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lunedì 26 marzo 2012

Semplici considerazioni: Mestieri e Professioni

di Filomena Russo
Un tempo, nel novero dei mestieri c’era  il meccanico, l’idraulico, il falegname, il calzolaio etc.
Nel novero  delle professioni: c’era il notaio, il medico, l’avvocato, l’ingegnere  etc. Questi mestieri e  professioni non sono scomparsi sono solo in sofferenza, data la crisi, ma un mestiere/professione, che va per la maggiore da molti decenni è il “Politico”.
Fare  il “politico” era una carica onorifica oltre  che “Onorevole” da cui deriva l’appellativo, che non esiste in nessun paese al mondo; infatti si dice monsieur Sarkosy o  madame  Merkel. Per uomini di altri tempi, non che non avessero difetti e/o interessi, era onorevole occuparsi  e preoccuparsi della Giustizia, della Legalità, delle Regole importanti per governare un paese.  Oggi, però, ma dura
ormai da molti anni, fare “l’Onorevole” significa  fare un “mestiere” redditizio e carico di  privilegi. Tale “mestiere” permette di restare sempre a “galla” essere  sempre presente qualunque sia il colore  politico,  ammesso che di colori si possa ancora parlare, perché un barile di cloro li  ha tutti sbiaditi, facendoli diventare una uniformità informe, dove non si distingue più  la mano destra dalla
mano sinistra, il bene dal male, perché, per  quanto apparentemente litighino,alla fine finiscono con l’essere tutti d’accordo. Infatti “per il bene comune,” di cui blaterano tanto, serve soprattutto a salvaguardarsi; scranni,  poltrone e poltroncine. La cosa più sbalorditiva è sentire questi signori discutere e usare “Noi” abbiamo fatto o  detto questo, “Voi” invece non avete fatto o detto quello. Tra il “noi” e il “voi” dimenticano che c’é tutto un popolo che di volta in volta si trova ad essere governato da questi o da quelli e che i veri vincitori sono sempre loro. Gli stessi, inossidabili, onnipresenti, e onnipotenti politici, che da anni e anni sono lì a godere di ciò che non è  frutto del sudore della fronte e che il solo vinto  ahimé   è   sempre il cittadino/popolo, perché annosi problemi  presenti nella vita di tutti i giorni non sono mai stati risolti. Allora viene spontaneo pensare che se questi signori provassero a lavorare così come fanno tutte le altre persone, forse capirebbero cosa significa guadagnarsi il pane quotidiano;  affrontando il precariato dei giovani, la malasanità, i trasporti lenti e inefficienti (in certe zone d’Italia), la scuola pubblica  depauperata di tutti i suoi valori e le sue potenzialità. Ma forse è proprio per questo che si danno alla politica, perché una volta eletti sono legittimati e istituzionalizzati a vita. I giovani e non solo, i  cittadini in genere sono sconcertati, confusi e/o indifferenti  dal contegno di queste persone, e di fronte a questa politica.
Non si crede più in nulla se non nel proprio interesse. La corruzione pubblica e privata diventa costume normale. Ci sono sempre mille e una attenuanti per qualunque azione, anche per le più scorrette, ed é sempre più difficile individuare e perseguire la responsabilità di qualcuno, in particolare, quando trattasi di persone tutelate .  La Giustizia, la Legalità, l’Uguaglianza diventano, nei diritti e nei doveri,parole vuote,di cui si usa e si abusa, ma poi é difficile perseguire il riscontro con la realtà.  Queste persone dovrebbero essere esempio di integrità morale,coerenza e correttezza sociale e politica.
Già MONTESQUIEU (1689-1755) nelle “Lettres Persanes” critica la società del suo tempo dal punto di vista morale e  politico.  Certi diritti di nascita vennero aboliti nel XVIII secolo (1789) durante la Rivoluzione Francese, ma a quanto pare certi privilegi nel XXI secolo sono duri a morire; poiché vige soprattutto il nepotismo, e,” la meritocrazia”, di cui tanto si parla non sembra avere alcun valore, poiché i giovani  meritevoli, per essere apprezzati, sono costretti ad emigrare.  Nel nostro paese, così permeato di certi costumi, non si riesce a cambiare,ma neanche  a scalfire un certo modo di fare, e, dove é sempre più attuale il “comparaggio”. Il così detto “cittadino comune” o il “popolo sovrano” in nome del quale tutto si propone e si realizza, non ha più motivo di essere dopo che ha dato il proprio consenso elettorale. Un’espressione ricorrente  a dir poco comica, se non fosse drammatica è: “il popolo lo vuole” “il popolo ce lo  chiede”, dimenticando, forse,che da un bel po’ quel “popolo sovrano” non ha neanche il diritto di scegliere le persone che lo rappresentino, ma che, tra tanti cibi preconfezionati, sceglie il surgelato, la cui confezione appaga di più la vista, sperando sempre che  non sia un prodotto non solo indigesto, ma anche nocivo.

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