Lettera
aperta del presidente Arcigay Pignatelli al CSV Taranto e alla
dirigente dell’Istituto Einaudi di Manduria
È
con grande stupore che, leggendo la newsletter del CVS Taranto, vengo
a conoscenza della nuova tappa (la terza) nel tarantino dell’avvocato
Gianfranco Amato, presidente del Popolo delle Famiglie ed uno
dei fautori del Family Day (la manifestazione dai numeri più
fantasiosi e, di conseguenza, meno realistici di tutta la storia
dell’umanità).
Ebbi
modo di conoscere lo scaltro Amato durante la sua prima avventura in
terra ionica, presso l’Auditorium dell’Istituto Leonardo Sciascia
di Talsano: il 27 aprile 2015, con una confronto pubblico e una
stretta di mano, nacque il nostro rapporto fatto di rispetto e
ascolto dell’altro (almeno da parte mia). L’ultimo incontro
risale allo scorso 25 aprile, quando il Palazzo Ducale di Martina
Franca ospitò, con il criticatissimo patrocinio del Comune, un suo
convegno omofobo; in quell’occasione, assieme agli amici dell’ANPI
(della quale sono orgoglioso tesserato da anni) celebrammo la
bellezza della cultura delle differenze, subendo le offese dei fan
dell’avvocato, che sentenziarono «I partigiani sono schifezze
umane, la versione italiana dell’Isis».
Stavolta
il principe del foro, abilissimo nell’ars oratoria, sarà
protagonista di uno spettacolo (la tal cosa mi incuriosisce non poco,
giacché sono animale da palcoscenico anche io), affiancato dal
redivivo Povia, vincitore del Festival di Sanremo 2006, ormai
dimenticato dalle grandi case discografiche e da tempo rottamatosi
protettore della famiglia naturale, proprio lui che un tempo era gay
(come racconta nel brano autobiografico Luca era gay), ma
poi si è redento, «è
guarito»
(ha proprio usato questa espressione).
La
rappresentazione scenica si intitola Chi
comanda il mondo? Invertiamo la rotta,
si terrà il 16 gennaio p.v. presso l’Auditorium dell’IISS
Einaudi di Manduria (TA) ed è promossa dall’avvocato
Giulio Destratis, Presidente dell’Aps
Fuorigioco, in
collaborazione con la dirigente dell’Istituto Superiore Einaudi
dott.ssa Elena Cavallo.
«È
uno spettacolo molto particolare –
dichiara l’avvocato Destratis – in
cui Povia traduce in musica ciò che Amato documenta attraverso dei
brevi monologhi e delle slides. Si parlerà di Costituzione, famiglia
naturale, identità di genere, diritti dei minori, governi
sovranazionali e finanza e si ascolteranno belle canzoni.»
Temi
caldi, che stanno a cuore a tutti quanti e a tutte quante noi; ma
siamo certi che chi avrà l’opportunità di assistere alla
performance potrà ascoltare una sola campana, quella di chi
definisce le persone lesbiche, gay, bisessuali, transessuali,
intersessuali contro natura, fomenta l’odio omotransfobico e
legittima la violenza fisica e psicologica.
È
di poche ore fa la notizia dell’ennesima morte di una persona
LGBTQI: in Brasile un diciassettenne gay sarebbe stato ucciso dalla
madre, la quale avrebbe poi bruciato il cadavere per occultarlo.
Taranto
è una città che ha dimostrato in più occasioni di saper accogliere
e valorizzare le differenze. Taranto e la sua provincia non prestano
orecchio alle calunnie e alla subcultura di chi, per meri fini
politici ed economici (Amato ha scritto numerosi libri e ne ha
venduto migliaia di copie) mette in campo la “truffa culturale”
(come la definì nel settembre 2015 l’allora
Ministra
Stefania Giannini) della teoria gender, che, ribadiamo ancora una
volta, non esiste.
Conosciamo
il fine ultimo di individui come Amato e Povia e non ci stupiscono le
loro crociate contro l’amore.
Ci delude, però, la dirigente dell’Istituto Einaudi di Manduria
(TA) e ancora più ci ferisce l’atteggiamento del Centro Servizi
Volontariato Taranto, che da sempre sostiene e promuove le iniziative
del Comitato Territoriale Arcigay, ma oggi si fa complice della
campagna di disinformazione dell’avvocato Amato.
Appresa
la notizia, ho immediatamente chiesto una spiegazione alla direttrice
del CSV Camilla Lazzoni, la quale ha tagliato corto, accusandomi di
non essere in grado, date le numerose aggressioni omofobe di cui sono
stato protagonista, di gestire un confronto pacato su questo tema.
