di Marilena Cavallo
Lingua,
stile e immagine. Tre riferimenti che hanno fatto del rapporto tra letteratura
e cinema un dato centrale nella didattica dell’ascolto del personaggio. Il
Novecento letterario è stato anche il Novecento del personaggio della recita a
soggetto che ha definito il suo ruolo tra il teatro e l’avventura. L’esistere
inquieto della parola si fa linguaggio dell’esistente con il Pirandello che
definisce il tragico e la solitudine.
Pirandello
è stato un antesignano nel processo letterario che usa gli strumenti non solo
della recita, ma anche dell’immagine. Il personaggio pirandelliano non è il
personaggio del sublime come nelle manifestazioni dannunziane. È il personaggio
della teatralizzazione che usa lo sguardo oltre la recita della parola. Sostanzialmente Pirandello e D’Annunzio
trasformano il linguaggio letterario creando l’immagine e l’immaginario
attraverso la macchina da presa.
L’incastro
che Pirandello realizza con i quaderni di “Serafino Gubbio operatore” risulta
un tassello significativo per penetrare l’inquieto del personaggio e il
riflettersi nello specchio. Specchio dell’anima. Nel dibattito novecentesco tra
cinema e letteratura. Il personaggio si confronta con la macchina da presa.
Inquieto esistere nel “girare” in Pirandello. Estasi in D?Annunzio. reale e
naturalismo in Verga.
Pirandello
sa bene che tra il personaggio e l’inconscio c’è il sentimento di morte. C’è il
labirinto. E c’è anche il vuoto. Ma si cerca la favola. Pirandello, infatti,
non dimentica mai il binomio tra il “mal” e il “giocondo”. Cerca di
attraversare il passando fissando il ricordo. Il dolore e la tragedia sono la
malinconia della sua ricerca. Resta fondamentalmente centrale l’incipit poetico
del “giocondo”.
Il
cinema italiano ha un’importante tradizione nella partecipazione di un
confronto con la letteratura. Cinema e letteratura nei loro linguaggi
eterogenei costituiscono un raccordo importante e un messaggio sia in termini
estetici che etici. Il ruolo di Pirandello diventa fondamentale. C’è una
filmografia che ha un debito singolare con la letteratura e queste due forme
espressive costituiscono un modello culturale significativo soprattutto in una
dimensione di linguaggi popolari.
Il
cinema, con Pirandello, si vive come modello letterario che propone una
espressione di identità nel gioco della lingua e l’immagine. Proprio per questo
è un veicolo necessario per approfondire alcuni elementi che puntano alla valorizzazione
di quel cinema che ha matrici letterarie.
Cinema
e letteratura. Un binomio che ha attraversato l’intero Novecento. Ha
caratterizzato la ricerca di molti registi e si è posto come elemento di
dibattito nel corso delle diverse stagioni storiche e letterarie.
Pirandello
del "Si gira" o D'Annunzio che campeggiava nelle patrie lettere del
cinema sono una testimonianza vivificante. Anche recentemente il dialogo ha una
sua base di fondo.
Il
cinema è stato (ed è) fondamentale nella letteratura e la letteratura a sua
volta diventa, sostanzialmente, un elemento significativo. C'è da dire anche un
fatto. Molti romanzi hanno già dentro la loro struttura una dimensione
cinematografica e non perché vengono costruiti a priori cinematograficamente,
ma perché lo scrittore riesce a vivere gli scenari e a strutturare i personaggi
grazie a respiri lunghi o corti ma sulla base di una propria idea di
scenografia.
In
altri termini molti scrittori, quando scrivono, non fanno altro che costruire
immagini. Le immagini sono quelle categorie che permettono al soggetto di
essere trasformato. Viceversa, avviene anche che molti film hanno dentro la
loro "partitura", scenica e linguistica, un iter romanzesco. Ovvero,
una visione romanzata della storia che vi si racconta. Ma Pirandello e
D’Annunzio, comunque, costruiscono una struttura del cinema che raccoglie le
istanze letterarie.
In
fondo la letteratura stessa è una letteratura, e mi riferisco al romanzo in
particolare, che crea scenari sui paesaggi immaginari e sostiene l'avventura
che intraprendono i personaggi. Già di per sé il romanzo si porta dentro la
fisionomia di un raccontare per meditazioni, dialoghi e immagini. Pirandello ha
strutturato la griglia, ma poi si è andato oltre. Appunto per questo si
potrebbe anche dire che un romanzo è un soggetto che prosegue per impianti
scenografici. Mentre un film, che si rispetti chiaramente, è sempre un
raccordare la parola dei personaggi con le immagini che si vedono.
Nel
romanzo le immagini si ascoltano, si sentono, si avvertono. Nel film si vedono
e prendono corpo grazie all'immagine. Nel romanzo prendono corpo attraverso la
fantasia. Quindi il gioco fondamentale è tra la fantasia che proietta
sensazioni che si trasformano in immagini e le immagini che producono, a loro
volta, sensazioni. Un interscambio utile e necessario in termini letterati e
cinematografici.
Cosa
succede, in realtà, quando si porta un romanzo sullo schermo? Il romanzo resta
un romanzo con una sua struttura non solo da valutarsi sul piano linguistico ma
soprattutto sul piano della collocazione e del vissuto dei personaggi. Le
immagini che nel romanzo ci sono vengono catturate dal lettore. Non vengono
offerte come immagini tout court. Mentre nella trasposizione cinematografica il
gioco è tutto un attraversamento di immagini e di scenari al di là dei
dialoghi. Ma un film è sempre un ulteriore romanzo. È una versione
pirandelliana.
Il
Novecento letterario è stato attraversato dalla caratterizzazione della
dialettica tra scrittore – regista e scenografia. Gli esempi non mancano. Ciò
che, comunque, contrassegna limpidamente la questione, in realtà, ha una sua
versione chiarificatrice nell'affrontare il "nodo" del personaggio.
Oltre ai personaggi ci sono i luoghi, i rimandi, la lettura storica.
Attraversamenti dentro il processo creativo della macchina da presa.
Il
cinema è movimento reale. Nel romanzo è l’immaginazione che prende il
sopravvento attraverso le metafore. Ma il personaggio, e Pirandello è un
antesignano, resta un disegno fondamentale. Già Giacomo Debenedetti, in alcuni
suoi studi, aveva posto tale riflessione. Il personaggio compie un'avventura.
La compie sia nel romanzo che nel film. Il discorso consiste nel come questa
avventura si possa poi realizzare.
Un
dialogo che è fatto di linguaggi che si esprimono attraverso una griglia di
simboli. Un rapporto che non ha mai smesso di creare istanze estetiche. È
proprio questa griglia che permette a Pirandello di intrecciare il gioco delle
immagini, la teatralizzazione dei linguaggi e l’avventura costruita intorno ad
una storia che è avventura scenografica e tematica.
Il
Pirandello della poesia, del romanzo, del teatro, di questo inquieto segno
della scrittura, è il poeta che scava l’immagine nella parola. Pirandello, nel
cinema recupera le immagini (anzi, fissa le immagini) non per visualizzare la
realtà, ma per recuperare, o conquistare, frammenti di tempo depositate tra la
poesia e il teatro.
Il
linguaggio delle immagini, in Pirandello, diventa anche una didattica della
scrittura. “Serafino Gubbio” è una testimonianza emblematica.
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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis