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giovedì 26 giugno 2008

Non ho aspettato il fine settimana

Questa volta non ho aspettato il fine settimana per leggere LIVÙ, appena acquistato dal mio edicolante di fiducia ed amico, Ciro Quaranta, ho cominciato a leggerlo, dopotutto quel viso così rassicurante del nostro Monsignore invita alla lettura e non nascondo che sono corsa subito alla cover story.
Mi duole dirlo, ma sono rimasta delusa, mi aspettavo di più da questa intervista, l'ho trovata glaciale e molto simile ad un asettico curriculum vitae.
P
eccato, mons. Ligorio, nostro sempre caro don Salvatore, avrebbe meritato più passione e meno laicismo. Questa è una mia opinione.
Come al solito divertente Pietro Spagnulo con la sua esilarante locandina e il pezzo "parla come mangi". Avrei evitato l'articolo sull'Estrò, se non altro per rispetto allo stesso mons. Ligorio e alle Clarisse del nostro convento, anche in questo pezzo, molta laicità, mancanza di passione e spiritualità. Si sente che i latori del pezzo non hanno nulla a che fare con la stessa spiritualità e la Fede che non si inventa: o si crede o non si crede, non ci sono mezze misure!
E per finire l'argomento suicidio, dopo lo strazio del povero Paolo, affrontato con molta superficialità e con una inopportuna difesa della scuola che anche se non ha colpe, non è aliena da etichettature e discriminazioni in cui molto spesso le comunità scolastiche cadono arrecando danni. Con questo non ho nessuna intenzione di generalizzare o colpevolizzare qualcuno o qualcosa, anzi, ritengo che anche nella scuola ci siano esempi di grande umanità e impegno per evitare che i giovani devino e compiano atti inconsulti. Ma su una cosa dobbiamo esserne certi, se il mondo sta andando a rotoli è perché la morale sta andando a puttane, la famiglia non è in grado di far fronte e quindi a mediare e filtrare messaggi deleteri che stanno portando i nostri giovani fuori strada. Una famiglia sempre più impegnata a non far mancare il materiale, ma per quel che concerne lo spirito, l'educazione e la coltivazione delle aspirazioni e delle passioni dei nostri figli è lontana anni luce dall'essere di aiuto.
Dai nostri figli spesso vogliamo solo quello che noi avremmo voluto essere e non siamo riusciti, oppure far continuare a loro quello che noi abbiamo iniziato, con buona pace delle loro attitudini e dei loro sogni. In tutto questo contesto non posso che salutare con grande ammirazione e riconoscenza quello che hanno saputo far partire nella Parrocchia del Rosario, un vero e proprio oratorio intitolato all'indimenticato Aldo Vestita, di cui se ne dà conto in questo numero di LIVÙ.
Tutto sommato, questo magazine cittadino, può essere definito un discreto tentativo editoriale, anche se, anche in questo numero, non sono stati molto convincenti, in quanto continuano a realizzare un contenitore disordinato e contraddittorio di argomenti che in alcuni casi arriva a disturbare la sensibilità del lettore.

Gente di LIVÙ aggiustate il tiro e la grafica, avete buone potenzialità per riuscirci.
BUON LAVORO!

31 commenti:

  1. piu' fesso io che rispondo,deali hai detto che il giornale non vale e nulla(questo il succo) poi dici alla fine che e' un discrto editoriale.
    vedete cosa fa il caldo?

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  2. non potevi aspettare per leggerlo il 2022? non avresti scritto quello che hai scritto

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  3. Ha scritto in altro contesto il sig. Pietro Spagnulo:

    a) chi fa satrira "odia" l'oggetto dei suoi sberleffi, "in toto";

    b) chi fa satira è sempre "gretto e volgare", salvo omologarsi al genere "Bagaglino";

    c) c'è sempre un modo più raffinato ed elegante di fare satira rispetto a quello che si fa concretamente. Quale, non si sa.


