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lunedì 12 novembre 2012

La battaglia di Taranto


Non molti ricordano quel che accadde la notte tra 11 ed il 12 Novembre del 1940 ed eppure è stato un avvenimento, "La battaglia di Taranto", che ha segnato in maniera violenta il nostro territorio ed in particolar modo la città di Taranto ed ha modificato anche le tattiche di guerra in mare. Ma veniamo ai fatti. L'Italia era entrata in guerra il 10 giugno 1940 affrettatamente, convinta che la guerra in Europa volgesse al termine con la vittoria della Germania, e presentava quindi molte carenze organizzative e soprattutto impreparazione militare, come dimostreranno i fatti anche che sto per ricordare. Con lo slogan "spezzeremo le reni alla Grecia" avevamo dato inizio alla campagna di Grecia con un'invasione bellica, evitabilissima, in quanto sarebbe stato più redditizio un avvicinamento politico con il governo greco che era dichiaratamente filo nazi-fascista.
 (Per inciso il bilancio italiano della guerra in Grecia vide l'impiego di 500.000 soldati con  13.800 morti in battaglia, 50.000 feriti e 25.000 dispersi). La mossa tattica consisteva nel conquistare la Grecia ed avere in questo modo il controllo del Mediterraneo orientale. L'Inghilterra per scongiurare questo pericolo decise di colpire l'Italia, allestendo un'operazione per affondare o danneggiare le unità navali italiane dislocate nella base militare di Taranto. La base navale di Taranto  era forse la migliore base logistica navale, bene attrezzata per la riparazione delle unità danneggiate, grazie alla disponibilità di grandi bacini di carenaggio, e soprattutto per la presenza nel suo arsenale di tutti i pezzi di ricambio per tutte le dotazioni di bordo di tutte le unità navali. La sinergia di questi "tutti" era però in parte vanificata dalle gravi carenze che riguardavano le difese antiaereo ed antisiluramento della base, logiche conseguenze della precipitosa ed intempestiva entrata in guerra. Le batterie antiaeree erano insufficienti come numero e come potenza di fuoco e soprattutto non erano assistite dai radar e la rilevazione degli aerei nemici erano affidate a strumentazioni risalenti al primo conflitto mondiale. A complicare la situazione c'era anche che dei circa 13 Kilometri di rete antisiluro necessari per la protezione della base, erano disponibili e posizionate solo la metà. Tutte queste situazioni erano note alla Marina inglese, che decise di sferrare l'attacco alla base di Taranto con aerosiluranti, facendoli partire da portaerei, un'unità che la Marina italiana aveva sempre sottovalutato. Le notizie  di un aumento delle attività della marina inglese tra la Sicilia e l'Africa, come pure quella relativa all'arrivo  di nuove navi attraverso lo stretto di Gibilterra nel Mediterraneo, non impressionò molto il nostro controspionaggio, che si limitò ad allertare e neppure in maniera alta, le basi militari navali dell'Italia meridionale ed insulare.  Alle ore 20.30 del 11 novembre dalla portaerei inglese Illustrious, che navigava a circa 200 km da Taranto, partì la prima delle due squadre di aerei che attaccarono la base. Le squadre erano entrambe formate da aerosiluranti, da bombardieri e da aerei bengalieri, che servivano ad illuminare la notte per permettere agli aerosiluranti di colpire il bersaglio. Nel porto di Taranto il giorno dell'attacco aereo si erano riparate molte navi da guerra. La prima squadra di aerei giunse su Taranto alle 22.55 e si scatenò l'inferno ed in rapida successione arrivò anche la seconda squadra. La battaglia durò circa cinquanta minuti . Solo due aerei nemici, centrati dalle batterie antiaeree non fecero ritorno alla portaerei. Il bilancio italiano invece fu pesantissimo: le corazzate "Littorio", "Cavour" e " Duilio" subirono gravissimi danni.
 L'incrociatore "Trento" fu centrato da diverse bombe subendo danni rilevanti, ma solo alle strutture del ponte, mente le cacciatorpediniere "Libeccio" e "Pessagno" subirono solo lievissimi danni. Si contarono purtroppo anche 58 morti e 581 feriti, mentre i danni arrecati alle attrezzature portuali furono irrilevanti.  La Littorio fu recuperata subito dopo l'attacco ed immessa nel bacino di Taranto il 12 dicembre 1940 rientrò in squadra il 9 marzo 1941; la Duilio fu trasferita a Genova il 26 gennaio 1941 e rientrò in squadra il 16 maggio 1941; La Cavour fu trasferita a Trieste il 22 dicembre 1941, ma difficoltà impreviste e altre priorità fecero si che la nave non rientrasse più in servizio. L'esito dell'incursione dimostrò soprattutto quanto fosse sbagliata la convinzione secondo cui gli aerosiluranti non avrebbero potuto colpire le navi all'interno delle basi, a causa dei bassi fondali e sfortuna o attività di spionaggio volle che i siluri degli aerei inglesi fossero tarati per quell'occasione 10,60 metri e che le nostre reti antisiluro fossero profonde solo 10,00 metri. Tutti questi avvenimenti hanno contribuito alla realizzazione della" nostra  Pearl Harbor".
Chi  vuol saperne di più, pùò aprire il filmato relativo all'avvenimento.

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