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lunedì 12 novembre 2018

"Profonda tristezza a Grottaglie" di Cosimo Luccarelli


Dopo 172 anni (1846 – 2018) i Padri Gesuiti lasciano la terra natìa del loro confratello San Francesco de Geronimo!
Il 29 novembre prossimo alle ore 17.00 con una solenne concelebrazione nel Santuario del Centro Storico, alla presenza dell’Arcivescovo di Taranto mons. Filippo Santoro, clero, autorità civili, militari, grottagliesi e amici del circondario tarantino, sarà rivolto il saluto di commiato ai Padri Gesuiti presenti a Grottaglie.
La comunicazione del termine di servizio apostolico con la chiusura della Comunità di Grottaglie era stata ufficializzata in data 24 luglio 2018 a mezzo lettera dalla Provincia Euro-Mediterranea della Compagnia di Gesù alla Città di Grottaglie e alla Diocesi di Taranto. Come riportato nella lettera, la decisione presa dalla Compagnia è scaturita dal calo dei gesuiti e dalla ristrutturazione della Provincia Euro-Mediterranea. Si conclude così una lunga storia durata 172 anni che ha visto camminare con fede autentica tantissimi laici e numerosi Padri gesuiti. Un triste evento che segnerà per sempre tante generazioni in vita che hanno collaborato e conosciuto diversi gesuiti scomparsi, ma anche tanti collaboratori che negli ultimi anni hanno collaborato con i Padri: Corcione, Trani, Discepolo, Gutierrez, Quercia, Maglie, Troise. Non serve descrivere la storia degli ultimi 50 anni di apostolato svolto a Grottaglie dai Gesuiti, perché sono in tanti a conoscerla, ma è bene ricordare l’impegno dei nostri antenati a farli venire a Grottaglie e riflettere molto sul “disimpegno generale dei grottagliesi a farli restare”. Se è vera la testimonianza di tante generazioni sul bene capitalizzato nelle proprie vite dalla presenza a Grottaglie dei Gesuiti e dalle spoglie di S. Francesco de Geronimo, adoperarsi oggi a sostenere il clero locale e diocesano nella continuità pastorale, animata dallo stesso spirito e degli stessi fini gesuitici, è la dimostrazione di rinnovato impulso apostolico per la città e per il circondario. A sostegno di quanto sopra descritto, riporto il testo integrale del volume “I gesuiti a Grottaglie, primi cento anni di storia” a firma del Superiore del tempo P. Michele Corcione con la collaborazione dei Padri Salvatore Trani e Michele Pontari.
«L’ 11 maggio 1806 il venerabile P. Francesco De Geronimo riceveva dal Papa Pio VII il titolo di beato. Giustamente orgogliosa della gloria che le proveniva dal suo grande concittadino, Grottaglie festeggiò con grande entusiasmo per tanti giorni questo evento. Sorse allora il proposito di innalzargli un tempio nel luogo stesso dove era nato, per onorarne la memoria.
Mentre si discuteva senza venire ad una soluzione concreta, ecco giungere a Grottaglie per venerare il nuovo Beato e affrettarne la canonizzazione, alcuni Padri, tra i quali il Provinciale P. Vulliet proveniente da Lecce (1828). Le memorie ci riferiscono che vennero accolti dalla popolazione quasi celesti messaggeri e con quell’affetto medesimo, col quale si sarebbe accolto il redivivo santo concittadino. I Padri si dimostrarono felici del proposito di costruirgli un tempio in vista della vicina canonizzazione. lntanto il popolo chiese con insistenza di udire uno dei confratelli del loro Santo. Cosi il P. Vulliet e gli altri due, P. Luigi Solari e P. Nicola Sorrentino, insieme predicarono gli Esercizi Spirituali nella Collegiata, dove il Santo era stato battezzato. Imponente fu il concorso di popolo. L’occasione era quanto mai propizia per domandare al Provinciale di aprire un Collegio di Gesuiti nella loro terra. Nella speranza di avere presto almeno una Residenza, si decisero finalmente a realizzare il progetto della chiesa. Cosi due anni dopo (1830), in una festa commossa di autorità e di popolo, Mons. De Fulgore benedisse la prima pietra del tempio, il quale sarebbe stato costruito a spese dello stesso arcivescovo e della cittadinanza. Nel giro di pochi anni (1838), l’anno precedente la canonizzazione, il tempio fu pronto ad accogliere i fedeli. Frattanto si intensificarono le richieste presso il nuovo Provinciale P. Francesco Manera, perché si degnasse di inviare stabilmente alcuni Padri, avanzando suppliche contemporaneamente al Re Ferdinando ll di Napoli. L’arrivo della buona notizia che il Papa Gregorio XVI aveva iscritto nell’albo dei Santi il De Geronimo (26 maggio 1839), fece salire alle stelle l’entusiasmo dei Grottagliesi, con l’aggiunta, cinque anni dopo (3 maggio 1844), che il medesimo Pontefice, accogliendo la supplica dell’Arciv. di Taranto Raffaele Blundo, creava S. Francesco Patrono principale di Grottaglie fissandone la festa patronale alla prima domenica di settembre. Questi fremiti di gioia riaccesero negli animi il desiderio di avere i confratelli di S. Francesco. A superare le difficoltà insorte di assicurare ai Religiosi casa e sussistenza intervenne la professione religiosa del P. Alessandro Lopez. Dovendo, in forza del voto di povertà, fare la rinunzia dei propri beni, con geniale pensiero di assegnare la rendita della sua proprietà (800 scudi annui) per la costruzione della Residenza, risolvette insperatamente il problema (1847).
