Pierfranco Bruni su Rai 3, “Spazio Libero”, traccia un profilo,
tra i
versi e l’incontro con i luoghi,
del poeta Giorgio Caproni nato cento anni fa e scomparso nel 1990. un
poeta, il
mare e le città. L’appuntamento andrà in onda domani venerdì 9 novembre
alle ore 10.00 nei programmi di Rai 3.
Passeggiando per Roma Pierfranco Bruni racconta i segni che
hanno
caratterizzato l’immaginario poetico di Caproni. Bruni, in una sintesi
ben
definita sul ruolo della poetica di Giorgio Caproni, attraversa, grazie
ad un
profilo articolato, un secolo di poesia e di proposte letterarie.
La puntata è dedicata a Giorgio Caproni, il poeta ligure, nato a
Livorno
e morto a Roma, ma, chiaramente, come sempre, non mancano spunti e
proposte
letterarie che aprono una prospettiva interpretativa a tutto il
Novecento
poetico.
Bruni che ha dedicato studi e pubblicazioni sia a Caproni che a
tutto il
Novecento poetico europeo e mediterraneo crea delle atmosfere in cui il
linguaggio si trasforma in immagini vere e proprie. E sul Caproni delle
prime
poesie si sofferma dando un segno tangibile alla poetica dell'ermetismo
che
nasce proprio durante i grandi dibattiti sulla poesia del Novecento sino
a tutta
la letteratura contemporanea.
La morte il tempo, le distanze e il viaggio sono per Caproni,
ha
affermato Bruni, l'asse intorno al quale si muove l'anima della poetica.
Una
poetica che ha un segno tangibile proprio nella presenza del viaggiatore
come
costante elemento sia allegorico - onirico che reale.
“I simboli e i miti, dichiara Pierfranco Bruni, sono i punti di
riferimenti di una poetica tutta intrisa di metafore e di allegorie.
Appunto
l’allegoria è dentro il linguaggio ma anche dentro una poetica
fortemente
vissuta tra le pareti di una costante nostalgia. Caproni, sempre Bruni, è
un
poeta che è parte integrante anche della mia formazione e alla sua
poetica devo
l’approfondimento di un ermetismo diretto e intrecciato tra le mie
parole”.
La traiettoria e il tragitto
sono in
Giorgio Caproni l’insieme della meta, del fine, della fine,
dell’annuncio e
della pazienza nell’incrocio stretto tra le parole e il battito di un
recitativo
che scava nel labirinto del proprio esistere. Un esistere poetico che ha
come
inizio il 1936 con un testo dal titolo:
“Come un’allegoria” e un congedo post mortem che ha rimandi
metaforici
forti: “Res amissa”, libro pubblicato nel 1991.
Tra l’incipit e il concluso,
come ferita
non cucita (o percorso incompiuto) volutamente dal destino, c’è “Il
passaggio di
Enea” che racchiude poesie tra gli spazi di un tempo che collega il 1943
al
1955. Poi ci sarà “Il seme del piangere” e ancora “Il muro della terra” e
così
tra i labirinti dei linguaggi che si focalizzano in un camminare tra
città lungo
le vie dei treni o i corridoi delle biciclette.
Accanto a questi aspetti Bruni focalizza l'attenzione sulle
città e sui
vicoli che portano al mare. In Caproni la città e i vicoli sono una
geografia
che diventa fotografia del cuore. Un mosaico che Bruni riesce a
costruire con
intermittenze che danno un senso vitale alla poesia. Caproni ha segnato i
“destini” di generazioni completamente diverse che vivono nella storia
della
letteratura italiana del Novecento.
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