    No,caro sig. Spagnulo, non e' affatto cosi:

    1) Non si odia l'oggetto degli sberleffi, al limite lo si disistima (le devo ricordare Orazio che faceva satira su Augusto? E non mi venga a dire che Orazio odiava Augusto).Aggiungo che si puo' far satira anche di cio o di colui che si ama;

    1)Si puo' e si deve far satira in modo elegante,educato,perbene:Seneca,Orazio,Petronio(mi limito).
    Mi trovi un testo gretto e volgare di costoro.
    Forse lei si riferisce alla cacca di qualcuno?Non credo che Luttazzi sia un satirico, al limite e' un qualcuno che ci marcia alle spalle dei fessi.

    3)Se vuole sapere il modo elegante e raffinato per fare satira, legga qualcosa degli autori citati.Quando avra' finito di leggere tutte le loro opere, le suggeriro' altri autori e le relative opere.

    Certo l'l'urlo attira sempre di piu' del silenzio, come il fetore della cacca attira di piu' dell'olezzo della rosa in questo nostro mondo.

    Un saluto educato

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  4. Non lo ha ordinato il dottore, cari primi due anonimi che dobbiate leggere per forza ciò che io scrivo sul mio blog.
    Quindi prego smammare...

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  5. Concordo in pieno con l'opinione di lilli. L'articolo sui giovani e la scuola si poteva evitare.

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  6. Acciderboli! C'è da pensare che l'anonimo delle 19.23 non vedesse proprio l'ora di darmi una lenzioncina di stile e di cultura.
    Tuttavia ha usato una via assai contorta per farlo:
    a)non ha risposto sul blog dove è pubblicato il mio intervento completo;
    b)si è preso il fastidio di estrapolare, sintetizzandole, solo alcune frasi dall'intero contesto e le ha riportate su questo blog;
    c) ha fatto credere che quelle affermazioni rappresentassero la mia idea di satira, quando invece io le attribuisco ad altri soggetti.
    Malafede? Incapacità di intendere e di volere di fronte ad un testo scritto in italiano? Non penso. Credo che l'anonimo volesse solo informarmi che conosce i nomi di alcuni autori latini: Seneca, Orazio e Petronio. Prendo atto.

    P.S. Uno che le satire le ha anche lette, oltre a conoscere i nomi degli autori, è il latinista Luciano Perelli che chiosa così Orazio in Satire, I, 6, 111-131: "...il poeta si rappresenta con voluta modestia del liguaggio, ma involgarito ulteriormente da alcune battute satiriche di dubbio gusto...". Clamoroso! Quello che per l'anonimo è raffinato, per Perelli è volgare! Valli a capire 'sti uomini di cultura!

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  7. Gentile sig. Spagnulo,

    le confesso che ella mi e' simpatico "ictu scripti", per cui le daro' qualche spiegazione in merito, se lei permette.



    1))non ha risposto sul blog dove è pubblicato il mio intervento completo;

    RISPOSTA:
    Non riuscivo ad entrarci,semplicemente.

    2)si è preso il fastidio di estrapolare, sintetizzandole, solo alcune frasi dall'intero contesto e le ha riportate su questo blog;

    RISPOSTA:
    non ho sintetizzato nulla, ho semplicemente fatto il copia incolla di quanto scritto.

    3)ha fatto credere che quelle affermazioni rappresentassero la mia idea di satira, quando invece io le attribuisco ad altri soggetti.

    RISPOSTA:
    non sono io ad averlo fatto credere ma lei!

    4)Malafede? Incapacità di intendere e di volere di fronte ad un testo scritto in italiano?

    RISPOSTA:
    lasci stare la malafede o la non padronanza della comprensione del testo:io non ho mai detto che lei e' in malafede o non e' "compos sui" o compos texti".
    Risulta lapalissiana la mia dimestichezza con la lingua madre(mi limito, se lei permette).


    5)Credo che l'anonimo volesse solo informarmi che conosce i nomi di alcuni autori latini: Seneca, Orazio e Petronio. Prendo atto.

    RISPOSTA:
    IO non conosco solo i nomi, ma anche i cognomi,indirizzo,opere,tematiche e quanto altro sui personaggi citati.Li ho commentati,studiali,letti e divulgati dopo averli analizzati in diverse eta' e periodi della mia esistenza.

