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mercoledì 17 luglio 2013

La salvezza come filo conduttore della Divina commedia di Dante nella relazione di Franco Nembrini


A conclusione della "Lectura Dantis" organizzata in maniera pregevole dal Liceo Moscati, sotto l'attenta regia del Dirigente Guglielmo Matichecchia e con la collaborazione di tutto il corpo docente e di tutti i discenti,  il 3 maggio di quest'anno il Professor Franco Nembrini ha ammaliato l'auditorio con la sua relazione. L'articolo che vi sto proponendo è stato scritto da un'allieva del Liceo , Annalisa Galeone, che si è maturata da poco e a cui faccio pervenire i miei complimenti per il bel risultato che ha conseguito.


ULTIMA SERATA DELLA LECTURA DANTIS 2012/2013

Venerdì 3 Maggio 2013 dalle ore 18.00 alle ore 20.30 si è tenuta nell'Aula Magna del liceo Giuseppe Moscati di Grottaglie l'ultima rappresentazione dell'edizione "Lectura Dantis 2012/2013" intitolata la dolce armonia nei versi di Dante, coordinata dalla professoressa Daniela Annicchiarico e dal regista Alfredo Traversa.

Ad aprire la serata è stata la professoressa Sansonetti che si è curata di introdurrre colui che avrebbe poi commentato il canto rappresentato con passione ed entusiasmo dai liceali: il professor Franco Nembrini, appassionato del Sommo Poeta e curatore di un commento sulla Divina Commedia e anche promotore di tantissime edizioni di "Lectura Dantis" di tutta Italia.

Il canto in questione concerne il XIV canto del Paradiso che fa da proemio ai tre canti il cui protagonista è Cacciaguida, trisavolo di Dante Alighieri. Il canto XIV della Divina Commedia si divide in due parti:......

... la prima, che va dal verso 1 al verso 78, raffigura il IV cielo, quello del Sole, in cui vi sono gli spiriti sapienti; la seconda parte va dal verso 79 fino alla fine del canto e raffigura il cielo di Marte, il V, quello degli spiriti militanti.

Ciò che colpisce di più di questo canto è la croce greca, paragonata da Dante alla Via Lattea, composta dalle anime, che luccicano di un elevato bagliore:

" Come distinta da minori e maggi

lumi biancheggia tra 'poli del mondo

Galassia sì, che fa dubbiar ben saggi;

sì costellati facean nel profondo

Marte quei raggi il vunerabil segno

che fa giunture di quadranti in tondo".

Il tema del canto XIV è il tema della musica, messo a punto dal canto dei beati che alletta Dante come niente fino ad allora.

Affiancato alla dolce melodia dei beati vi sono anche due danze; ciò è significativo in quanto Dante vedeva nella musica e nella danza le uniche manifestazioni più gioiose della felicità umana, nel senso che il poeta voleva rendere concreta, in questo modo, la gioia dei beati, usufruendo di immagini terrene per far comprendere l'ultraterreno. La musica è, inoltre, presente in tutta la cantica del Paradiso e, come la luce, diventa più evidente man mano che ci si avvicina a Dio.

Successivamente la parola passa al professor Nembrini, nato in provincia di Bergamo nel 1955. Si narra che a 14 anni egli avesse giurato alla sua professoressa che sarebbe diventato professore di italiano. E così, dopo la maturità, si laurea in psicologia e l'anno seguente, diviene docente di letteratura nelle scuole superiori.

