di Marilena Cavallo
Martedì al Padiglione della Rai della Fiera del Levante di
Bari, ore 15.30, si svolto un Convegno di Studi dedicato al Mediterraneo. La
sinergia tra il Liceo Moscati di Grottaglie, l’Istituto Casalino e il Ministero
dei beni e delle attività culturali e del turismo è un incontro culturale e
istituzionale significativo. Si parlerà di lingua, di comunicazione, di poesia
con Montale, di gastronomia, di mondo arabo, di territorio, di etnie. In Puglia
e a Taranto, in particolare, insiste, nel Novecento, una letteratura che ha
caratteristiche mediterranee, di quella mediterraneità che è radicamento nella
Magna Grecia grazie ad alcuni poeti che andrebbero riproposti, riletti e
contestualizzati. Infatti la storia del Mediterraneo si intreccia con le
culture della Magna Grecia.
La Puglia è realtà frontaliera dal punto di vista
geopolitico ma è soprattutto percorso nella visione di una metafisica
mediterranea della parola. La poesia del Novecento nata sulle rive della Magna
Grecia è il respiro di un lungo paesaggio mediterraneo. Ci sono sviluppi
tematici e profili letterari importanti sia dal punto di vista geografico -
poetico che umano. Taranto è dentro i profili della poesia italiana del
Novecento. C’è da dire che la poesia contemporanea trova nella dimensione dei
luoghi una tensione lirica che diventa fondamentale per una contestualizzazione
di una geografia che non è soltanto una visione del sentimento dell'anima e
dell'essere ma di un sentimento dell'appartenenza.
Il luogo come territorio, il paese o la città come rapporto
fisico con l'esistente, le strade come metafora di un tracciato che indica un
viaggio. Il tutto in un intreccio in cui il suono della memoria incontra il
presente. Gli echi del tempo sono filtrati dalla realtà e la parola diventa un
linguaggio ovattato da simboli che recitano il quotidiano che è custodito nel
sempre. Poeti solari, nella affermazione dei luoghi.
Michele Pierri (Napoli 1899 - Taranto 1988), Raffaele
Carrieri (Taranto 1905 - Milano 1982), Giacinto Spagnoletti (Taranto 1920 -
Roma 2003), Cosimo Fornaro (Taranto 1928 - 1992), sono un percorso in una
poesia che ha tratteggiato quei luoghi della Magna Grecia che ha trovato in una
città come Taranto l'incantesimo della magia delle radici. Il cuore del
Mediterraneo che pulsa tra il mare e la ricerca delle radici.
Quattro poeti che segnano, nella temperie contemporanea, pur
in una diversità generazionale, una ridefinizione di un rapporto tra luogo
dell'essere, luogo dell'esistere, luogo delle radici, luogo della partenza. Il
territorio per questi poeti è una dimensione della spiritualità e il linguaggio
della poesia costituisce l'ancoraggio a delle metafore che superano il tempo
quotidiano. Un tempo fatto di allegorie.
C'è un legame costante tra tempo e territorio e il tempo
resta un sillabario che proviene da una straordinaria impaginazione
dell'infanzia. Un'infanzia vissuta nel luogo e il dialogo tra luogo e poesia
diventa un raccordo dell'immaginazione che trova nel ricordo una chiave di
espressione esistenziale. Immaginazione su un tempo e su un luogo e non
finzione e non mascheramento. Il senso del ritorno è un sentimento.
Pierri pur non essendo nato a Taranto in questa città si
ritrova e rilegge i segmenti di una civiltà che lo portano a determinare una
scelta che ha rimembranze remote, dipinte in un quotidiano vivere perché del
luogo, di questo luogo, conosce gli intagli e i nascosti anditi della sua
storia. Un poeta del sublime che ben ha saputo raccogliersi in una geografia
dell'essere. Una geografia che si incastra nella memoria.
Carrieri ha recitato il mare nell'infinito destino dei
viaggiatori che cercano un approdo. Il mare della sua infanzia è
nell'indefinibile desiderio di raccogliere i cocci di una stagione di tempo che
vive dentro l'anima. "L'infanzia/Del mare/Mescolai/Alla mia".