    Cio' che dice Perelli non mi tange piu' di tanto.A riprova di quanto io dico c'e' il testo diretto,la lettura diretta,la visione diretta:
    E li' nessuno puo' contrabbandare nulla!Ella riporta semplicemente il giudizio di Perelli,io la invito ad andare direttamente alla fonte originale.

    Abbiamo gia' colloquiato in altra occasione e lei mi ha dato il....chapeau.


    Un saluto e "Tu etiam cura ut valeas".

    Odisseo

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  8. Quello di seguito è il "copia incolla" integrale del mio intervento sul blog di Livù, fatto in risposta alle accuse di volgarità e di odio rivoltemi da una tale "Rosaria 64".

    Il testo:

    Ci risiamo. Stessa malattia, stessi sintomi. La scarsa o nulla abitudine al genere satirico (in Italia è un prodotto di nicchia) produce quasi sempre lo stesso riflesso condizionato:
    a) chi fa satrira "odia" l'oggetto dei suoi sberleffi, "in toto";
    b) chi fa satira è sempre "gretto e volgare", salvo omologarsi al genere "Bagaglino";
    c) c'è sempre un modo più raffinato ed elegante di fare satira rispetto a quello che si fa concretamente. Quale, non si sa. Forse tipo: "Mi scusi eccellentissimo signor sindaco, volevo dirle che Lei non soddisfa in pieno la volontà degli elettori"?
    Suvvia, Rosaria 64, si rilassi e rida con me. Lei ha usato un giro di parole per dire "scherza con i fanti, ma lascia stare i santi", ma non per questo la accuserò di essere una serva del potere costituito. L'odio è un sentimento assai prezioso che io riservo a casi particolari e ben selezionati della mia vita. Tanto odio, per esempio, è andato all'anonimo che ieri mi ha rigato la macchina nel parcheggio. Ma a questa Amministrazione Comunale, con Bagnardi in testa e il suo sgangherato circo Barnum al seguito, tutt'al più posso fare una sonora pernacchia. Non di più.
    Comunque, se la cosa la disturba, la prossima volta invece di "viagra" userò il termine "afrodisiaco".
    ----------------------
    Come facilmente si può vedere, le frasi che lei mi mette in bocca, come se rappresentassero la mia personale concenzione di satira, sono invece qulle che io individuo come reazioni stereotipate di chi alla satira non è abituato. Tutto chiaro adesso?
    Salute.

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  9. caro e simpatico sig.Spagnulo,

    lasciamo stare le accuse di odio e volgarita' rivolte:non appartengo al mio costume e al mio mondo.

    E poi, ognuno parla come sa e da' cio' che ha dentro.Dalla rapa,come diceva il buon Ariosto, non si puo' cavar sangue.

    L'occasione sia di propedeutica alla rilettura o lettura di tanta letteratura classica:farebbe bene tutti!

    Vale atque vale

    Odisseo

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  10. Attualmente sto leggendo "Un coeur simple" tratto da "Trois Contes" di Gustave Flaubert. Letto nella sua stesura originale, in francese, è una vera libidine. Una volta finito, lo prometto, rileggerò i classici da lei consigliati. Direttamente in latino e senza traduzione a fronte.

    Je vous souhaite une bonne nuit.

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  11. L'umilta' e' l'anticamera della grandezza, diceva il Bonaparte ed egli di grandezza se ne intendeva.

    Bisogna leggere sempre il testo originale,perche' la traduzione e' una mediazione che,alcune volte, stravolge il pensiero e il testo originale.

    Xaire, ovvero... salus tibi ovvero....stia bene

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  12. Quando avete finito di esibire la vostra "immensa cultura" recuperate il senso del post. Le stronzate da parte grazie.