La sua passione per Dante è nata alle scuole medie ed è stata coltivata per oltre trent'anni. Secondo il professore, l'opera di Dante è utile per illuminare la vita di chiunque. La sua finalità è quella di immettere nei giovani la voglia, il desiderio di continuare a leggere e interpretare Dante anche dopo il liceo, l'università, al di là degli "striminziti" insegnamenti scolastici. Noi giovani dobbiamo, insomma, avere la sua stessa reazione dinanzi alle scritture del Sommo Poeta: più gli anni passano e più domande ci logorano e, dunque, più Dante ci accompagna per comprendere la nostra vita. Degno di stima è stato il suo racconto riguardante una ragazza, Chiara, conosciuta ad una conferenza. Il professore narra di esser stato presente nel momento il cui Chiara avvisa il suo insegnante della morte di un suo compagno di classe quindicenne, morto ore prima a causa di una caduta dal motorino. Dinanzi a quelle parole nel cuore di Nembrini "frullavano" i versi consolatori di Dante, recitati anche dai ragazzi della "Lectura Dantis":

"Qual si lamenta perché qui si moia

per viver colà sù, non vide quive

lo refrigerio de l'etterna ploia".

e ancora:

"che ben mostrar disio d'i corpi morti:

forse non pur per lor, ma per le mamme,

per li padri e per li altri che fuor cari".

In questi bellissimi versi danteschi, il poeta esplica che il volto "morto" non sarà mai perduto per sempre, perché Chiara, come gli altri, lo rivedranno lì, nel Paradiso, risorgere e vincere la morte.  << Vinci >> e << Resurgi >> è la promessa di Dante e le uniche parole che Dante percepisce dal canto delle anime. Ecco a cosa alludeva Nembrini: Dante è insegnamento per la vita di tutti.

Successivamente viene posta una domanda al professore: "Come si è innamorato di Dante?". Ciò ha permesso lui di ritornare indietro nel tempo e scavare nei suoi ricordi risalenti alla prima media. A causa della malattia del padre che gli costrinse di perdere il lavoro, il piccolo Nembrini fu mandato a lavorare come garzone a Bergamo, lontano dalla sua famiglia. Il suo primo allontanamento dalla sua amata casa fu vissuto male. Si sentiva esule, insomma, come Dante negli anni dell'esilio. Una sera, tra un lavoro e un altro, "nacque letteralmente". All'improvviso una terzina dantesca gli viene in mente, quella in cui Cacciaguida annuncia l'esilio a Dante nel XVII canto del Paradiso:

"Tu proverai sì come sa di sale

lo pane altrui, e come è duro calle

lo scendere e 'l salir per l'altrui scale".

Il tema della Divina Commedia, dunque, sembrava essere lui, che imparava sempre più leggendo Dante.

Successivamente, Nembrini annuncia la particolarità di Dante di "mostrare e nascondere" il tema della Divina Commedia tutta attraverso il termine "stelle", posto come ultima parola di ogni cantica. Il tema, dunque, è l'infinita durata del rapporto con le cose che amiamo. Il Paradiso è quindi la descrizione meravigliosa della vita, quando si accetta di entrare a far parte di un MOVIMENTO  che è il MOVIMENTO stesso dell'essere. Ciò è esplicato anche da Dante stesso con il primo verso del Paradiso - "La gloria di colui che tutto MOVE" - e l'ultimo verso del Paradiso -"L'amor che MOVE il sole e l'altre stelle"-. La nostra vita e quelle eterna è MOVIMENTO, è affermazione dell'essere. E' amore, perché non c'è esistenza senza l'approvazione dell'amore verso qualcuno. Ciò è spiegato con la Trinità di Dio, perché l'amore è affermazione dell'altro. La vita è il compimento dell'amore e Dante, per ciò, scrive il suo capolavoro.

Nell'ultima parte della serata, il professore ha deliziato il pubblico con alcune scoperte e accorgimenti riguardanti la Divina Commedia.

1- Nel XXXIII canto del Paradiso comprare la figura di Giuseppe, mai emersa in alcun canto. Giuseppe, in questo unico canto, comprare "nascosto dietro la Madonna", per lasciar venir fuori la sua importanza. Mettendo insieme le prime lettere delle cinque terzine di cui la prima e l'ultima dell'Inno alla Vergine, vi è Giuseppe: I-O-S-E-P.

