di Filomena Russo
“ Non è mai troppo tardi” era il titolo
di un programma televisivo di molti anni fa. Lo conduceva il Maestro Manzi, con passione e
competenza; era un programma pedagogico rivolto al grande pubblico contro l’ analfabetismo. In più, i programmi
televisivi di quel tempo vertevano soprattutto sulle opere letterarie e, non
era un caso che ci si imbattesse nelle opere di Dante, Boccaccio, Tasso,
Ariosto, Verga, Pirandello, Shakespeare….. ed altri importanti autori della
letteratura internazionale. Tutto ciò stimolava il pubblico televisivo ad
approfondire la conoscenza di certi autori che, unitamente a quanto si studiava
a scuola, dava la possibilità di crescere, appassionandosi all’apprendimento
della letteratura e non solo.
La televisione, nel tempo, è divenuta un obnubilamento
dei cervelli.
La scuola, poi, è come se fosse considerata
un’area di parcheggio; perché, senza volere essere pessimisti, si ha la
sensazione che non esista più la scuola come la si intendeva un tempo. La
scuola sorgente e fonte di cultura e di
vita, dove tutti, a qualunque età, attingevano per arricchire la mente,
sviluppare l’intelligenza, stimolare l’intuito, arricchire i cuori, che fine ha
fatto la cara vecchia scuola, che tanti
ha fatto soffrire e gioire e che ai più ha migliorato l’esistenza? Siamo
diventati un popolo di “ignoranti” dal latino :”ignorare, non sapere” ; non per
scelta, ma per condizione. Un tempo la scuola era un riconoscimento per i più
dotati e/o un premio per i più volenterosi. Andare a scuola, studiare era quasi
un atto distintivo, che alle famiglie conferiva
prestigio e considerazione
sociale . Dalla scuola dell’obbligo in poi, in cinquanta anni , la scuola ha
quasi svenduto se stessa. La cara buona pedagogia (solo qualche nome: Jean Jacques Rousseau, Enrico
Pestalozzi, Maria Montessori), e la
didattica hanno lasciato il posto alle moderne tecnologie, che anziché essere
di mero e valido supporto hanno finito col sostituirsi gradualmente e sempre di
più a ciò che era basilare e formativo
nella cara e vecchia scuola italiana. Venute meno le due più importanti
“agenzie” della vita, ecco che la società va alla deriva. E’ un momento di
vero “decadentismo”
Non esiste più “LA SCUOLA”, come non esiste più “ LA FAMIGLIA”.
Si studia
sempre meno, ci si applica poco, ascoltare, capire per conoscere e rielaborare,
é come se non facessero più parte della
formazione scolastica.
La scuola, luogo di aggregazione sociale, di
confronto, di apprendimento e di sviluppo del senso critico, ha lasciato
gradualmente il posto ad una scuola promozionale, che appiattisce anziché stimolare, equipara anziché
privilegiare e motivare intuiti e intelligenze.
Tutti possono trarre benefici dalla scuola, se la stessa è vero luogo di
apprendimento, di ragionamento, di riflessione. Per sviluppare le intelligenze
e arricchirle è importante l’impegno comune per il raggiungimento di tali
obiettivi. Innanzi tutto la collaborazione
Scuola –Famiglia. Se entrambe
sono disponibili ad ascoltarsi, i risultati sono assicurati. Spesso, però, i
genitori si comportano da “sindacalisti”,
convinti come sono che i figli siano dei
geni, e, come tali, pretendono, debbano essere trattati. La scuola di contro, talvolta, é talmente
condizionata da non riuscire a vedere nella giusta luce e a non scorgere le
potenzialità insite in ognuno di noi.
Alla base di tutto ciò ci deve
essere professionalità da un lato e
buona educazione e disponibilità
dall’altro.
Distruggere la
scuola pubblica è la dimostrazione di quanto si vuole un popolo
“ignorante”, ecco perché non si investe nella scuola e nella cultura.
Un popolo meno istruito e meno colto, è più
gestibile. L’allegra gestione della “res pubblica” non può prevedere soldi per
la scuola e per la cultura in genere e per la tutela, ad esempio, dei Beni
Culturali, di cui l’Italia è ricca. L’Italia sta perdendo, ormai da anni,
l’interesse per la cultura in sé e dunque anche per il suo valore come fattore
di trasformazione e innovazione sociale ed economica; disuguaglianze create dalla cultura
dell’economia finanziaria piuttosto che dalla cultura delle scienze umane,
delle arti e del pensiero critico (Condorcet) . Per risolvere le disuguaglianze
create dalla libertà dei commerci é necessario garantire la parità di
istruzione dei cittadini.
I tagli al mondo della scuola e la
precarizzazione del corpo docente come di tutto il mercato del lavoro,
hanno portato alla frammentazione dei
concetti formativi. Dal progetto pedagogico individualizzato, siamo passati
alla cattedra televisiva, dove tutto è preconfezionato.
Dal
diritto allo studio sancito dalla Costituzione,
art.33 “La Repubblica detta le norme
generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e
gradi ”, siamo tornati ad una
società classista ,si finanzia la scuola privata, per chi se la può permettere,
e si affossa la scuola pubblica.
La povertà
favorirà il non accesso alla scuola, perché i costi sono lievitati dalla
scuola elementare all’Università, dove le tasse sono enormi. La scolarizzazione di massa era la più
grande conquista democratica, ora non ci sono soldi per l’istruzione, ma
spendiamo 130 milioni di euro per un F35 e altri milioni per le grandi opere;
come “il ponte sullo stretto di Messina e la TAV, le cui utilità sono discutibili.
Si parla
poco della scuola e, quando lo si fa, lo
si fa solo per denigrarla, per parlarne male, perché non funziona, perché non
si sa cosa si pretende da essa, come se la scuola dovesse assolvere a tutti i
problemi, certo ha una funzione fondamentale, e come se dovesse risanare tutti
i mali della società. Ma della scuola, male retribuita, che lavora in silenzio,
che fatica, che quotidianamente con tutte le disfunzioni esistenti : strutture
obsolete e insufficienti , male
tutelate, si prodiga per aiutare i giovani a crescere, a maturare, a
migliorarsi, non sembra accorgersene nessuno.
A mio modesto avviso, “non é mai troppo tardi”
perché “un popolo civile” riconosca
l’importanza della Scuola
e (della Storia ) come “Magistra Vitae,
e la riporti nella sua giusta
dimensione.
Nessun commento:
Posta un commento
blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis