A più di 60 anni dalla sua scomparsa, ancora intatto rimane
il mistero di uno dei grandi fisico-matematici italiani di ogni tempo, Ettore
Majorana. E’ il 25 marzo del 1938 quando egli si imbarca sul postale
Napoli-Palermo, dopo aver espresso in due lettere il proposito di uccidersi.
Ha 32 anni, ed i maggiori scienziati dell'epoca, Fermi primo tra tutti,
ne ammirano le straordinarie qualità speculative. Solitario, scontroso,
riservato, il giovane Majorana ha le doti per arrivare a risolvere i problemi
connessi con l'invenzione dell'atomica. Poi, l'improvvisa scomparsa. A nulla
servono le ricerche dei servizi segreti, spronati dallo stesso Mussolini: il
corpo non verrà mai ritrovato. Ma è mai salito davvero su quella nave? O, come
pensa Sciascia nel suo bellissimo romanzo:”La scomparsa di Majorana”, egli si è
rifugiato in un convento in Calabria, dove ha fatto perdere ogni sua traccia? E
perché lo ha fatto, se lo ha fatto? Impossibile rispondere, naturalmente.
Ognuno sceglie la soluzione che preferisce, ognuno però è ugualmente avvinto,
affascinato da questa figura di scienziato così singolare. Ma chi è davvero
Majorana?
Nato a Catania nel 1906, laureatosi in fisica nel 1928, Majorana
apparve sin dalle sue prime prove una delle menti più lucide della nascente
fisica teorica, tanto da impressionare lo stesso Fermi; il suo interesse
fondamentale era per quelle concezioni che, pur riguardando fatti fisici assai
concreti, richiedevano strumenti matematici di grande astrazione, che egli
padroneggiava con facilità.
In attesa che la Procura di Roma annunci al mondo
il risultato delle sue indagini sulla scomparsa del fisico Ettore Majorana nel
1938 (cosa che finora non ha fatto, in quanto siamo ancora nella fase istruttoria
dell'inchiesta), ritengo che sia utile per il lettore un piccolo chiarimento
per comprendere come realmente stiano le cose in questa vicenda che sta
appassionando il mondo intero. Premesso che fino ad oggi nessuno ha la più
pallida idea di dove, e come, sia finito lo scienziato siciliano 73 anni fa, è
bene specificare a lettere capitali che tutte le ricostruzioni fin qui
presentate dai media sulla sorte di Majorana, sono soltanto delle pure e
semplici ipotesi. All’inizio si occupò di spettroscopia atomica e
successivamente di fisica nucleare. Le sue più importanti ricerche relative a
quest'ultima disciplina riguardano una teoria sulle forze che assicurano
stabilità al nucleo atomico: egli per primo avanzò infatti l'ipotesi secondo la
quale protoni e neutroni, unici componenti del nucleo atomico, interagiscono
grazie a forze di scambio. La teoria è tuttavia nota con il nome del fisico
tedesco
Werner Heisenberg
che giunse autonomamente agli stessi risultati e li diede alle stampe prima di
Majorana. Anche nel campo delle particelle elementari egli formulò una teoria
che ipotizzava l'esistenza di particelle dotate di spin arbitrario, individuate
sperimentalmente solo molti anni più tardi. Nel '32, facendo tesoro di ciò che
già aveva capito occupandosi di fisica molecolare, Majorana pensò al
problema della struttura dei nuclei. Difficile dire se avesse precocemente
intuito che l'idea di nuclei formati da protoni ed elettroni era impraticabile
e se avesse già una concezione basata su un sistema formato da protoni e
"protoni neutri" come pare chiamasse i neutroni; fatto è che non
appena James Chadwick scoprì il neutrone, Majorana fu pronto a formulare una
teoria basata su forze di scambio tali da rendere particolarmente stabile il
nucleo di elio, la cosiddetta particella alfa.Nominato professore di fisica
teorica all'Università di Napoli nel 1937 per meriti speciali, nonostante
aspirasse ad una cattedra a Roma, Majorana scomparve pochi mesi più tardi.
Di fatto, nessuno ha prove certe sul perché quella mattina
del 28 marzo 1938 il trentunenne ordinario di fisica teorica all'Università di
Napoli abbia deciso di dimettersi dal mondo. Così come nessuna eventuale teoria
sulla sua scomparsa ha mai portato ad una qualche verificabile verità. Se così
non fosse, non si potrebbe parlare di "mistero Majorana", quale a
tutti gli effetti è. Premesso dunque che nessuno ha la verità in tasca, non
sarebbe né serio né corretto far credere a chi legge che, improvvisamente, il
giallo abbia trovato una soluzione.
Oppure, che il giallo stia per essere
svelato. Allo stato attuale delle cose, non è affatto così. Siamo ancora in
alto mare e si naviga a vista. Uno scrittore degno di essere menzionato è il
portoghese Joao Magueijo, docente di teoria della relatività generale
all'Imperial College di Londra, che nel suo libro "La particella
mancante" (Rcs Libri Spa), sostiene apertamente che "il neutrino di
Majorana è oggetto di esperimenti in tutto il mondo e gli studi su di esso
potrebbero modificare l'attuale modello della fisica delle particelle".
Volgarizzando al massimo il concetto, significherebbe che il fisico siciliano
potrebbe aver scoperto il segreto della materia, la qual cosa modificherebbe la
fisica come oggi la conosciamo.L'uomo Majorana, del resto, era un personaggio
assolutamente complicato. Un genio, una mente che arrivava fino ai confini
dell'immaginabile (Enrico Fermi lo paragonava a Galileo e a Nerwton), ma anche
un uomo estremamente tormentato per gli effetti che avrebbero potuto avere i
risultati delle sue scoperte. Un simile individuo, psicologicamente parlando,
difficilmente cercherebbe l'oblio in un altro Paese, lontano dal suo. Sarebbe
molto più comprensibile, invece, se cercasse di nascondersi al mondo nella
clausura e nella pace interiore di un convento. Lo ha fatto? Ad oggi, nessuno
può dirlo. E' comunque singolare che il 5 ottobre del 1984 Papa Giovanni Paolo
II volle recarsi a visitare la Certosa di Serra San Bruno, nei pressi di
Lamezia Terme, in Calabria, dove affermò senza mezzi termini che proprio quel
convento di clausura avrebbe ospitato il grande scienziato Ettore Majorana. La
notizia venne anche riportata in un articolo di Ettore Mo l'8 ottobre del 2002
sul "Corriere della Sera". I frati negarono, smentendo anche il Papa.
Eppure è proprio su quel convento che si era soffermata l'attenzione di
Leonardo Sciascia nel suo libro "La scomparsa di Majorana" (Adelphi
Edizioni), e del giornalista Sharo Gambino nel volume "L'atomica e il
chiostro" (Qualecultura Edizioni).Ma, forse, ciò che dovrebbe far pensare
di più è il fatto che quando la madre di Majorana, Dorina Corso, andò a bussare
alle porte di quel convento, il priore non la volle far entrare ma le disse:
"Ma signora, se suo figlio è felice così, perché lo cerca?". Da quel
giorno, infatti, la madre di Majorana non portò più il lutto e in punto di
morte inserì il figlio scomparso nel suo testamento, convinta com'era che egli
fosse ancora in vita.
Che cosa nascondono, dunque, le mura di quella Certosa calabrese? Fino ad oggi
non lo sa nessuno.
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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis