di Pierfranco Bruni
Non so se il tempo cammina tra le favole o le favole leggono la vita.
C’è, o
forse c’era, la voce del mare che sa vivere la solitudine degli orizzonti, ma i
disegni del destino sono scavi d’anima…
Forse
c’erano una volta un Cercatore di Conchiglie e una donna con una rosa bianca
tra i capelli…
E così il
Cercatore di Conchiglie incontrò la donna che portava una rosa bianca tra i
capelli. Era bella. Si era fermata sullo spigolo della porta che introduceva
alle vie della Medina.
I venditori di
collane portavano tra le mani perle rosse. La donna dalla rosa bianca si
chiamava Isamael.
Il Cercatore di Conchiglie portava un nome spagnolo e
armeno: Garciariantian. Era stato a Istanbul e da lì un lungo camminare lo
aveva condotto in Cappadocia.
Le pietre sono sguardi e gli sguardi hanno occhi di
smeraldo.
Isamael, la donna
dalla rosa bianca tra i capelli, aveva il sorriso delle donne arabe.
Forse
raccontava il Mediterraneo. Ma la sua terra era Occidente ed Oriente in un
unico viaggio.
Tra i riccioli i
petali della rosa.
Conosceva
la preghiera delle Moschee.
Garciariantian
portava con sé la Croce e l'Armenia.
Il loro spazio fu un
incontro.
Il loro
incontro si chiuse nello spazio e fu una recita.
Isamael
disse: "Mi sembra di aver vissuto tante vite. Ma le mie vite sono un solo
viaggio viaggiato tra le onde e la schiuma del mare. Ma se tutto ha una fine,
tutto ha avuto un inizio. Non bisogna mai ripensare alla fine. Sempre l'inizio
ha il senso della fine".
Il Cercatore di Conchiglie
raccoglieva suoni. Portava nel ricordo una pietra d’Oriente. Ma Isamael era una
pietra d’Oriente…
Ascoltava
suoni che sembravano perduti.
Sapeva,
comunque, che mai nulla è sconfitto. Mai perduto.
La donna disse ancora
al Cercatore: "Io non ho mai navigato i mari. I mari hanno navigato la mia
anima".
Il cercatore raccolse
un filo di conchiglie e legò i due estremi intorno al collo della donna e così
parlò: "Se dovessi avere paura, un giorno potrà accadere perché tutto
accadere potrà nell'imprevedibile del mistero, non temere. Ascolta una delle
conchiglie che ti scendono sul petto e lascia che sia l'eco a parlare. Sono
tredici le conchiglie. Come le lune. Offriti alla pazienza e il Sole ti legherà
alle stelle e se ciò non dovesse bastare affidati al silenzio. Nelle notti ti
farà compagnia la solitudine".
Si
guardarono profondamente nel cavo dell'anima e partirono.
Il Cercatore di Conchiglie
ora abita l'eco.
La donna
con la rosa nei capelli ha il mare tra le mani.
C'è sempre una foglia
d'erba tra la pausa di un segreto e il vento tra i rovi che raccoglie il
mistero.
Il Cercatore di
Conchiglie una volta, forse una volta, scrisse sulla sabbia: “NON TEMERE. SE CI
SARÀ LA PAZIENZA LE VIE TI VERRANNO INCONTRO”
Scrisse
queste parole in lingua armena.
La donna araba, in
silenzio, raccolse la sabbia e la custodì in una mano. Poi guardò una pietra
incisa nel deserto degli sguardi e si incamminò, per poco o per lungo tempo,
con le onde tra i passi… In silenzio…
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