“Graecia Europae parva terra est, sed fama Graecorum
totum mundum peragravit et vere nos filii Graeciae sumus…”. “La Grecia è
una piccola terra dell’Europa, ma la fama dei Greci si diffuse in tutto il
mondo e, in verità, noi siamo figli della Grecia”.Era questo che si studiava a scuola, nei mitici anni della
gioventu’,ma è come se la Storia non avesse insegnato nulla ad un tronfio
organismo vivente.
L'Europa tutta riconosce nella civiltà greca, e poi latina, le radici storiche del proprio mondo e
il tesoro inesauribile della memoria comune del vecchio continente. La lingua
greca, sfruttando la sua estrema malleabilità e la sua formidabile potenza
espressiva, ha dato voce al pensiero filosofico e, attraverso di esso, a
concetti come quello di libertà, di virtù, di democrazia, di politica,
dell'idea che trascende la miseria transeunte ed immanente.
Il medesimo toponimo "Europa", di origine incerta,secondo molti studiosi deriva dal greco antico εὐρύς (
eurus), che significa "ampio" e ὤψ/ὠπ-/ὀπτ- (
ōps/
ōp-/
opt-), che significa "occhio, viso", quindi
Eurṓpē, "largo sguardo", "ampio d'aspetto".E' la lingua in cui s'è forgiato tutto il lessico
intellettuale europeo, che ancora oggi s'adopera nell'intero mondo occidentale
ogni volta che si fa riferimento a creazioni o scoperte dello spirito umano,
alle scienze della natura, alla medicina, alla filosofia.Possiamo iniziare con
il ricordare che quasi tutti gli alfabeti europei derivano da quello greco, o
attraverso l'alfabeto latino, oppure direttamente tramite le nazioni
dell'Europa orientale. Attraverso la loro lingua i Greci hanno trasmesso una
gran parte del loro patrimonio alle nazioni europee. I primi a recepire questa
sostanziosa eredità furono i Romani; per le lingue romanze, invece, questo
assorbimento avvenne attraverso il latino, mentre per le lingue germaniche e
soprattutto per l'inglese, questo avvenne direttamente. I termini tecnici e scientifici greci hanno sempre
esercitato una grande influenza sul latino prima e sulle altre lingue poi. I
Greci hanno prestato, e in qualche modo prestano ancora oggi, quelli che sono i
termini fondamentali delle scienze e delle lettere, perciò il greco antico non
è esattamente quel che si dice una lingua morta. Possiamo pensare, per esempio,
alla parola
ἐκκλησσία
che in greco antico significa "assemblea", soprattutto assemblea di
persone che dovevano deliberare su questioni particolari; nel Nuovo Testamento
cambiò il suo significato in Chiesa, intesa come corpo dei cristiani e, dal
momento che tutte le parole latine che si riferiscono alla organizzazione della
Chiesa sono di origine greca, anche
ἐκκλησσία fu presa a prestito, dando poi
luogo alla
iglesia spagnola, al francese
eglise e al termine
chiesa
in italiano. Nel campo dell'educazione il programma greco per l'istruzione
elementare comprendeva la lettura, l'esposizione e degli esercizi su grandi
autori; la grammatica consentiva poi lo studio teorico della struttura della
lingua. Il primo testo grammaticale, scritto da Dionisio Trace, ebbe un tale successo
da rimanere la base dell'insegnamento della grammatica greca nell'era
bizantina; poi, attraverso la grammatica latina e gli studiosi del
Rinascimento, ha avuto una influenza duratura sull'insegnamento moderno.Nei
Dialoghi
Platone sviluppò la dialettica come metodo di ricerca per la scoperta
della verità. La forma dialogica, ripresa da studiosi latini come Cicerone,
ebbe grande successo durante il Medioevo e poi nell'età moderna grazie agli
umanisti rinascimentali. In tutta Europa l'insegnamento della retorica ha seguito i
principi formulati da Gorgia, Isocrate e Aristotele. Isocrate è stato
considerato il padre dell'Umanesimo ed i suoi ideali, recuperati in Occidente
durante il Rinascimento, hanno dominato il classicismo fino quasi ai giorni
nostri.Per quello che riguarda la letteratura, l'
Iliade e l'
Odissea
di Omero non hanno rappresentato solo l'inizio della letteratura europea, ma
sono anche due capolavori narrativi immortali riconosciuti come tali.