Cosichè i lavori per la costruzione della casa poterono avviarsi fin dal 1849. Però Grottaglie poté accogliere i primi Gesuiti fin dal 1846, provvisoriamente sistemati in una casa privata, propriamente nel palazzo di Don Pasquale Gaeta, quasi vicino alla chiesa del Santo. Essi portano il nome di P. Miozzi, P. Massa e il Fr. Bartolomeo Folli. Il Manoscritto inedito (Arch. napol. S. J.) che ci informa dettagliatamente di quegli anni, dice: “I Padri erano tutti rispettati e amati non solo dal popolo, ma ancora dal clero che allora era ben istruito, tanto che ogni sera facevano a gara di conversare col P. Miozzi e P. Massa”. lntanto, qualche anno dopo, sopraggiunta la rivoluzione del 1848, per legge i Gesuiti vennero espulsi, nonostante la fiera opposizione dei Grottagliesi, affezionati a questi religiosi. Per le minacce del Pretore, un certo Trombetta acceso liberale, i Padri furono costretti a fuggire, e la reazione dei cittadini al suono delle campane a stormo che chiamavano alle armi il popolo, fu domata dall’intervento della polizia con a capo il giudice Trombetta. Sedata la rivolta del 1848, i detti Padri si ristabilirono a Lecce (scrive l’autore del manoscritto) ma “non mancavano mai di fare una scappatina a Grottaglie, e avveniva una festa quando venivano. Così passarono le cose dal 1846 al 1852. lnfatti, già dal 1851 cominciarono a rientrare alcuni Padri, guidati dal P. Quintino Raho, che fu il primo superiore della Residenza. Presero in affitto un’abitazione privata nelle vicinanze della chiesa e aprirono scuole. Il P. Raho si adoperò molto per la costruzione della Residenza, i cui lavori erano già stati avviati prima. Curò anche la chiesa di S. Francesco, affidata alla Compagnia di Gesù, arricchendo il tempio di altari, di quadri e di arredi preziosi. Ma soprattutto fu un apostolo che raccolse una messe abbondante di anime anche nei dintorni. Veniva stimato un santo, come lo dimostrò una dolorosa vicenda. Un giovane Sacerdote da lui molto beneficato ed anche ospitato in casa coi religiosi, non si dimostrava all’altezza del suo compito. Ai richiami patemi del superiore non solo non si emendò, ma si oppose con l’arma della calunnia presso l’Autorità ecclesiastica e presso gli stessi superiori della Compagnia. Ma questi, che ben conoscevano il P. Raho, gli vollero attestare la loro stima promovendolo alla carica di Rettore del Collegio di Reggio Calabria, facendolo sostituire a Grottaglie dal P. Pellegrino Zingone. Il P. Raho, a sua volta, durante i moti del 1860, si vendicò del calunniatore - e di chi, pur conosciutane l’innocenza dopo giudizio ufficiale - fu con lui poco generoso -, come si vendicano i santi col fare del bene. Il colpevole, però, si ricredette riparando al suo misfatto, al ritorno dei Padri nel 1897, mostrandosi molto benevolo con loro. Quando venne inaugurata la residenza, era il 31 luglio del 1852, ricorrenza di S. Ignazio di Loyola, il fondatore della Compagnia di Gesù. Oltre il P. Raho, tra i primi che l`abitarono, troviamo il P. Francesco Ballerini, anch’egli ritenuto un santo per l’austerità della vita e l’ardente zelo verso il popolo. Poi vi si aggiunsero il P. Rocco Pesce ed il Fr. Luigi Russo, che nel 1855 venne sostituito dal Fr. Domenico Micci, abile falegname a cui si devono alcuni magnifici confessionali nella chiesa e le belle e solide porte della chiesa e della Residenza. Questa, completata del primo e del secondo piano, fu pronta nell’agosto del 1855. Con la venuta del P. Pietro Chiavero, e quindi cominciò ad operare come Collegio con scuola di grammatica (1858). Cosi sembravano appagate le aspirazioni dei Grottagliesi. Ma solo per poco. lnfatti, in questi travagliati anni della fondazione i Padri poterono operare per un periodo ridotto e anche disturbato come si è visto, dal 1846 al 1860. Dal 1860 (17 giugno), comincia il lungo esilio dei Gesuiti, per effetto del decreto di espulsione del dittatore Garibaldi. A Grottaglie rimase soltanto il Fr. Giuseppe Lenti in abito secolare, per accudire alla chiesa, passata sotto il can. Pasquale Marinaro. Con la cacciata dei Padri, anche l’incipiente Collegio aperto dal successore del P. Raho, il P. Pellegrino Zingone, dovette chiudere i battenti, dispersi i professori, scuole e scolari. Grottaglie attese il ritorno dei Gesuiti per 37 anni fino al 1897, che segnò l’inizio di un rinnovato vigore, in un’ltalia divenuta Stato unitario dall'Alpi alla Sicilia, sotto la Monarchia Sabauda».


                                                                                         Cosimo Luccarelli


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