Di Rosario Quaranta
Incontro dell'UDEL di Grottaglie
Un thriller sociologico incentrato sulla preoccupante situazione della Taranto dei nostri giorni
Si è tenuto
nei giorni scorsi l’incontro dell’UDEL (Università dell’Età Libera) di
Grottaglie con Silvano Trevisani,
giornalista professionista, autore del thriller sociologico “Ombre sulla città
perduta”, un romanzo ambientato in una Taranto drammaticamente afflitta da
molti e gravi problemi, e che tanto interesse sta suscitando nella pubblica
opinione.
L’autore,
grottagliese, giornalista professionista da molti decenni, è uno dei più
attenti conoscitori di Taranto, luogo privilegiato della sua attività
professionale. Attualmente è caporedattore del settimanale “Nuovo Dialogo” e
direttore della rivista culturale l “Officina-Laboratorio delle culture e delle
storie”. Ha collaborato con “Repubblica” Bari e l “Osservatore Romano”, ed è
stato responsabile delle pagine culturali del “Corriere del giorno di Puglia e
Lucania”. Ha al suo attivo un largo numero di pubblicazioni di storia, arte,
critica, narrativa, poesia, archeologia, costume e religione. Dai primi
volumi “Grottaglie. Vicende, arte, attività della Città della ceramica” (1986) e
“Grottaglie. Uomini illustri” (1989)
scritti con Rosario Quaranta, agli studi sulla cosiddetta “Scuola
pittorica Grottagliese”, su Emanuele De Giorgio, su De Chirico sulla poesia di Michele Ignazio D’Amuri, di Michele
Pierri e di Alda Merini. Senza dimenticare le sue sillogi poetiche del 1995 e
del 2012 o le sue “Storie di terre di sole : racconti popolari del Sud”,Taranto
(1987 e 2010) e i vari volumi che interessano la politica e il sindacato, come:
“I sogni muoiono a Roma”, del 1995 dedicato alla cosiddetta vertenza
Taranto. Trevisani ha anche al suo
attivo una sterminata produzione giornalistica, consegnata in tanti

giornali,
quotidiani e riviste; e segnatamente l’impegnativa cura per tantissimi anni
della terza pagina dell’ormai glorioso “Corriere del Giorno” di Taranto.
Il romanzo di
Silvano Trevisani “Ombre sulla città perduta” edito da Radici Future di Bari, è
un poderoso volume di oltre 400 pagine, impostato su una serie di 25 capitoli; ben stampato,
elegante, con una bella e significativa copertina È indubbiamente uno spaccato dell’ identità
tarantina che ruota attorno alle vicende di Andrea Basile, “un geometra di
ventinove anni dalle vocazioni culturali represse e dalla scarsa reattività, che
ha perso il suo lavoro precario in una ditta del subappalto dell’Arsenale nuovo
della Marina militare di Taranto, la stessa mattina in cui la città, per una
sconcertante coincidenza, è stata svegliata da un’esplosione che ha ucciso due
persone nell’Arsenale vecchio, sul Mar Piccolo. Non si dà pace, Andrea, per
essere stato “tagliato” senza una spiegazione. È tentato di fuggire dalla città
come hanno fatto molti dei suoi amici, ma è spinto, quasi senza volerlo, a
cercare le cause del suo licenziamento che oscillano tra oscure macchinazioni
sui segreti militari, un omicidio e indiscrezioni, involontariamente ascoltate,
su quello che pare un reperto archeologico di eccezionale valore.
Sullo sfondo
una città come Taranto, già provata dai suoi storici problemi: inquinamento e
malattie derivanti, disoccupazione industriale, sistematico saccheggio delle
vestigia storiche, deterioramento inarrestabile del prezioso centro antico. E
non sono i soli problemi che attanagliano la comunità: tra questi l’ingombrante
presenza della Marina militare, che da un secolo e mezzo ne decide i destini”.
Da una parte,
perciò, un pericoloso inganno o tranello ordito misteriosamente ai danni di
Andrea da un tecnico del Nord, che lo manda a prendere una pratica riservata di
lavoro impiantistico nella stanza del comandante della Marina Militare; e
dall’altra parte il casuale ascolto da parte sempre di Andrea, di strane e
misteriose informazioni che due persone
si scambiano, relativamente a una imprecisata “Venere d’oro”, allusione a un probabile
preziosissimo reperto archeologico scoperto nel sottosuolo tarantino.
Nelle sue
ricerche della verità, egli trova un aiuto prezioso e insostituibile nell’amico
Silvano, un giornalista professionista che, al contrario di Andrea, è animato
di una curiosità e di un piglio ben più energici di quelli del debole
protagonista. Sarà proprio Silvano a guidarlo, ma non senza rischi e pericoli,
in questa ricerca per scoprire cosa effettivamente era successo.
Nell’avvincente
ricerca si innestano i tanti e problematici momenti esistenziali di Andrea, ma
anche le tante indagini che mettono a nudo non solo le difficoltà del
protagonista, ma ancor più le difficoltà e i limiti di una città come Taranto,
avviluppata ormai in una situazione di degrado e di insicurezza sempre più
accentuata a vari livelli.
Insomma, l’anima
problematica di Andrea è un po’ lo specchio dell’anima malata della sua città.
E il romanzo di Trevisani riesce bene in questa indagine che, pertanto diventa
non solo personale, ma appunto sociologica nel momento in cui analizza il
malessere della società tarantina.