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  13. e' un semplice colloquio tra due persone.Forse non ti va?Se non sai volare alto,non intervenire e rispetta gli altri

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  14. Egr. anonimo delle 15.38,
    chiedo scusa per la parentesi erudita, ma stavamo ingannando il tempo in attesa di essere illuminati proprio da un intervento come il suo che ci facesse recuperare il senso del post e, soprattutto, quello della vita. Grazie di cuore, ho imparato la lezione: se rinasco studio da velina. Giuro.

    RispondiElimina
  15. all'anonimo/a delle 15.38,

    vede gentile signore/a lei non ha compreso o capito che la cultura e' il motore del mondo:la cultura e' fare,agire,muovere,operare,costruire,programmare ecc ecc.
    Lei non riesce a capire che se non si conosce qualcosa non si puo' operare sul qualcosa?

    Per rimanere a Grottaglie,un solo esempio: ella si e' mai chiesto chi mai abbia messo un angelo sul castello di Grottaglie a violentare un monumento, un territorio,un contesto antropizzato?

    Chi mai se non un demente, un asino(chiedo scusa al nobile e indefesso animale), un cretino senza cultura,patria ed arte? Ebbene, questo personaggio o personaggia ci amministra.
    Lei e' contenta di essere amministrata da siffatta gente?

    Violentare un territorio,per ignoranza, significa creare le condizioni per danneggiare gli umani.

    Cerchero' di farle degli esempi illuminanti e molto semplici, cosi' che le saranno facilmente comprensibili:

    Avere studiato il greco rende meno faticoso lo studio della medicina o della biologia, la cui terminologia tecnica è di radice greca.
    Diventa intuitivo capire la differenza tra «epitelio» ed «endotelio», cogliere il senso di «sarcoma» e in cosa si distingue da «melanoblastoma».

    Se si è studiata la storia, si capisce meglio il nostro presente, anche la politica.
    Si diventa meno vittime inermi della pubblicità idiota.
    Il tempo dell’oggi ci appare meno piatto, come appare ai nostri ragazzi ignoranti (che s’annoiano appunto perché ignoranti: tutto li annoia, perché nulla capiscono a fondo e sono appiattiti in un presente senza spessore), perché lo vediamo come l’emersione di una profondità storica antichissima.

    Insegnare ai giovani e non giovani,quindi anche a lei,non «contenuti», bensì ad imparare, nella vita, ciò che servirà e che nessuna scuola può prevedere, nell’imprevedibile cambiamento delle tecniche, delle istituzioni, dei rapporti di forza politici.
    Dare loro le «nozioni di pronto impiego», ossia l’habitus a capire culturalmente, e ciò attraverso la cultura classica e la storia antica.
    Proprio perché la scuola deve dare le basi della civiltà da cui partire per andare oltre e più in alto, occorre che ciò che insegna sia «inattuale».
    Non il computer (lo sanno già), ma Plutarco, il greco, il diritto romano, la geometria di Euclide, la fisica di Aristarco: tanto intensamente da diventare «alla mano», nozioni di pronto impiego.
    Inevitabilmente, la fatica è tanta all’inizio: proprio perché chi comincia non ha cultura, deve imparare le parole singole, ampliare il suo vocabolario, organizzare la logica.
    Ma alla fine del liceo di Gentile, la «cultura» come rendeva facile apprendere, come tutto s’inquadrava armoniosamente in chi aveva studiato!
    Il diplomato classico diventava ingegnere e fisico sub-atomico più facilmente e rapidamente del diplomato tecnico; o economista, meglio che il ragioniere.Questi sono fatti!

    Chi ha studiato il greco e latino impara non meglio, ma più a fondo l’inglese e il tedesco: ne coglie l’anima, che è l’anima di popoli e culture diverse, che è così divertente capire a fondo.
    Infatti il colto si diverte di più, nella vita.
    Per un ragazzino che si occupa solo di telefonini, la passeggiata in un bosco è «una palla».
    Per un botanico, è una continua scoperta, perché lui sa il nome, il sesso e i caratteri di piante e di vegetali che per l’altro sono solo erba e foglie.

