica. Non fu abile nemmeno nel prevedere il corso degli eventi che, in quei brevi anni, precipitarono, né a scegliere alleati e nemici. Proprio per questa sua schiettezza e in genuinità si mise talvolta in soluzioni estreme, come l’esilio, nel 58, e infine la morte a causa delle liste di proscrizione del secondo triumvirato. Non è da dimenticare che diede la sua benedizione a Ottaviano, che seppe guadagnarsi la sua benevolenza, pur essendo nipote del Cesare che aveva tanto odiato.Cosa sono “Le Filippiche”? Furono così chiamate da Cicerone stesso le 14 orazioni che, dopo la morte di Cesare, nel giro di 8 mesi, egli pronunciò contro Marco Antonio, per lo più in senato, talvolta davanti al popolo, ai Rostri. L’uccisione di Cesare era stato un episodio sanguinoso, niente di più: nulla era cambiato nella vita pubblica di Roma, nulla nella vita privata; solo che l’eredità del dittatore era stata arbitrariamente assunta da un individuo, Marco Antonio, che, pure fornito di non trascurabili doti, non aveva certo l’intelligenza politica e il cuore di colui che sarebbe rimasto nei secoli come simbolo di grandezza e di potenza.
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sabato 15 novembre 2014
Le “Filippiche” di un tale Marcus Tullius Kikero…
Certamente non si può dire che fu abile nei giochi di potere: era un uomo schietto, denunciava in senato qualunque fatto mettesse, a suo avviso, in pericolo la repubblica. Non fu abile nemmeno nel prevedere il corso degli eventi che, in quei brevi anni, precipitarono, né a scegliere alleati e nemici. Proprio per questa sua schiettezza e in genuinità si mise talvolta in soluzioni estreme, come l’esilio, nel 58, e infine la morte a causa delle liste di proscrizione del secondo triumvirato. Non è da dimenticare che diede la sua benedizione a Ottaviano, che seppe guadagnarsi la sua benevolenza, pur essendo nipote del Cesare che aveva tanto odiato.Cosa sono “Le Filippiche”? Furono così chiamate da Cicerone stesso le 14 orazioni che, dopo la morte di Cesare, nel giro di 8 mesi, egli pronunciò contro Marco Antonio, per lo più in senato, talvolta davanti al popolo, ai Rostri. L’uccisione di Cesare era stato un episodio sanguinoso, niente di più: nulla era cambiato nella vita pubblica di Roma, nulla nella vita privata; solo che l’eredità del dittatore era stata arbitrariamente assunta da un individuo, Marco Antonio, che, pure fornito di non trascurabili doti, non aveva certo l’intelligenza politica e il cuore di colui che sarebbe rimasto nei secoli come simbolo di grandezza e di potenza.
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Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
Pierpaolo Pasolini
scrittore
ammazzato nel novembre del 1975
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“Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”.
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