Come
fatto invano mediante sms, con la presente lettera aperta il
direttivo del Comitato Territoriale Arcigay Taranto chiede al Centro
Servizi Volontariato di Taranto di prendere le distanze dalla
manifestazione in programma presso l’Istituto Einaudi. Invitiamo,
inoltre, la dirigente della su citata fucina di giovani menti ed
anime, la dottoressa Elena Cavallo, a riflettere sulle condizioni in
cui vertono le persone non etero in Italia, ricordandoLe che nella
Sua scuola molto probabilmente ci sono numerosi studenti e numerose
studentesse non etero, alcuni dei quali non hanno la possibilità di
fare coming out e vivere serenamente il proprio orientamento proprio
a causa dell’operato di persone come Amato.
La
legge sulle unioni civili ha fatto compiere alla nostra nazione un
enorme passo in avanti, ma non essere etero in Italia oggi equivale
ancora ad essere cittadini di serie B, non poter godere di diritti
inalienabili. Sentirsi definire in tutti i modi, subire ogni genere
di violenza fisica e psicologica e non poter appellarsi ad alcuna
legge specifica contro l’omofobia.
Allevare, con amore pieno, un figlio che ti chiama mamma/papà, con
la consapevolezza che quella splendida creatura gode di una tutela
parziale dei diritti, poiché per lo stato italiano ha un solo
genitore e se il tuo compagno o la tua compagna (suo genitore
biologico) dovesse perdere la vita, tuo figlio diventerebbe orfano di
stato. Combattere ogni giorno contro pregiudizi che ritenevi essere
debellati, ma che ora sono tornati ad incatenare il tuo diritto
all’amore, con veglie (le Sentinelle in Piedi hanno invaso Piazza
della Vittoria a Taranto quattro volte in pochi mesi, calunniandomi e
diffamandomi a mezzo stampa pubblicamente al termine di ogni
appuntamento, per il sol fatto di essere il rappresentante della
comunità che loro vorrebbero all’angolo,
meritevole della proverbiale compassione cristiana ma non di pieni
diritti)
e manifestazioni, espressioni dell’odio e dell’ignoranza di chi,
mosso da vera perversione (che nulla ha a che fare con il Dio
dell’amore) ed egoismo, confonde la parola diritto con privilegio,
inventa la teoria del gender e tenta in tutti i modi di impedirti di
continuare a proporre percorsi sani di educazione all’affettività
negli istituti di ogni ordine e grado, nonostante tu abbia sempre
agito nella legalità, coinvolgendo sempre tutti e tre gli attori
dell’educazione e dell’istruzione scolastiche: docenti, alunni e
genitori. Non essere etero in Italia può significare anche
desiderare e, a volte, decidere di togliersi la vita, perché le
ingiustizie, le offese, la violenza fisica e soprattutto psicologica
assumono un peso troppo pesante da sopportare.
Tutti
possiamo essere poeti. Tutti possiamo comprendere il peso delle
parole, tutti possiamo imparare a misurare un gesto, tutti possiamo
assumere il ruolo di veggente di un paese in cui la libertà possa
finalmente essere appannaggio di tutti e tutte. Questo processo è
possibile solo mediante la diffusione della cultura delle differenze
e la condivisione delle peculiarità di cui ciascun essere vivente è
portatore.
Noi
attivisti LGBTQI abbiamo moltissimo lavoro da fare ancora nelle
piazze e nelle scuole, nei centri di aggregazione intergenerazionale,
nei luoghi di lavoro.
Secondo
alcune fonti Voltaire avrebbe dichiarato: «Non
la penso come te, ma darei la vita per farti dire quello che pensi.»
Sicuramente ha scritto «Di
tutte le superstizioni, la più pericolosa è quella di odiare il
prossimo per le sue opinioni».
All’avvocato
Gianfranco Amato, a Povia, alla dottoressa Elena Cavallo, a Camilla
Lazzoni e a chi si lascia affascinare dalle macchinazioni delle vere
lobbies va l’abbraccio di Arcigay Taranto, il supporto del nostro
team di psicologi e legali e la gratitudine per la determinazione e
l’impegno profuso negli ultimi anni in nome della libertà di
pensiero e di parola.
Un
saluto ai compagni e alle compagne dell’ANPI. Il 25 aprile è tutti
i giorni: tutti e tutte possiamo fare resistenza, possiamo usare il
nostro corpo come strumento politico. Albert Einstein ci insegna che
“Il mondo è un posto pericolo, non a causa di quelli che compiono
azioni malvagie, ma a causa di quelli che osservano senza dire
nulla.” L’omofobia è un mostro la cui arma più potente è il
silenzio, mediante il quale spesso ciascun* di noi si rende complice
di crimini e ingiustizie sociali. Spezziamo le catene del silenzio,
denunciamo ogni violenza subita o a cui assistiamo, vinciamo il peso
delle nostre paure e facciamo il nostro coming out, ogni giorno. Non
permettiamo al vuoto di una mano profana di spegnere il pieno del
nostro esistere!
Luigi
Pignatelli, presidente del Comitato Territoriale Arcigay Taranto
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