L'influenza di Omero pervade tutta la tradizione culturale europea, dando adito
a molte imitazioni, le più famose delle quali sono l'
Eneide di Virgilio
e la visita dantesca agli inferi. L'
Odissea racchiude al suo interno
anche il racconto di un viaggio, un genere letterario che ha avuto fortuna e
che si è sviluppato nei racconti di viaggi fantastici del Medioevo e del
Rinascimento, fino ai
Viaggi di Gulliver.La parte dell'
Odissea in cui Telemaco parte alla
ricerca del padre viene ripresa da Joyce nel suo
Ulysses; il ritratto
romantico di Nausicaa ha ispirato la descrizione della passione di Didone per
Enea.
Le opere dell'altro grande poeta epico, Esiodo, hanno
ispirato molti autori tra cui Ovidio, le cui
Metamorfosi iniziano con la
creazione, seguendo la tradizione didattica di Esiodo.La grande poesia lirica greca comprende quasi tutti i generi
ed è stata prodotta quasi ininterrottamente dall'VIII secolo a.C. fino ai
nostri giorni. Oltre ad avere influenza sulla produzione degli autori romani
ispirò molti altri poeti a partire dal Rinascimento; questo tipo di poesia
centra la propria attenzione sulla vita e mostra attraverso quali percorsi
raggiungere la propria consapevolezza. Credo di poter affermare che il fattore
caratterizzante della storia greca, o, almeno, della storia greca classica, è
il modo di vita dell'uomo greco, un modo di vita da cui, non soltanto gli
aspetti sociali, economici, politici vengono condizionati, ma anche quelli
culturali, morali e religiosi della sua formazione. L’uomo greco vive
κατὰ πόλεις ed è la
polis
(citta’ stato)che fa di lui un animale politico(ζ
ῷον πολιτικόν
),
un cittadino, diverso dal barbaro(
βάρβαρος)che è un
suddito:opposizione fra l'uomo libero, perché cittadino, e l'uomo servo. Nata
dalla riforma oplitica del VII secolo e dallo spirito di solidarietà che la
anima, la
polis è fondata sull'
ἰσονομία,
la parità di diritti di tutti gli uguali davanti alla legge, sulla
partecipazione di questi uguali alla gestione della comunità, sulla adesione a
culti comuni. Lo sbocco naturale di questa concezione è la democrazia, che ha in
Atene la sua attuazione più piena. Essa rappresenta una esperienza di
partecipazione politica e di pace sociale che nessun'altra città greca e
nessuno stato moderno ha vissuto con altrettanta intensità. In un passo del
famoso discorso di Pericle sui caduti del 1° anno di guerra (II, 37, 1)
Tucidide afferma: “Noi abbiamo una forma di governo che non imita le
costituzioni dei vicini, ma siamo noi stessi di esempio agli altri. Quanto al
nome, essa è chiamata democrazia, perché è amministrata non già per il bene di
poche persone, bensì per una cerchia più vasta; di fronte alla legge tutti,
nelle controversie private, godono di uguale trattamento; e, secondo la
considerazione di cui uno gode, poiché in qualche campo si distingue, viene
onorato, non tanto per la sua parte politica, quanto per la sua virtù; né la
povertà, se ha qualcosa di buono da fare per la città, trova impedimenti per
l'oscurità della sua situazione sociale”. Anche se è discutibile l'affermazione
che la democrazia è nel mondo antico un'invenzione ateniese, è certo che ad
Atene la democrazia assume piena coscienza di sé e riceve, nel dibattito
ideologico del V e IV secolo a.C., la sua definizione: la sua forza è nella
pace sociale che la caratterizza, nel vastissimo consenso popolare che la sostiene.
Istituita pacificamente essa si conserva pacificamente: si identifica con la
tradizione, non solo politica, ma anche religiosa del popolo, è la vera
πάτρια πολιτεία la
costituzione dei padri. In Atene il concetto di rivoluzione (
νεωτερισμός) si
associa non con la democrazia, ma con il suo contrario, oligarchia e tirannide.
L'intensità con cui l'esperienza democratica è vissuta in Atene, resta così il
massimo contributo che la esperienza politica greca ha dato alla storia del
mondo ed è inscindibile dal patrimonio culturale che la Grecia ha dato alla
formazione della coscienza occidentale. Essa trova peraltro il suo limite nella
incapacità della
polis di superarsi. Atene, la città più democratica al
suo interno, è anche la città egemone
(
ἐπικρατής )per eccellenza nei riguardi degli
alleati sudditi, ai quali impone la sua
ἀρχή.
