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mercoledì 19 settembre 2012

Daniel Pennac e l’ importanza della “Lettura”

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di Filomena RUSSO
Daniel Pennac  scrittore francese, nato in Marocco nel 1944, titolare di una cattedra in un liceo di Parigi, si dedica all’insegnamento, scrive racconti per bambini e non solo; nel suo libro “ Comme  un roman”, precisa l’importanza della Lettura, e utilizza la sua esperienza di insegnante per riflettere su una attività, che non sembra più in voga presso i giovani.

I giovani, senza generalizzare, non amano leggere.  La televisione ,elevata alla dignità di ricompensa e la lettura, abbassata al rango di lavoro pesante, ingrato. La lettura é un piacere senza fine.  Non si può imporre la lettura, poiché il verbo << Leggere>>, dice Pennac, non sopporta l’imperativo;   avversione che condivide con alcuni altri verbi , per esempio: il verbo << Amare>> e il verbo << Sognare>>.
“Et si  au  lieu  d’exiger   la  lecture,  le professeur   decidait   soudain  de  partager  son  propre  bonheur  de lire?   Trad:   “E se invece di pretendere  la  lettura   il prof.  decidesse  ad un tratto (improvvisamente) di condividere la sua gioia di leggere?.
La lettura  sembrerebbe essere  il  flagello  dell’infanzia e non solo . Un bambino non  é molto curioso di perfezionare lo strumento (la lettura) con il quale lo si tormenta, ma se si fa in modo  che quello strumento (libro e lettura) serva ai suoi piaceri, presto si applicherà e lo sceglierà da solo , e si applicherà  nostro   malgrado .
Si cercano i metodi migliori per insegnare a leggere, ci si inventa di tutto, talvolta, si trasforma la stanza di un bambino in un deposito di libri, che tristezza, aggiunge Pennac, il metodo più sicuro di tutti,  quello che si dimentica sempre, é suscitare il desiderio di apprendere, poiché l’ interesse é la leva che porta sicuramente lontano.  Suggerimenti di natura pedagogica.
Una importante massima: “ Ciò che di solito si ottiene con assoluta certezza e molto velocemente é  ciò che non si  é affatto  pressati di ottenere”.
Paul Valéry, scrittore francese (1871-1945),aggiunge, sempre a proposito della lettura e di quanto la passione per essa inizi sin dalla più tenera età :
“Dans   l’^age   le plus tendre,  à peine  cesse-t-on de nous  chanter  la chanson qui   fait le nouveau-né sourir  et s’endormir,   l’ère des  contes  s’ouvre. L’enfant   les   boit  comme  il  buvait  son  lait. Il  exige  la suite  et  la répetition des merveilles ; il  est  un public  impitoyable   et  excellent. Dieu  sait   que d’heures  j’ai  perdue  pour  abreuver  de magiciens , de monstres, de pirates et de fées, des petits  qui criaient : Encore ! à leur  père   épuisé “    
Trad:  “Nella  più  tenera  età, dopo la canzone(ninna  nanna) che fa sorridere e addormentare il neonato, inizia l’era dei racconti. Il bimbo li beve come beveva il suo latte. Egli esige il seguito e la ripetizione delle meraviglie( che gli si raccontano) ; i bimbi piccoli sono un pubblico esigente e  eccellente. Dio solo sa, aggiunge Paul Valéry , quante ore ho impiegato per dare da bere a maghi, mostri ,pirati e fate, dei piccoli che gridavano : ancora! al loro padre spossato( sfinito di dover inventare altre storie).
Non si legge continuamente. Spesso i periodi di lettura si alternano  a periodi di dieta( o astinenza dal leggere) . Possedere intere biblioteche, che fanno bella mostra di sé,  non significa esercitare l’esercizio della lettura, né alimentare la passione per essa. Non tutti amano leggere e poi, leggere, perché ? Volendo se ne può fare volentieri a meno; ma se si vuole essere informati, conoscere, capire molte cose che d’emblée ci sfuggono, la lettura ci aiuta a capire, perché volenti o nolenti  ci impone una qualche riflessione, per esempio: l’uso del vocabolario per scoprire il significato delle parole che non conosciamo; e,  se si vuole interloquire con l’autore dello scritto in questione, è giusto anche capire profondamente il significato delle parole e, quindi, il messaggio che quello  scritto  propone; sia esso un articolo di giornale, un romanzo, un testo scolastico etc.  Ma ritorniamo a Daniel Pennac :” pochi oggetti suscitano, come il libro, un sentimento di assoluta proprietà ,caduti nelle nostre mani, i libri diventano i nostri schiavi. Come tali, subiscono i peggiori trattamenti, frutto degli amori più folli o di spaventosi furori. In veste di lettore noi ci accordiamo dei diritti, a cominciare da quelli che rifiutiamo ai giovani , che pretendiamo iniziare alla  <<Lettura>> :
1)     Le droit de ne pas lire                        Il diritto di non leggere
2)     Le droit de sauter des pages             Il diritto di saltare delle pagine
3)     Le droit de ne pas finir un livre         Il diritto di non terminare un libro
4)     Le droit de relire                                  Il diritto di rileggere
5)     Le droit de relire n’importe quoi      Il diritto di rileggere qualunque cosa
6)     Le droit au bovarysme                        Il diritto all’insoddisfazione sentimentale(romantica)
7)     Le droit de lire n’importe où              Il diritto di leggere non importa dove
8)     Le droit de grappiller                           Il diritto di scroccare
9)     Le droit de lire à haute voix                Il diritto di leggere ad alta voce
10)  Le droit de nous taire                           Il diritto di stare zitti

Daniel Pennac conclude dicendo che ha scelto  il decalogo, perché é un numero pari , poi perché  é il numero sacro dei famosi “Comandamenti” e che é piacevole  per una volta vederli  servire ad una lista di autorizzazione. Poiché se vogliamo che i nostri figli, che i giovani leggano, é importante concedere loro i diritti ( di lettura, secondo il decalogo), che noi ci concediamo.
La lettura  rende l’uomo più umano .Il dovere di educare consiste nell’insegnare a leggere ai ragazzi, iniziandoli alla letteratura, dando loro i mezzi  di giudicare  liberamente se provano o non  <il bisogno dei libri>.    

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