Apprendiamo così
dei fugaci e inconcludenti amori di Andrea con la provocante e vistosa Lilli, conosciuta
nel centro sociale frequentato da entrambi: un rapporto che si sgretola di
fronte a un nuovo amore che infiamma il protagonista verso Shabana, una ragazza
indiana, alle prese anch’essa con le tante difficoltà e le paure che avvolgono
gli immigrati che giungono in Italia… Tra i due nasce (e nasce proprio nella tanto
degradata Città vecchia) una relazione d’amore esaltante e appagante, che però sembra
complicare ancora di più la vita di entrambi.
Emergono inoltre
argomenti e problemi di stretta attualità, riferiti, ad esempio, al contrabbando
delle opere d’arte, al risanamento della Città vecchia (sempre più lontano
dalla sua realizzazione), all’ingombrante presenza della Marina Militare che è spesso
al centro di scandali per episodi di corruzione, alla complessa situazione
esistenziale delle nuove generazioni e degli immigrati, spesso sfruttati in
tutti i sensi, in una realtà difficile e imprevedibile.
A tutto ciò fa
contrasto la struggente bellezza dei luoghi e la ricchezza del patrimonio
culturale idealizzato, ad esempio, nelle espressioni dei poeti latini più
grandi (da Orazio, a Virgilio, a Properzio… fino alle “Deliciae Tarentinae” di
Tommaso Niccolò D’Aquino o nei “Fasti Antichi di Tarento” del nostro letterato
grottagliese Gaetano Romano.
Nel
lunghissimo racconto di Trevisani emergono così tanti equivoci, sospetti, paure
ancestrali, amori, gelosie, delusioni, amicizie, debolezze, esaltazioni,
depressioni, sfiducie, entusiasmi e disagi interiori. Un discorso che viene opportunamente
scandito e frammezzato dalla Poesia (altra grande passione di Silvano): si
tratta di brevi e concisi interventi consistenti in versetti di una asciutta,
immediata, spontanea poesia che dona colore e sapore alle persone e alle cose.
Sono piccoli epigrammi, sparsi a corredo della narrazione che fluisce su vari
registri: ora rapido e fugace; ora
meditativo e quasi solenne; ora popolare e gergale; ora studiatamente analitico
e riflessivo; ora sommario e allusivo; ora poetico e intimistico…
In primo piano
sempre la sfortunata città bimare; Taranto con la grandezza della sua storia e
con la bellezza del mare e della sua natura, ovviamente quella di una volta; quella della tarda antichità certamente, ma
anche di epoche a noi più vicine…una Taranto che oggi dolorosamente l’A. ritrae
nella sua grave malattia e nella sua evidente decadenza…
Ma si possono
ancora scoprire rinvii al tarantolismo, alla religiosità e alle tradizioni
popolari, al patrono san Cataldo con le pittoresche processioni a mare; ai
misteri della settimana santa, ai miti e alle leggende antiche (Falanto, gli spartani…); e poi la storia: quella più vera (da Livio a
Giovan Giovane…) fino alla situazione attuale, col suo importante museo
archeologico, con il gli scavi e i traffici clandestini di pezzi archeologici
più o meno importanti… con la piazzaforte marittima, con i cantieri,
l’arsenale, e per ultimo, ahimé, con le gigantesche industrie che oggi
asfissiano, addormentano e stanno spegnendo con la città anche i suoi abitanti:
una città che non solo deve fare i conti con tutto ciò, ma anche con tutti gli altri
problemi comuni ormai al Sud e all’Italia intera… dall’immigrazione, alla
mancanza del posto di lavoro; dalla corruzione, allo sfruttamento di quel poco
lavoro che rimane; dall’eclissi del sindacato ai disastri della politica; dall’esilio
forzato dei giovani e delle migliori energie alla desolante paura di un
naufragio sociale, morale e religioso.
È evidente che
l’Autore fa ricorso e attinge alla sua lunga esperienza di scrittore di tante
opere (come abbiamo visto), di cronista
e di profondo conoscitore della città di Taranto, della sua bellezze, dei suoi
disagi. Tutto ciò si evince facilmente
dalle tante Citazioni, rinvii, riferimenti che animano le pagi della sua ultima
opera. Qui convergono i tanti settori della cultura e dell’arte antica e
moderna parimenti coltivati con tanta passione: storia, narrativa e letteratura
latina, italiana, straniera - Cinematografia -
Musica - Pittura… Notevoli pure nella scrittura di
Silvano Trevisani alcuni espedienti tecnici di sicura efficacia: come il
frequente uso del dialetto tarantino, i richiami frequenti alla letteratura
classica latina, ma anche moderna e contemporanea italiana e straniera; e ancor
più alla cinematografia e alla musica dei nostri tempi.
“Ombre sulla
città perduta” è il fallimento (o quasi) del protagonista, cui fa amaro pendant
la crisi della sua città ormai perduta, specie se si tiene conto della sua attuale
posizione davvero poco invidiabile in tutte le classifiche della vivibilità
urbana del nostro paese.
Il romanzo si
rivela in fin dei conti un’avvincente, quanto amara indagine sulla storica e
attuale “imbelle et molle Tarentum”, dove oggi pure una fantomatica “Venere
d’oro” non può che illudere i suoi stessi abitanti.
Nel corso
dell’incontro, organizzato dall’UDEL, sono intervenuti la presidente prof.ssa
Anna Maria Lenti, il prof. Rosario Quaranta, l’Autore Silvano Trevisani e
diversi corsisti che hanno manifestato grande interesse e curiosità verso il
romanzo e verso la preoccupante situazione sociale, culturale e ambientale di
una città allo stesso tempo bellissima e complicatissima.
Nessun commento:
Posta un commento
blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis