La
Santa dei casi impossibili nelle preghiere dell’amante
del
Duce
in “Passione e morte. Claretta e
Ben” edito da
Pellegrini
di Marilena Cavallo*
"Passione e morte. Claretta e Ben"
(Pellegrini editore, pagine 152, euro 14.00) è l’ultimo romanzo di
Pierfranco
Bruni. Un romanzo che ha aperto un vasto dibattito nazionale all’interno
della dialettica sia letteraria che storica. Pierfranco Bruni recupera
la
drammatica e “illuminante” avventura – destino tra Claretta Petacci e
Benito Mussolini e ne traccia, nella temperie del Fascismo morente, un
romanzo.
Ci sono personaggi, nomi che ritornano, vite spezzate. Campeggia nelle
parole di
Claretta Petacci anche una costante devozione a Santa Rita. Ma andiamo
per
ordine.
La storia c’è ma la si
cattura al di
fuori del rappresentato in un romanzo che ha come centralità,
certamente, il legame tra Claretta Petacci e
Benito
Mussolini ma ha soprattutto come elemento narrante la figura di un
Claretta che
per il troppo amore si è lasciata morire. Il concetto di “passione” nel
romanzo
di Pierfranco Bruni può essere letto in una articolazioni di metafore e
di
collocazioni non solo dentro la sensualità di un rapporto ma anche nella
religiosità dell’amore. In questo caso di amore e morte. Infatti la
“passione”,
che campeggia nel titolo, ma si evince in tutte le oltre 150 pagine del
testo
che fanno da controcanto alla prima edizione (una piccola plaquette di
poche
pagine risalente al 1996 dal titolo “Claretta e Ben. Il mio amore è con
te”) si
intreccia con la “morte”.
Passione e morte si legano
nel destino
di due personaggi che vengono recuperati come riferimenti non soltanto
letterari
ma si inseriscono in una pagina che è tutta giocata sulla griglia della
letteratura.
Infatti, accanto al racconto
che Bruni
raccoglie dai tasselli della storia ci sono elementi definiti, dallo
stesso
scrittore, ad intreccio. Accanto a dati precise, a punti storici, a
raccordi tra
la memorialistica e il sogno compaiono delle lettere immaginarie che
costituiscono il vero corpus del romanzo e qui Bruni si rivela nella sua
“destrezza” istrionica tra il poeta e il narratore. Ma è chiaro che
Claretta non
è un immaginario. È la donna che ha segnato le figure femminili di uno
scrittore
tanto che compare in altri suoi romanzi anche quando la dimensione
letteraria –
onirica si sposta su altri mosaici esistenziali e letterari.
Il fatto che mi ha commossa è
la
devozione che Claretta ebbe per Santa Rita, la Santa dei casi
impossibili. E
Bruni, più volte, fa riferimento alla Claretta che si rivolge a Santa
Rita. La
donna del Duce è la donna profondamente legata alla cristianità della
storia
drammatica di Santa Rita e proprio quando comprende il tragico scenario
dell’epilogo, in preghiera, Claretta invoca Santa Rita.
Nelle lettere immaginarie,
ma si tratta
di un fatto vero, Bruni ritorna su questa visione. Già, visione. Un
amore nella
tragedia della storia. Non è facile giudicare e tanto meno esprimere
giudizi.
Sia il termine passione che il concetto di morte hanno dentro il loro
viaggio
delle rivelazioni.
Credo che sia un romanzo che
vada letto
e meditato. Non bisogna pensare che ci sia la storia a prendere il
sopravvento.
Sono le emozioni, il teatro della vita, il tragico tassello dei fatti.
In una
lettera, ormai resa pubblica e di cui Bruni ne parla e le cui parole
restano
appese ai fili del tempo, Claretta scrive a Benito: “Il destino dei
grandi è
forse quello di essere traditi. È triste…”.
Il romanzo di Bruni, dal suo
viaggio a
Giulino di Mezzegra al dialogo con il padre, alle ultime pagine – diario
raccontano, in fondo, il travaglio sia di un’epoca e l’importanza che
ebbe
Claretta, con il suo amore, nella vita di Mussolini, come uomo. La
testimonianza
di Santa Rita in Claretta è una forza e un messaggio, pur nella
ambiguità stessa
del vivere di Claretta, che vive tra la passione e la morte. Proprio nel
momento
del tragico epilogo Claretta è una donna orante che invoca Santa
Rita.
* Saggista e docente nei
Licei
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