L'intercalare espressivo è un salto rievocativo che non smarrisce, comunque, le
tracce del mito che danno un senso indelebile alla storia stessa di un luogo.
Giacinto Spagnoletti ha decodificato atmosfere e stagioni,
paesaggi e passaggi di una città troppo legata ai suoi antichi radicamenti.
Così. "Mi parevano così lunghi quei tramonti/soffocati dal gorgo delle
rondini/e dagli addii delle campane./Tardi s'accendevano i fanali,/le acetilene
scoprivano i meloni e le cozze/all'occhio dei passanti". La luce e le
stagioni in un Mediterraneo che è ricordo d'infanzia.
Nella ragnatela poetica di Cosimo Fornaro ci sono lampi in
cui il tremore dell'infanzia è una sottolineatura lirico - esistenziale di
estremo appagamento. "Nella città il sole si coglie a spigoli o a strisce
tra le file dei palazzi o gli angoli delle strade. Nei paesi no. Non lo si vede
perché splende uniforme con una violenza che ossessiona, specie in
estate".
Il territorio è un'espressione del tempo - memoria che si
articola in un intreccio parossistico alla cui base c'è l'incontro reale e
metaforico con la dimensione dell'appartenenza. Il territorio è appartenenza e
nella poesia si legge come un modello rappresentativo singolare. Ma è sul
territorio che i poeti si ritrovano. Territorio dell'anima e della storia.
Poeti che hanno delineato non dei messaggi ma hanno
definito, appunto, delle immagini. Immagini che durano proprio perché sono
state trattate attraverso il linguaggio che trasmette. Un altro autore che
entra come riferimento tra i destini delle metafore che raccontano un
territorio come sistema di appartenenza ad un luogo della geografia e
dell'essere (per restare chiaramente all'identità di Taranto come testimonianza
del presente e spiritualità della grecità) è senza alcun dubbio Giulio Cesare
Viola (Taranto 1886 - Positano 1958). Uno scavo nella coscienza di un luogo ma
anche una riaffermazione di una identità che ci porta a quel mondo classico che
è presente in tutto gli altri poeti citati.
Il luogo è appartenenza perché è radicamento. Una esperienza
che non è sociologica ma letteraria. Il luogo per un poeta non giunge ad altre
affermazioni se non attraverso ragioni che non siano poetiche. Perché è nella
poesia che la geografia del territorio si fa essenza lirica. Cogliere nella
parola questa essenza lirica è dare un significato ai valori di una identità.
E' il luogo che manifesta i codici identitari. Luoghi che si intrecciano e che
si parlano nella meraviglia di una consapevolezza.
I poeti si portano dentro le allegorie dei luoghi, i quali
non vengono mai sepolti ma recitati sulle onde di un vento che raccoglie
nostalgie. Pierri per una sua esperienza tra testimonianze di città: Napoli e
Taranto. Carrieri tra Taranto e Milano. Spagnoletti tra Taranto e Roma. Fornaro
ha viaggiato nella sua Taranto recuperando il lirismo di quei luoghi che sono
metafora dell'indefinibile. Poeti della nostalgia.
I poeti sono, in fondo, i trasmettitori di relazioni
simboliche che resistono all'urto della storia. Non una operazione educativa ma
di scavo e conoscenza. D'altronde un grande poeta contemporaneo ha saputo
recitare il passo e le voci di Leonida:
"Molto lontano dormo dalla terra
d'Italia e dalla mia patria, Taranto.
Questo è per me più amaro della morte.
Tale è la vana vita d'ogni nomade.
Ma le muse mi amarono, e per tutte
le mie sventure mi diedero in cambio
a dolcezza del miele.
l nome di Leonida non è morto.
I doni delle Muse lo tramandano
per ogni tempo".
Per questi poeti le partenze non sono state delle fughe e
neppure dei tradimenti. Forse degli abbandoni. E ritornare è riappropriarsi di
un tempo. Un tempo e un luogo. Tempo e luogo sono mediazione in una poesia che
è dimensione del sacro. In fondo i luoghi nel tempo sono disegni in una memoria
che è sacralità. La cultura del territorio è un luogo del mito che chiede al
sacro di esprimersi. Dentro questa visione il Mediterraneo si fa dimensione
onirica, metafora e simbolo.
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