    Per questo la cultura deve essere «umanistica», nel senso rinascimentale.
    Per non essere specializzata, ma mantenere a chi ce l’ha uno sguardo ampio e cordiale sulla molteplice realtà, sempre sorprendente.
    Non basta occuparsi professionalmente di una sola materia, quella che dà da vivere e serve per la carriera: anche per essere un bravo manager, banchiere o biologo, è bene essere curiosi di altro, di astronomia magari, di storia soprattutto.
    Un economista d’oggi è un elaboratore di pseudo-formule algebriche: ma l’economia è «storia dell’economia».
    Se non si vuole ripetere ogni decennio un nuovo 1929 occorre studiare cosa avvenne allora.
    I grandi medici sono sempre stati degli umanisti, appassionati lettori, curiosi delle novità che potevano venire da fonti «eretiche».
    Un grande medico napoleonico imparò l’auscultazione dai vinattieri, che battendo con le nocche sulle botti sapevano dire se e quanto la botte fosse piena.
    Nell’Inghilterra dell’800, gli inventori di macchine a vapore erano degli artigiani molto abili, a cui si affiancavano con entusiasmo signori d’alta cultura classica, dilettanti di lusso dell’aristocrazia: insieme formavano l’uomo rinascimentale, abile nei manufatti e nel capirne la profondità e le possibilità.
    Come ho spesso detto, l’etnologia e l’antropologia furono inventate per ragioni imperiali britanniche: come comandare gli indù, i confuciani e i polinesiani, senza capirne la cultura?

    Se mi legge un ignorante tipico, lo so, gli cascheranno le braccia: troppe cose da imparare, non vale la pena nemmeno di cominciare.
    Non ha tutti i torti.
    La cultura è un cumulo di tremila anni e più.

    Ma occorre ancor più che in famiglia ci sia - se non cultura - il rispetto e la stima per la cultura.
    Il contrario di ciò che vige nel familismo italiota, dove la cultura è per «i professori che sono per lo più ritenuti «morti di fame»»,(HAIME') a meno che non siano palesemente ricchi come Veronesi.
    Meglio se il repertorio delle curiosità è già ampio in mamma e papà, meglio se ci sono già libri in casa, che il ragazzo magari legga di nascosto perché «proibiti» (Apuleio, Petronio, Ovidio, «L’Amante di Lady Chatterley», tutto può aiutare….).

    Concluderò con un fatto che è avvenuto in Italia anni fa, come mi è stato raccontato: un ministro dell’industria si indignò moralisticamente perché i fiori rincaravano il 2 novembre, giorno dei morti.
    »Proprio quando tutti vogliono comprare fior, i fiorai aumentano i prezzi! E’ uno scandalo! Fanno cartello! Bisogna mandare la polizia a multarli!».
    Ora, un ministro dell’industria dovrebbe pur sapere - o intuire - qualcosa di come funziona l’economia.
    La legge della domanda e dell’offerta era del tutto sconosciuta al signor ministro.
    Ignorava il fatto che una merce rincara quando è scarsa; come quando ci sono più denari disposti a comprare fiori che fiori in commercio, il che accade appunto nel giorno dei morti.
    Il fatto - deplorevolmente oggettivo, comprensibile a chi abbia studiato l’analisi logica al liceo - è aggravato nel caso dei fiori, merce deperibile, che non si può accumulare in magazzino a luglio per soddisfare la domanda enorme di novembre.
    Per questo, il 2 novembre, l’offerta di fiori è scarsa rispetto alla domanda, e quindi rincara.
    Il ministro (dell’industria!) era un incolto ignorante democristiano, ovviamente di sinistra.