(impero). Gelosissimo della sua cittadinanza, il δ
ῆμος
(popolo) è imperialista. Così, nel rapporto fra greci, l'esasperazione,
propria della
polis degli ideali di autonomia e di
ἐλευθερία,(liberta’)provoca
le interminabili guerre egemoniche che dilaniano la Grecia nel V e IV secolo, e
la ricerca affannosa di un equilibrio internazionale fondato sul diritto: la
pace comune, la κοινή
εἰρήνη,
con cui i greci tentano, dal 386 a.C., di risolvere i loro problemi, è un
tentativo, estremamente interessante nei principi che lo informano, effimero
nei risultati, e ricorda da vicino, per il suo carattere di alleanza
multilaterale su principi di diritto, i grandi organismi internazionali del
nostro tempo.Il pensiero etico-filosofico di Aristotele è in stretta
relazione con gli sviluppi della teoria politica.Egli afferma: l'uomo è per
natura un animale politico ed il suo contesto ideale è la città. La
polis è
per Aristotele la più importante forma di associazione e il suo pensiero
politico, per il suo valore anticipatore, è vicino alle teorie politiche
degli scienziati moderni. E i grandi onori
riservati ai vincitori delle olimpiadi ai quali veniva riferito l'ideale
estetico e religioso del mondo greco
"καλὸς κἀγαθός" (
καλὸς= bello - nel senso di individuo che aveva raggiunto la piena perfezione ed
equilibrio di tutti i propri talenti fisici, ma anche psichici e razionali,
quindi non in senso puramente estetico -
e κἀγαθός = buono - non in senso morale, ma nel senso di prescelto da Dio; basti pensare
ad Ulisse amato dagli dei, ma al tempo stesso fedifrago e menzognero)?.Ai vincitori delle gare
si dedicheranno ritratti, statue, monumenti, proprio perché il singolo
individuo agli occhi degli spettatori incarnava la presenza di Zeus che aveva
concesso il suo favore all'atleta che aveva vinto. Chi partecipa alla gara
entra in contatto con la divinità e non necessariamente il vincitore è il più
forte o il meglio allenato, né il più fortunato. Egli è il "prediletto di
Dio".
Voglio chiudere con alcuni versi di Mimnermo,lirico greco,versi che racchiudono quello che e’ lo spirito e la problematica immortale
dell’uomo,antico e moderno. Leggerli e tradurli,in questo nostro “tempo mite e
sonnolento”(Gozzano),non e’ un semplice esercizio lessicale ma cibo voluttuoso
per l’anima e la mente, l
’ ἀμβροσία
(il nettare) degli dei.:
ἡμεῖς δ', οἷά τε φύλλα φύει πολυάνθεμος ὥρη
ἔαρος,
ὅτ'
α
ἶψ'
α
ὐγ
ῆις α
ὔξεται
ἠελ
ίου,
τοῖς
ἴκελοι
πήχυιον
ἐπὶ χρόνον ἄνθεσιν
ἥβης
τερπόμεθα,
πρὸς
θεῶν
εἰδότες οὔτε
κακὸν
οὔτ'
ἀγαθόν· Κῆρες δὲ
παρεστήκασι
μέλαιναι
ἡ
μὲν
ἔχουσα
τέλος
γήραος
ἀργαλέου,
ἡ
δ' ἑτέρη
θανάτοιο·
μίνυνθα
δὲ
γίνεται
ἥβης
καρπός,
ὅσον
τ' ἐπὶ γῆν κίδναται
ἠέλιος.
αὐτὰρ ἐπὴν δὴ τοῦτο τέλος
παραμείψεται
ὥρης,
αὐτίκα δὴ τεθνάναι βέλτιον
ἢ
βίοτος.
Questa volta, non traduco io.
Depongo la penna e il
calamo ,con inchino rispettoso, di fronte alla meravigliosa traduzione di
Salvatore Quasimodo. G o d i a m o c e l
a :
Al mondo delle foglie che nel tempo
fiorito della primavera nascono
e ai raggi del sole rapide crescono,
noi simili a quelle per un attimo abbiamo diletto del fiore dell'età,
ignorando il bene e il male per dono dei Celesti.
Ma le nere dee ci stanno a fianco,
l'una con il segno della grave vecchiaia
e l'altra della morte. Fulmineo .
precipita il frutto di giovinezza,
come la luce d'un giorno sulla terra.
E quando il suo tempo è dileguato
è meglio la morte che la vita.
E cosa dire se non : Σ 'αγαπώ, Ελλάδα ?
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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis