IL SUO NUOVO LIBRO, IN ANTEPRIMA
NAZIONALE NELLA CITTA’ IONICA, HA CONCLUSO LA RASSEGNA “PERCORSI
D’AUTORE” DELLA BCC SAN MARZANO DI SAN GIUSEPPE
Il filosofo Umberto Galimberti conquista Taranto. Oltre 350 persone, stipate
nell’Aula Magna della Facoltà di Giurisprudenza del capoluogo ionico hanno
preso parte all’evento conclusivo della Rassegna “Percorsi d’Autore”, promossa
dalla BCC San Marzano di San Giuseppe che nel corso dell’edizione 2012 ha
ospitato autori giovani, esordienti, affermati.
Un mix poliedrico che è stato
suggellato da quest’ultimo evento, con il Prof. Galimberti che ha presentato in
anteprima nazionale il suo nuovo libro “Cristianesimo – La religione del cielo
vuoto” (Feltrinelli 2012). Introdotto dal Direttore Generale della BCC San
Marzano di San Giuseppe,
Emanuele di Palma, e dal Preside della Facoltà di
Giurisprudenza,
Antonio Uricchio, il Prof. Galimberti ha animato la serata
offrendo la
sua
visione del Cristianesimo, riconoscendogli il merito di aver dato vita e forma
all'Occidente, ma che - a questo Occidente - a causa di un’eccessiva
arretratezza e per la sua incapacità di comunicare, ha anche strappato il cuore
autenticamente religioso. Partendo dal concetto di follia, insito nell’essere
umano sin dalla sua origine, ha esplicato come sempre più, seppur in maniera
velata e involontaria, si accenda un fortissimo desiderio di protezione e
rassicurazioni.
Perchè il “cielo”
del Cristianesimo è vuoto? Per Galimberti questo dipende «dalla circostanza che
il Cristianesimo ha eliminato dal concetto di Dio la pienezza della vita. La
vita è bene più male, giustizia più ingiustizia, mentre il Dio cristiano (a differenza di quello ebraico e
islamico) è solo bene e solo giustizia, incapace per questo di rispecchiare la
totalità della vita. Liberando Dio dalla responsabilità del male il
Cristianesimo è rimasto privo della dimensione del sacro che non conosce la
distinzione tra il bene ed il male ma possiede una ambiguità che però rispecchia
l'ambiguità della vita. Il Cristianesimo, ridotto ad etica, non riesce quindi a
riempire il cielo della storia che quindi, per l'Occidente, è vuoto. L'Occidente
di cristiano, però, non ha solo le radici ma il tronco, i rami, le foglie, i
frutti tutto è cristiano in Occidente. Tutta la cultura anche quella
apparentemente più lontana (persino Marx!) è pervasa dal Cristianesimo perché
si basa sul legame passato-presente-futuro, dove il passato è negativo da
superare, il presente è azione per realizzare il futuro che è migliore. Questo
ottimismo del progresso continuo trova in sé la sua forza ma anche il suo
limite quando l'orizzonte del futuro non pare più limpido e forse non sarà
migliore (e questo lo sanno bene i nostri giovani)». Galimberti non pare però
giudicare negativamente il messaggio cristiano quando divide la Chiesa in
Chiesa dell'Amore e Chiesa del Potere e
malinconicamente afferma che «i rappresentanti della Chiesa dell'Amore
(don Ciotti, il cardinale Martini) non diventeranno mai Papa».
Un incontro che
solleticato la riflessione e stimolato, in chiusura, una serie di domande e
interventi, al quale il Prof. Galimberti non si è sottratto, cercando di
fornire un ulteriore e apprezzato contributo all’evento.
Il relativismo di Umberto Galimberti
RispondiEliminada “Cristianesimo”, p. 142:
“[…] per la stessa ragione Endos interroga Davide con queste parole: Perché vuoi mettere un cappio intorno alla mia nefeš così da farmi morire? (1 Samuele, 28, 9).
Il filosofo di nome Galimberti “si impanca con arroganza” e predica che per affrontare “disagi”, “problemi” ecc., che vive il nostro tempo, “la cultura è la chiave di svolta”.
Ora, scrivendo “Endos interroga Davide”, il Galimberti non solo dà segno d’incultura, perché è un’asineria, ma è chiaro altresì che lui non ha mai letto il cap. 28 di 1 Samuele, altrimenti si sarebbe forse accorto che la negromante di Endor, nome di luogo geografico, e non “Endos” nome proprio, non ha mai detto queste parole a Davide, bensì a Saul, che in quel frangente era pure travestito e perciò irriconoscibile.
La stessa asineria è già presente in Psichiatria e fenomenologia, uscito nel 1979, alla p. 87, e tutto il cap. 2. La religione biblica e la maledizione della carne, della Parte prima, è fabbricato con plagi a H. W. Wolff, G. Barbaglio, A. Marranzini, O. Cullmann, ecc., documentato con il saggio Ezio Mauro e l’asinus in cathedra nel sito del sottoscritto, alla sezione “il paese dei ciarlosofi”.
La stessa asineria è pure presente in Orme del sacro, alle pp. 97-98, ecc.
Solo a fronte di questi piccoli esempi, il “relativismo culturale” di Galimberti non è l’“anticamera del nichilismo”, bensì un tragicomico nonché pernicioso nichilismo …
Vincenzo Altieri