    Sospetto che ignoranti ministeriali,regionali,provinciali,comunali che hanno pagato la laurea, siano anche oggi in grandissimo numero e ci governano e amministrano.
    E che per questo, in un certo senso persino innocentemente - l’innocenza colpevole degli ignoranti - abbia sgangherato le istituzioni e il sistema giuridico, aumentato la spesa pubblica a livelli astronomici, ridotto il sistema pubblico ad un sistema di corruzione e di privilegi.
    E’ l’ignoranza di chi fa’ le leggi italiote, l’ignoranza dei Diliberto come dei Mastella o dei Visco: leggi per ordinare ai fiori di costare meno.
    Leggi, se dipendesse da questa sinistra «estrema» (estrema nell’ignoranza) per sbattere in galera i fiorai e i mercanti in genere.
    E farebbe leggi ad personam: «Chi si chiama Previti va’ condannato, chi si chiama Visco è assolto» (o il contrario) ignari che le leggi sono norme generali ed hanno effetti generali, lo si voglia o no, spesso imprevisti e non desiderati dai loro estensori.
    L’ignoranza è pericolosa, come si vede, e produce il controllo asfissiante, il sospetto dei pubblici poteri sui cittadini che o fanno cartello, o sono tutti evasori, e dunque vanno controllati in ogni passo della vita: per ignoranza, può essere instaurato il totalitarismo burocratico, che uccide la libertà.

    Studiassero non dico le basi dell’economia, ma anche solo l’analisi logica, non oscillerebbero fra impulsi sovietizzanti polizieschi di controllo dell’economia e le lodi sperticate al globalismo liberista di Draghi.
    Invece di perseguire un improbabile cartello di fiorai o dei taxisti, starebbero attenti al cartello delle banche o della assicurazioni.
    Starebbero nel giusto mezzo delle leggi oggettive dell’economia, che sono come quelle della fisica, senza confonderle col capitalismo di rapina in corso.
    Né si farebbe infinocchiare da quel dipendente Goldman Sachs che chi gli dice che per abbassare le tasse occorre più mercato, che non c’entra nulla.
    La cultura «disponibile alla mano» serve eccome.
    E’ pratica, è funzionale.

    Nel film Rambo I( sono certo che lei lo ha visto) si dice: "Rambo non possiede le armi, ma la capacita' di costruirsele".

    Ebbene la cultura e' questa: la capacita' di costuire e modificare,adattare e creare il mondo e la realta' che ci circonda, sempre come fine ultimo la felicita' dell'uomo e il suo vivere sereno.



    Odisseo


    NB Per la sig.ra D'Amicis:chiedo scusa se ho occupato tutto questo spazio ma mi e' sembrato giusto il farlo;sono certissimo che lei, come giornalista e,quindi, come persona che scrive su un mezzo di cultura, mi perdonera e mi capira'.

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  16. Si so volare alto e cagarti addosso come un buon piccione, riferendomi al volatile originale.

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  17. hai notato, anonimo delle 13.27, che usi verbi poco educati?
    Forse abiti in una fogna?
    Mi pare proprio di si.

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  18. i miei personali complimenti a Odisseo ed a Pietro Spagnulo, che dimostrano come si possa discutere partendo da diversi punti di vista senza necessariamente prendersi a pesci (nella accezione ittica del termine, a beneficio dell'anonimo coprolalico delle 13,27) in faccia.
    Chapeau, tanto per ripetersi.

    carlo

    RispondiElimina
  19. i miei personali complimenti a Odisseo ed a Pietro Spagnulo, che dimostrano come si possa discutere partendo da diversi punti di vista senza necessariamente prendersi a pesci (nella accezione ittica del termine, a beneficio dell'anonimo coprolalico delle 13,27) in faccia.
    Chapeau, tanto per ripetersi.

    carlo

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  20. Ho finito appena adesso di leggere Livù. Devo dire che è migliorato davvero tanto. Rileggendo il post della sig.ra D'Amicis noto con estremo stupore che una giornalista con la "G" maiuscola come lei non ha proprio citato lo scandalo dei vigili urbani, vero scoop di Livù. Come mai?? Rinnovo i complimenti alla redazione di Livù. Infine, leggo molto e non sono per niente daccordo con le critiche mosse dall'autrice di questo post...
    Indroforever

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  21. Non sono una girnalista con la G maiuscola, sono solo una giornalista.
    Quello che ho scritto su LIVu' è un mio modesto commento e non è il giudizio universale.
    Per quel che riguarda i vigili urbani di Grottaglie e il cosiddetto scoup fatto dallo stesso livù è la notizia di pulcinella che sanno tutti in paese, livù ha avuto il coraggio di pubblicarla, ma è di pubblico dominio, e credo che su questo argomento se ne stiano occupando ad alti livelli vedremo chi avrà ragione, per il momento mi astengo da qualsiasi commento, lo farò a tempo debito.

