Ieri, se fosse stato ancora in vita, avrebbe compiuto 94 anni. Il
personaggio a cui mi riferisco vide la luce a Maglie il 23
settembre del 1916, in via San Giuseppe alle nove e zero minuti. Il
padre Renato Moro e la madre Fida Stinchi imposero al bimbo il nome di Aldo Romeo Luigi. Sì, proprio lui, "semplicemente"
Aldo Moro, il grande statista italiano per cinque voltePresidente del Consiglio
dei Ministri .
Sono stato indeciso,
visto che l'evento è passato quasi inosservato, circa il titolo da dare a
questo mio ricordo e sono stato combattuto tra due locuzioni: quella celebre
latina "sic transit gloria mundi" e quella meno fedele "sic transeat
gloria mundi". Ho propeso per la seconda, perchè a mio modesto avviso,
l'esistenza di questo grande statista è stata tutta indirizzata alla ricerca
del dare un senso alla propria vita.
Aldo Moro ha scritto tanto nella sua vita, ma ci sono dei suoi "scritti invisibili", che sono
quelli scaturiti dalle sue azioni indirizzate all'altro, al nostro prossimo e al
diverso da noi, che sono sicuramente di
eguale importanza, se non anche maggiore, dei tanti suoi scritti che occupano oggi
le nostre biblioteche. Vi voglio portare ad esempio due scritti. Il primo è di
Aldo Moro tratto da un discorso pronunciato a Milano il 3 Ottobre 1959.
"....Per questo scopo lo Stato
democratico impegna le sue leggi di giustizia e la sua azione coordinatrice,
propulsiva ed attiva; struttura la propria organizzazione e la impegna a
colmare le ingiustizie, a superare i dislivelli, a generalizzare le possibilità
di azione e di espansione, a creare le condizioni perchè ogni uomo sia presente
e conquisti la sua parte di beni secondo giustizia. E' opera di leggi e di
struttura sociale: è coordinamento efficace rivolto a fare in modo che nessuno
resti estraneo alla ricchezza della vita sociale. Ciò richiede una visione di
giustizia, una tensione ideale che superi la forza dell'abitudine e la
resistenza del privilegio.......... Una visione, dunque, di giustizia; una limpida
ed intransigente valutazione che, senza in nulla indulgere a un egualitarismo
astratto e demagogico, chiarisca le reali esigenze del progresso
democratico."
Qui si intravede il suo pensiero circa lo Stato che deve essere equo ed inserito in una società
solidale.
Il secondo scritto invece deriva dal suo "martirio" durato
55 giorni, inziato con il suo rapimento ed il massacro, con 91 colpi di arma da fuoco, della sua scorta in Via Fani, e conclusosi con il ritrovamento il 9 maggio del 1978 del suo corpo senza vita in via Caetani.
Lo scritto è la preghiera, scritta personalmente da Papa Paolo VI e che venne recitata dal Papa in persona, all'Omelia
della messa celebrata nella grande Basilica di San Giovanni in Laterano il 13
maggio del 1978.
"Ed ora le nostre labbra, chiuse
come da un enorme ostacolo, simile alla grossa pietra rotolata all'ingresso del
sepolcro di Cristo, vogliono aprirsi per esprimere il "De Profundis",
il grido cioè ed il pianto dell'ineffabile dolore con cui la tragedia presente
soffoca la nostra voce... E tu intanto, o Signore, fa che placato dalla virtù
della Tua Croce, il nostro cuore sappia perdonare l'oltraggio ingiusto e
mortale, inflitto a questo uomo carissimo e a quelli che hanno subito la
medesima sorte crudele; fa che noi tutti raccogliamo, nel puro sudario della
sua nobile coscienza, del suo esempio umano e cordiale, della sua dedizione
alla redenzione civile e spirituale della diletta nazione italiana!
Questo certamente è l'avvenimento che più ha segnato
la storia del nostro Paese dopo il 1945 e che ci ha fatto ritrovare dopo, un po' tutti
cambiati.
Aldo Moro è entrato a far parte violentemente della nostra storia
mostrandoci con le sue opere, oltre che con le sue parole, la sua personalità
marcante, sempre in cerca di intuizioni e di vie nuove per costruire il futuro non limitandosi mai a
gestire l'esistente.
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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis