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mercoledì 9 aprile 2008

I malati Immunopatici continuano a soffrire nell'indifferenza quasi totale

di Esther Paola Tattoli

Perché continuare a soffrire senza poter coltivare la speranza di vedersi riconoscere quel diritto alla salute in nome della cui tutela tanti politici hanno ottenuto il consenso popolare nelle urne elettorali?

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Capita spesso che la nostra terra dia i natali a idee ed iniziative che altrettanto spesso si infrangono sulle resistenze provenienti della politica e delle istituzioni, che per consuetudine tendono a conservare inalterato lo status quo. Non fa eccezione alla regola l’esperienza di un piccolo ospedale di provincia, il “San Pio da Pietralcina” di Campi Salentina, che pure ha dimostrato come si possa, nella scarsità di mezzi e risorse, dispensare assistenza e conseguire evidenti successi terapeutici, nonché divenire punto di riferimento spontaneo per la diagnosi e la cura delle patologie infiammatorie croniche. Nonché meta di prenotazioni da tutta l’Italia.
Nonostante tutto ciò quei pazienti immunopatici si vedono ancora oggi negare la possibilità di accedere alle cure loro necessarie per via di una mancata ufficializzazione di quella realtà operante silenziosamente ormai da diversi anni. E questa mancata autorizzazione, che garantirebbe peraltro al Sud Italia un punto di riferimento innovativo per la diagnosi e la cura delle malattie infiammatorie croniche, non consente di avviare le procedure necessarie al doveroso trasferimento delle buone prassi ivi già sperimentate alle altre strutture pugliesi e italiane. Raccogliendo quindi l’invito dei pazienti infiammatori cronici ed immunopatici, organizzatisi in associazione nazionale, il Tribunale per i Diritti del Malato è sceso in campo al fine di comprendere le ragioni di tale indifferenza, sollecitando ripetutamente un incontro con la Regione; ciò anche in ragione del fatto che l“IMID Association” è stata l’unica in Italia ad aver presentato un piano organico di ristrutturazione ospedaliera rimasto inevaso e ad aver promosso un nuovo approccio terapeutico, applicabile in tutte le AUSL del territorio, che finalizza i trattamenti sanitari unicamente alla sensibile riduzione dello stato di malattia, se non addirittura alla guarigione, con in più un evidente beneficio per le liste di attesa e in termini di costi, visto che le cure diventerebbero così accessibili a tutti.
Il modello multidisciplinare IMID (Immune Mediated Inflammatory Disorders, malattie infiammatorie immunomediate), infatti, è stato elaborato direttamente dagli ammalati con il contributo di medici volontari operanti sul territorio; il progetto è al passo con le più attuali scoperte medico-scientifiche poiché prevede l’integrazione delle piante organiche degli ospedali con figure professionali emergenti quali immunologi, proteomici, genetisti, ematologi e biologi molecolari, migliorando le prestazioni sanitarie in settori come l’oncologia, l’infettivologia, la trapiantologia e la cura delle patologie a carattere infiammatorio cronico su base immunitaria e non. Ricchissima al riguardo la documentazione e la letteratura scientifica internazionale portata dai pazienti all’attenzione dei decisori pubblici, che però continuano ad ignorare il problema. Ma è arrivato il momento in cui le sottili strategie corporative di corridoio che sino ad oggi hanno gestito la sanità pugliese devono lasciare il posto ad una politica di tutela dei più deboli. È ora di portare all’attenzione di tutti gli schieramenti politici, finora insensibili all’argomento, l’esistenza di un progetto alternativo a qualsiasi modello sanitario già esistente, estraneo a qualsiasi logica di campanile e non assoggettato a mire affaristiche e di potere.
Per questo i pazienti infiammatori cronici ed immunopatici, attraverso la loro associazione nazionale e con il supporto del TDM, mettono in mora le istituzioni, inviando presso la sede della Presidenza della Regione Puglia, il prossimo 10 aprile, una delegazione di pazienti, medici e politici che hanno già sposato la loro causa, per chiedere risposta alla domanda: perché continuare a soffrire senza poter coltivare la speranza di vedersi riconoscere quel diritto alla salute in nome della cui tutela tanti politici hanno ottenuto il consenso popolare nelle urne elettorali? Ci auguriamo la presenza dell’assessore Tedesco e del presidente Vendola, speranzosi che impegni elettorali considerati più importanti dei loro stessi elettori non li costringano ancora una volta a declinare l’invito, e a contraddire l’impegno a tenere da conto le proposte delle associazioni e degli utenti: disponibilità che la giunta Vendola ha sempre propagandato come fiore all’occhiello del proprio programma elettorale.
Esther Paola Tattoli
Coordinatore Regionale IMID Association
(In attesa dell’attivazione dei nuovi riferimenti associativi contattare e.tattoli@virgilio.it)

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