John Milton è uno dei più importanti scrittori della
letteratura inglese del XVII secolo. È universalmente riconosciuto come il più
celebre
poeta inglese dopo William Shakespeare ed è autore di opere che hanno
lasciato un segno nella cultura britannica e non solo. Pienamente inserito
nella sua epoca, Milton ci ha consegnato il suo capolavoro, il "Paradiso
Perduto"J
ohn Milton nacque a Londra nel
1608 ed era figlio di un notaio. Cresciuto in un ambiente puritano, a sedici
anni entrò all’Università di Cambridge e nei sette anni che passò lì, il suo
atteggiamento verso il clero anglicano mutò, tanto da rinunciare alla carriera
ecclesiastica a cui sembrava destinato, ritornando a vivere dal padre nel Buckinghamshire.
Si dedicò così allo studio della storia, dei classici, delle lingue e della
letteraturNel 1652, Milton diventò cieco, e con l’aiuto di un segretario
continuò a scrivere libelli religiosi e anti-monarchici. L’ ultima fase della
vita di Milton fu caratterizzata da povertà e malattia. Con la fine della
Repubblica ed il ritorno in Inghilterra del re esiliato Carlo II nel 1660, il
poeta viene imprigionato a causa delle sue simpatie per Cromwell, ma grazie
all’amico e poeta Andrew Marvell, viene liberato.
A quest’ultimo periodo
appartiene l’opera più importante, il "Paradiso Perduto", del 1667 ed
il seguito, "Paradiso Riconquistato", del 1671. Milton, anziché calarsi nella propria interiorità e
conoscere lì il male dell'uomo, attraverso una libera ricostruzione e
interpretazione della
caduta proposta
da Mosé nel Genesi, va a scovare le origini del male più a monte, e cioè nella
caduta di Satana e della sua schiera. Quindi, in una sorta di proiezione, ne
addossa l'origine alla tentazione piuttosto che al libero arbitrio umano.
Ciononostante possiamo vedere nella sua analisi del male cosmico una sorta di
confronto con l'Ombra collettiva, e in quella del male dei nostri progenitori
biblici un confronto col proprio male. Quindi possiamo ritrovare in Milton un
Faust che cerca il confronto col male per superarlo. Ma come il serpente del
Paradiso Terrestre affascinò i nostri avi, il male cosmico riesce ad
affascinare il grande poeta inglese, tanto da ispirargli la poesia migliore,
così come era successo a Dante con l'
Inferno
della sua
Commedia. In effetti la critica ha ragione nel
sottolineare questo: la parte più "interessante" del
Paradiso perduto è proprio quella in cui
si parla delle negative gesta di Satana. Ma vale la pena chiarire che per
Milton Satana conserva ancora echi della Luce angelica che prima della caduta
lo illuminava d'immenso splendore:
"Egli
- cioè Satana -
che sopra a tutti si
impone per figura e portamento si ergeva fermo come una torre; pur non avendo
il suo aspetto perduto ancora la luce originaria, appariva non di meno un
Arcangelo caduto, anche se solo in parte il suo antico splendore era
offuscato" .
Ma non finisce qui, perché così come fa dire ad Adamo
caduto: " Ti avevo chiesto io, mio
Creatore, di modellarmi dal fango in
forma d'uomo, ti ho mai sollecitato a trarmi dalle tenebre, o a collocarmi in
questo delizioso giardino?", - allo stesso modo insinua nel lettore (senza
nulla dire espressamente) la possibilità che Satana pensi allo stesso modo, e
che quindi faccia ricadere sul Dio che lo ha creato già malvagio la colpa della
sua caduta. Da tener conto anche del fatto che Milton, conoscitore della lingua
italiana, aveva letto il Petrarca ed era stato toccato da quella "miniera d'amore"
che sono i versi del cantore di Laura. Se a tutto questo aggiungiamo che egli
fu anche una persona molto sfortunata e disgraziata, il quadro è completo: dal 1651 in avanti, cecità, morte del
figlioletto John, morte della moglie Mary; morte della seconda moglie e del
figlio avuto da lei nel 58. Eppure, tra il 1657 e il 1658 inizia il suo
capolavoro Lost Paradise. Milton ha accettato tutte le sue sofferenze
con estrema dignità e compostezza, e della sua stessa cecità ebbe a dire:
"Benché la mia cecità vi appaia come
una miserevole disgrazia, io non mi sento tale da dover essere classificato tra
i poveri ciechi, gli afflitti, i dolenti, i deboli" . Era nato a Londra il 9 Dicembre del 1608,
morì a Londra il 9 Novembre 1674. Quando morì era di pomeriggio, e nessuno dei
presenti nella sua stanza si accorse del suo trapasso: se ne andò quietamente.
Forse il suo Paradiso perduto, da un pezzo era stato davvero ritrovato e non solo a parole, perché il
vero paradiso, oltre che teofania è anche serenità e accettazione della vita
così com'è. ".
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