2- I primi cristiani hanno elaborato e nascosto il simbolo della croce con la frase seguente: "Il grande inseminatore (Dio) tiene (governa) il movimento dei cieli", che in latino sarebbe "Sator arepo tenet opera rotas". Usando il quadrato magico, la croce si sviluppa intorno all'unica N. La parola TENET, dunque, disegna necessariamente una croce.

S A T O R

A R E P O

T E N E T

O P E R A

                                             R O T A S                                           

3- Stesso discorso vale anche per "PATER NOSTER". La croce si disegna intorno alla N.

P

A

T

E

R

P A T E R N O S T E R

O

S

T

E

                          R                         

4- Uno studioso americano ha notato che la lunghezza dei canti nella Divina Commedia non è casuale. Ha così pensato di prendere tutti i canti della Divina Commedia scrivendo la lunghezza di ogni canto. Notò che nel mezzo di essa, il XVII canto del Purgatorio, ha lunghezza di 139 versi, il successivo, il XVIII canto ha lunghezza di 145 versi, il XIX di 145 e il XX di 151. E' così anche a ritroso: il canto precedente, il XVI, ha lunghezza di 145 versi, il XV di 145 versi, il XIV di 151 versi. Lo studioso afferma che questi sette canti sono portatori della parola di Dante sulla dottrina d'amore che regge l'Universo. Poi, partendo dalla fine del XVII canto, cioè dall'inizio del XVIII, se contiamo esattamente venticinque terzine, la venticinquesima terzina, nel verso centrale ha la parola "LIBERO ARBITRIO". Così Dante ci dice che nessuno può amare per forza ma per libertà. Ma perché venticinque? Perché 25= 2+5 = 7. Sette che è il numero dell'uomo e della creazione.

5- Da ciò avviene dunque la scoperta di Nembrini: Dante ha scritto la Divina Commedia su una croce. Egli ha scritto la lunghezza di tutti i versi in ogni quadratino e di essi ha sommato le tre cifre. Esempio: Nel XVII canto del Purgatorio, i versi sono 139. 139 = 1+3+9 = 13.

In tutti e cento i canti ci sono solo numeri come 7, 10, 13. Il 7 è il numero dell'uomo, il 10, che è 7+3, è il numero della misericordia che è l'uomo che incontra la Trinità, il 13 è l'incarnazione che accosta il Dio unico del Vecchio Testamento alla Trinità del Nuovo Testamento.

6- Disegnando undici caselle di 3 file per Inferno, Purgatorio e Paradiso, si nota che al centro vi è il numero 139. Si desegna dunque una croce con al centro questo numero. Le braccia di essa comprendono numeri diversi, dalla cui somma si ottiene il 33, gli anni di Gesù Cristo.

Quindi, se al centro del cosmo c'è Gesù, la croce dovrebbe espandersi per tutto il poema. Nembrini ha allora aggiunto tre quadratini a ciascuna parte del braccio. La somma di essi è il numero 9, il numero di Beatrice. Ciò significa che Dante voleva dirci che Dio si fa uomo alla pienezza del tempo nel centro del tempo e dello spazio; si fa uomo nella carne occupando un certo tempo e un certo spazio ma l'uomo-Dante ha preso carne in una ragazza che amava: Beatrice, che è sacramento che porta in sè il mistero di Dio.

Successivamente scoprì che nelle tre righe dell'Inferno c'era un'altra croce di 7, posta il più lontano possibile dalla croce principale di Dio; un'altra croce di 10 c'era tra le righe del Purgatorio, una croce inchiodata nella croce principale. E infine, c'era una croce di 13 nelle righe del Paradiso, appoggiata alla croce principale.

7- Infine Nembrini scoprì che in totale in versi della Divina Commedia sono 14332 e che la somma dei numeri che lo compongono da come numero il 13, emblema della salvezza, filo conduttore di tutta la Divina Commedia.

L'incontro si è concluso con un lunghissimo applauso e con la consegna dei diplomi ai ragazzi della "Lectura Dantis".

ANNALISA GALEONE                                                    

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