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  22. io non lo sapevoc dei vigili urbani..che shifo....grande Livù!! Lilli un po' di invidia? I tuoi commenti dall'esterno e soprattutto dopo aver letto il giornale mi sembrano un po' campati all'aria...

    Paride

    RispondiElimina
  23. io non lo sapevoc dei vigili urbani..che shifo....grande Livù!! Lilli un po' di invidia? I tuoi commenti dall'esterno e soprattutto dopo aver letto il giornale mi sembrano un po' campati all'aria...

    Paride

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  24. E' vero, "la notizia di Pulcinella che sanno tutti in paese" non può essere considerata uno scoop giornalistico. Infatti il vero scoop è quello che su trenta consiglieri comunali (dico trenta, sia di maggioranza che di opposizione) non ce ne sia stato uno che abbia prodotto uno straccio di interrogazione o che si sia indignato pubblicamente. Paura? Disinteresse? Incapacità? O forse più semplicemente complice assuefazione al clientelismo e al favoritismo dell'imperante "Bagnardi Style"?
    A tal proposito, c'è una vecchia questione irrisolta della democrazia rappresentativa che vi sottopongo: se questi trenta signori sono seduti nel pullman con le spalle rivote alla strada, e non si accorgono che l'autista corre dritto dritto verso la scarpata, significa che trentamila grottagliesi sono costretti a precipitare e morire con loro perchè li hanno eletti?

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  25. E' vero, "la notizia di Pulcinella che sanno tutti in paese" non può essere considerata uno scoop. Il vero scoop è dato dai trenta consiglieri comunali, tutti, di maggioranza e di opposizione (e taccio sui partiti), che in questi mesi non hanno prodotto nè un'interrogazione, nè si sono espressi pubblicamente al riguardo.
    Paura? Indifferenza? Incapacità? O colpevole assuefazione alle pratiche clientelari e ai favoritismi "ad personam" tanto in voga in questa maleodorante epoca Bagnardiana?
    P.S. Io sono solo un "giornalettista", ma so che quando si comincia a parlare di coraggio nell'informazione, significa che la situazione non è bella.

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  26. Ma come si può pensare che io sia invidiosa? Semmai è il contrario e lo si evince da come alcuni anonimi sprizzano invidia nei loro commenti.
    Comunque sia io esprimerò sempre la mia opinione piaccia o no, dopotutto non ci rimette nulla nessuno e posso esercitare il mio sacrosanto diritto di libertà di espressione, una libertà che pochi a viso scoperto possono esercitare perché conigli ipocriti.

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  27. Come ti scaldi subito...Lilli Lilli!!!

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  28. STASERA, 3 LUGLIO, ORE 20.30, ASSEMBLEA GENERALE AL PRESIDIO PERMANENTE.

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  29. mamma mia cha squallor!!!!!

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  30. Odisseo ci manchi...dai scopiazza qualche altra cosa....

    Indroforever

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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis

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ATTENZIONE! Gli articoli che non trovate qui sono su ORAQUADRA.INFO

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Questo Blog ha subito una trasformazione, in questo spazio ci si occuperà solo di Spettacolo, Cultura, Sport e Tempo libero. Ho deciso di aprirlo agli operatori culturali e sportivi che con una mail di richiesta possono diventare collaboratori autonomi e quindi inserire liberamente prose, poesie, ma anche report di manifestazioni che riguardano il nostro territorio, oppure annunci di eventi o racconti dove la nostra gente è stata protagonista. Scrivete quindi a lillidamicis@libero.it, vi aspetto!!!

LIBERTÀ DI PENSIERO

"Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.
Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
la follia e il mistero".
Pierpaolo Pasolini
scrittore
ammazzato nel novembre del 1975

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“Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”.