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lunedì 4 novembre 2013

Il canto nelle piazze. Perché la poesia abita la piazza del mondo attraversando la musica

Una nuova edizione con traduzione in Francia del saggio dedicato alla poesia e alle piazze con Dvd

di Marilena Cavallo


Il canto nelle piazze
Stringe di silenzi le parole
E se le parole non dovessero bastare
C’è sempre un silenzio in più
Che permette al silenzio
Di non tacere”.


Marilena Cavallo
Sono versi ritrovati tra i fogli che avevamo “scartato” quando scrivemmo e pubblicammo il saggio del 2008 dal titolo: “La poesia, la piazza, le parole. Incontrarsi senza darsi appuntamento” edito da Pellegrini. Ora il testo vede una nuova edizione e una traduzione in Francia dedicata alla poesia italiana del Novecento, con l’aggiunta di un Dvd sulle piazze e sui poeti..
Nel corso di questi anni cosa è la parola nel viaggio? Abbiamo avuto modo di presentare, in  più occasioni, questo libro relazionandoci con studenti italiani ed esteri. Ma la domanda resta. I poeti sono viaggiatori?

La poesia è viaggio. I poeti sono viaggiatori.
La metafora e il sentimento del viaggio animano i loro versi.
Si viaggia in un luogo… In se stessi… In un non luogo…
Per le vie di un paese, che diviene luogo dell’anima…
Nel canto triestino di Umberto Saba tra l’andirivieni della gente lungo le vie del porto, proprio lì “dove son merci ed uomini il detrito/di un gran porto di mare,/ io ritrovo, passando, l’infinito nell’umiltà.” La fantasmagoria (carrellata) di tipi umani  sfila davanti ai suoi occhi, per l’occasionalità di un’abitudine quotidiana:“Spesso per tornare a casa prendo un’oscura via di città vecchia”.
E, così, Trieste, “Città vecchia”, è specchio di un’umanità smarrita, è metaforicamente piazza del mondo, che può riconoscersi “qui prostituta e marinaio, il vecchio/che bestemmia, la femmina che bega, il dragone che siede alla bottega/ del friggitorie,/ la tumultuante giovane impazzita/ d’amore,/ sono tutte creature della vita/ e del dolore…”.
Le vie, le strade e le piazze si snodano in un itinerario interiore “qui…sento…il mio pensiero farsi/ più puro dove più turpe è la via”.
La piazza si fa mondo.
La metafora del luogo entra nella letteratura perché in essa si recupera l’incertezza dello smarrimento in una dimensione non del rifugiarsi nel luogo ma ritrovare il luogo e quindi lacerare così anche il sentimento della distanza. Ritornare è¬ come dice Luzi,  “ricostruire un universo perduto”.
Il poeta è un vagare e la poesia una geografia del tempo e dell’essere.
Il sentimento suggestiona ed  evoca immagini e luoghi…
E’ la poesia che immortala, sfuma e cristallizza neìla dimensione e nella durata del mito… la piazza si fa mito…sussurra un canto orfico “chi può dirsi felice che non vide le tue piazze felici? E le tue vie tortuose di palazzi marini e dove il mito si cova?”            
Il poeta visionario Dino Campana trasfigura con luci, suoni, voci, linee e colori in “quell’esplosione di gioia barocca” che ride nella piazza del “Crepuscolo mediterraneo”.
La piazza, baciata dal “dio d’oro del crepuscolo”, inscena “nel cielo più vasta più ardente del sole notturna estate mediterranea”.
La piazza mediterranea è cornice delle contraddizioni della storia.
E’ la piazza dei superbi, ma statici, palazzi con “angioli paffuti e bianchi”…
E’ la piazza delle “perfide fanciulle brune mediterranee, brunite d’ombra e di luce”.
      Come dimenticare i ragazzi di Piazza Majakovskij, nel cuore di Mosca la Piazza diviene il “faro”, majak in russo significa proprio faro, “le letture in piazza come un faro attiravano e richiamavano tutte le cose migliori e originali che c’erano allora nel paese”, queste le parole entusiaste di Bukovskij, protagonista con Ginzburg, con Galanskov e altri di quell’evento.
E’ il 19 luglio del 1959 quando durante l’inaugurazione del monumento di Vladimir Majakovskij, dopo i poeti ufficiali prendono la parola i giovani e proclamarono le loro poesie; è un vero successo, vince la poesia, e diviene attesissima protagonista delle serate successive, programmate con regolarità.
Tra i tanti versi che vengono letti, i più amati proprio quelli di Jurij Galanskov, giovane studente universitario, amante della poesia, inneggiante alla piazza libera da ogni pregiudizio nel suo “Manifesto umano”:

“Uscirò sulla piazza
e conficcherò all’orecchio della città
un grido disperato.
Non voglio più il vostro pane
Impastato di lacrime”

Nel 1961 si pone fine con la forza alle riunioni del “faro” e la piazza diviene teatro di vere e proprie battaglie in una atmosfera sempre più incandescente; vince la milizia, tutto è soppresso, ma la piazza di Majakovskij lascia una incredibile eredità!
I giovani hanno consapevolezza del loro compito civile e la piazza li ha nutriti di versi, ha ridestato la forza morale della vera libertà interiore, da qui la scelta di riprendere le auto-edizioni clandestine del samizdat, con l’intento nuovo di distribuire le copie, riprodotte anche manualmente.
Come non custodire la memoria di tutto ciò?
Sulla scia del ricordo di piazze, tintesi del rosso della soppressione il refrain di una canzone italiana “TieniAmente”, dall’album “Oltre” di Claudio Baglioni, omaggio ai giovani studenti disarmati, falciati a Piazza Tian’anmen.
Il testo è composto unicamente dal ripetersi e riproporsi con tonalità differenti dello stesso motivo “TieniAmente”, la piazza del memento.
Sono tre i caratteri cinesi, che compongono il nome del celebre monumento di Pechino, ormai simbolo nazionale della tessa Cina, e indicano rispettivamente “cielo”, “pace”, “porta”, espressione tradotta con “Porta della pace celeste”.
Il canto di questa piazza ha attraversato il mondo: dai Roger Waters (ex leader dei Pink Floyd) nel brano "watching tv" incluso nell'album "Amused to Death" del 1992 racconta la storia di una studentessa uccisa nella strage di piazza tienanmen.Il video del pezzo,inoltre,mostra le immagini reali della protesta e della repressione. All'ultimo album dei System of a Down (Hypnotize) nella canzone Hypnotize c'è un chiaro riferimento ai giovani protestanti. Altra canzone basata su quest'avvenimento è, appunto, Tien an men dei CCCP Fedeli alla linea, contenuta nell'album Live in Punkow.
Un riferimento a questi fatti c'è anche nella canzone "Il vento" dei Litfiba contenuta nell'album "Pirata" proprio del 1989. Nel video della canzone "Caos AD" dei brasiliani Sepultura sono visibili alcune scene della protesta.
E’ nell’armonia del battuto musicale che della piazza si continua a fare memoria.
E’ nel canto poetico che la vita delle piazze continua a brulicare di emozioni.
Quante le piazze da non dimenticare…
La poesia resta l’anima di questo immenso e incompiuto viaggio...
Ci sono le piazze del mondo. Sono le piazze reali, dell’anima, del tempo...

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ammazzato nel novembre del 1975

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