Il mistico che abbraccia il pensiero dei sufi e la fede cristiana è
dentro il poeta. La sua parola sembra un teatro di emozioni e di suggestioni
oniriche recitate da un profeta. Nazhim Kalim Dakota Abshu è nato da una
famiglia di commercianti che praticava il mestiere di tessitori di tappeti. I
tappeti hanno i colori del mondo e disegnano la terra e il cielo in una antica
metafora che ha il senso dell’infinito. L’infinito è la “ruota magica” di Abshu:
“Magia e mistero/raccolgono la mia
parola”, dirà in altri versi.
Della sua vita si sa molto poco. Vissuto, con ogni probabilità, per i
primi venti anni a Tunisi. Si e' formato alla scuola dei sufi, ma e' stato un
autodidatta ed e' stato un grande lettore di testi cristiani occidentali e
indiani risalenti al mondo buddista. Ha studiato con attenzione la storia degli
indiani d'America approfondendo i canti degli sciamani e delle
danze.
Abshu è un poeta che ha
scavato tra le sue eredità islamiche e nel Mediterraneo immenso ha trovato nel
cristianesimo la voce profonda del suo misterioso viaggio. Tra le sue pagine ci
sono indicazione e orizzonti ben definiti come il poemetto, appunto,
sull‘Epifania dal titolo ‘Cantito della Grotta’, che costituisce un riferimento
significativo soprattutto tra gli inediti”.
Abshu
è il poeta, tra l’altro, che ha scritto versi come: “"La
poesia è una grazia e non è mai una costruzione".
“Se Cristo mi dicesse: ‘ti perdonerò dei
tuoi peccati’,/ coprirei il suo viso di foglie di alloro/ e dimenticherei la sua
voce”. “Non credo che Cristo avesse parole;/Cristo è
semplicemente un gesto,/e danza tra i fuochi e la pioggia”. Un
inciso che condurrà il poeta a navigare il mistero sulle strade dei
mistici.
L’inedito
sull’Epifania è un poemetto di cinque quartine e quattro terzine con la chiusa
di sei distici. Un
poemetto tra la religiosa visione dell’apparizione e il mistero della
rivelazione all’interno di un processo sia esistenziale che culturale.
La metafisica è metafisica
dell’anima nell’intreccio tra tempo e spazio nel quale il cantico non è altro
che una preghiera in una dimensione simbolica. Leggiamo dunque il
“Cantico”:
Il
Cantico della Grotta
“La magia dei
Re
È giunta sulla voce
della grotta
Con
l’Oriente
Come
canto.
La malinconia è un
suono
Che non ha
parole
Nel vento dei
Sufi
Danzanti.
Cristo
Nella paglia il Tuo
respiro
Poi verrà
la
Croce
Ma sei
anima.
Terra
misteriosa
Epifania
Nell’apparizione
Di
sguardi.
Il Cantico della
Grotta
Ha il cuore di
betulla
Nella parola
pregante
Come onda di
mare.
Epifania
Mistero
Grotta.
Cammineremo
Per
restarTi
Accanto.
Sino al
giorno
Della
Passione
Per vivere in
Te.
Il mare di
Tunisi
Ti
regalo
Cristo nato in
me.
Io nel Cantico
della Grotta
Per
ubbidienza
Del Tuo essere nel
Mondo.
Non ci saranno
dubbi
Il forse si
arrenderà.
Davanti alla
grotta
Sono la magia dei
Re.
Io che non Ti
appartenevo
Ora in preghiera
con il dono del cuore.
Giorno
verrà
Per perdermi e
ritrovarmi in Te.
Ti offro la mia
danza
Ascoltando il
cielo.
Le stelle a Te
Mi hanno
condotto”.
Così il “Cantico della Grotta” diventa
metafora certamente ma più propriamente allegoria di una cristianità vissuta
fino in fondo. Due concetti, “cantico” e “grotta”, che rimandano sia alla
cultura religiosa biblico – evangelica sia a quella cranica. Ma Abshu resta un
poeta intrecciato da questi due mondi nonostante abbia vissuto con intensità il
suo passaggio lungo Damasco.
Si era già confrontato con
la Croce in un
poemetto di alcuni anni. Spesso ritorna su questi temi alternando una poesia
lirico - amorosa con visioni di una
profonda sensualità ed erotismo. Ma resta un poeta ancorato alla voce e alla
musicalità dei sufi. Anche il verso presenta una andatura che è quella dello
scavo orientale.
L’Oriente, anzi i diversi Orienti, è una
geografia reale ma diventa anche le penetrazione di una ontologia della memoria
in cui il dato reale – simbolico si trasforma in profezia e in battito mistico.
Il mistero è ontologia del pensiero e dell’anima. Altri scritti confermano ciò.
In questo “Cantico” la chiusa è un diletto del cuore: “Le stelle a Te/Mi hanno
condotto”.
La simbologia delle stelle permea il suo
incontro tra le diverse culture che ha vissuto in ancestrale richiamo alle
origini attraverso un passaggio che è quello della memoria che diventa necessità
di capre i linguaggi esistenziali e religiosi del
presente.
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blog culturale fondato dalla giornalista Lilli D'Amicis