Gli sciamani lungo
la via della luna cercano la luce e mai le ombre
di
Pierfranco
Bruni
Perché letteratura e alchimia hanno sempre un viaggio
interrotto e poi ripreso tra i cominciamenti dei simboli? La letteratura
diventa una rappresaglia quando non si fa preghiera e illuminazione. Nel
percorso di una letteratura simbolo la figura dello sciamano diventa
fondamentale. Viaggiare dentro la propria anima è viaggiare nella saggezza
dello sguardo, dell’ascolto, dell’impeccabilità, del guerriero della luce e mai
delle ombre. Il combattente del sole, della luna e mai delle ombre e delle tenebre.
Carlos Castaneda. Ritorna con il silenzioso passo. Leggiamolo con umiltà e con
coraggio. A chi manca il coraggio di vivere la letteratura come magia,
alchimia, mistero si allontani da Carlos. Ma la parola non può esistere senza i
simboli sciamanici del sogno.
Ci sono parole di consolazione ma ci sono anche
illuminanti visioni in cui la letteratura non è soltanto linguaggio ma
contemplante eternità. C’era una volta un tempo in cui la memoria era soltanto
sogno. E il sogno si colorava di fantasie lungo i viaggi dell’essenza della
vita. Il silenzio era potere. Il potere del silenzio era una arcana energia
dello spirito.
C’era una volta la memoria, che si sposava con il
mistero e l’isola della metafora era l’isola dei segreti, dei segreti velati e
poi chiariti. La magia e il mito ridisegnavano i luoghi di questo mistero.
Nell’isola
di Carlos Castaneda (in origine Carlos César Salvador Aranha Castaneda,
Cajamarca, 25 dicembre 1925 – Los Angeles, 27 aprile 1998) la magia e il
mito sono richiami ed echi che ci portano nella lontananza del tempo – memoria.
Ritorna con noi spesso. Spesso si fa silenzio.
L’isola
del Tonal di Castaneda (Rizzoli, 1997) è un intreccio di sfere la cui
cultura diventa sapere dei popoli. E i popoli si impossessano di questo sapere
filtrando il tempo attraverso la nostalgia. I dialoghi tra don Juan con don
Genaro aprono le finestre al vento della memoria.
Si legge: “Il mondo non si offre a noi direttamente;
di mezzo vi è la descrizione del mondo. Propriamente, quindi, noi siamo sempre
a un passo di distanza e la nostra esperienza del mondo è sempre un ricordo
dell’esperienza. Noi siamo perennemente in atto di ricordare l’istante che è
appena accaduto, appena trascorso. Noi ricordiamo, ricordiamo, ricordiamo”.
È un andare tra i ricordi. Ma la distinzione tra il
ricordare e afferrare la memoria è presente. Nel tempo i ricordi si frantumano
e si raccolgono sulla tastiera della memoria. Nella memoria c’è il sapere e c’è
il potere. Sentire, sognare e vedere. Sono i compiti anche della farfalla
notturna che si metaforizza con il suo volo e con la sua presenza nel mondo. Il
mondo e la memoria.
Castaneda filtra queste due dimensioni che sono delle
sfere. La circolarità del tempo è un ritornare costantemente, al punto di
partenza. Nel potere del silenzio c’è la circolarità del tempo – memoria. Il
sognare. O il viaggiare. Già, appunto il viaggiare è il tema dominante della
ricerca di Castaneda. Proprio ne L’isola
di Tonal il viaggio è la trasparenza dell’isola. L’isola della partenza ma
anche l’isola del ritorno. Dove i riti magici si compiono, si offrono, si
avvertono. Il mondo degli stregoni non è soltanto il mondo della magia. È il
mondo del sogno.
Si legge in Il
potere del silenzio. Arcane energie
dello spirito (Rizzoli, 2001): “Il nagual Elìas aveva grande rispetto per l’energia
sessuale disse don Juan. Riteneva che ci fosse stata perché la usassimo nel
segno. Credeva che il segno fosse caduto in disuso perché poteva sconvolgere il
precario equilibrio mentale delle persone sensibili.
È un itinerario lungo ma circolare. Per esempio così
in Il secondo anello del potere
(Rizzoli, 2001), in Il dono dell’aquila (Rizzoli, 1985), in L’arte di sognare (Rizzoli, 2000). Il
sapere e il potere sono, comunque, incarnate dalla metafora della farfalla
notturna che troviamo ne L’isola del Tonal. La sottolineatura è singolare
oltre ad essere bella.
“Il sapere e il potere. I sapienti hanno l’uno e l’altro.
E tuttavia nessuno di loro potrebbe dire come riuscì ad averli: potranno solo
dire che li hanno ottenuti agendo come guerrieri, e che ad un dato momento
tutto è cambiato”. I guerrieri della notte si incontrano con la farfalla.
E poi: “Un guerriero deve essere calmo e padrone di sé,
senza perdere mai il controllo”. Gli stregoni e i guerrieri. Ma è Castaneda che
incide un solco con queste parole: “Se volete esprimervi in modo preciso
secondo gli stregoni, ma in modo molto ridicolo secondo il vostro linguaggio,
potete dire che stanotte avevate un appuntamento con una farfalla notturna. Il
sapere è una farfalla notturna”.
Le metafore sono anch’esse circolari perché camminano
nel cuore del tempo e si fanno voce dentro l’anima del guerriero. Ma queste
metafore chiedono allo stregone di mobilitarsi nel linguaggio. Alla fine il
tempo è sempre il mistero, che si imprigiona nella memoria e si fa destino.
Appunto, il destino. L’incontro tra l’Occidente e l’Oriente
è anche qui la trasparenza del potete del silenzio. E questo potere senza la
forza e la consapevolezza del destino è follia. Ma Castaneda si rivela
nell’isola, si rivela nel silenzio, si rivela nel sogno.
Tre percorsi la cui luce primordiale vive non solo nel
passato ma nella richiesta del presente. Il futuro è già memoria. La conoscenza
è destino. Il silenzio interiore è la civiltà che si fa memoria. Un invito ad
andare oltre alla ragione. Oltre la ragione c’è sempre il mistero. Un mistero
che fa del nostro cammino il senso e l’orizzonte nella luce illuminante. Il
volto non della verità ma del viaggiare dentro la propria anima.
Io che ho seguito e non smetto di leggere e di vivermi
nell’immaginario di Castaneda ho sempre trovato il mio compagno di strada. Un
compagno nella vita e nelle parole. Nei linguaggi e di ciò che usiamo chiamare
letteratura nella spiritualità del sogno. Tutto altrimenti diventa relativo. Ed
io che al relativismo non mi sono mai affidato e tanto meno alla ragione trovo
in lui l’aquila e il volo tra il sogno e la fede.
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