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giovedì 30 maggio 2013

Ciao Franca!

Ricordiamo Franca Rame per la sua straordinaria carriera artistica al fianco di Dario Fo, un lungo percorso che ha attraversato la storia del teatro e della società italiana degli ultimi decenni. Mancherà la sua capacità di affrontare in scena, come nella vita, temi cruciali per la nostra società a cominciare dalle battaglie per i diritti civili.
La aspettavamo qui a Brindisi lo scorso mese di dicembre per la vernice della mostra «Lazzi, sberleffi, dipinti» e la messa in scena della riedizione di «Mistero buffo», ma motivi di salute ne hanno impedito la partecipazione.
Scompare una figura unica del teatro italiano degli ultimi sessanta anni, capace di camminare accanto a Dario Fo senza farsi oscurare e senza fare ombra. Se Fo è l’imprevedibile giullare, il giocoso istrione, il geniale affabulatore, Franca Rame riordinava con assoluto rigore i fili della creatività. Riportiamo di seguito un brano che Dario Fo le dedica, tratto dal libro «Una vita all’improvvisa».
Non so dirti in che Era fossimo: ti ho vista per la prima volta dalla barca, sul fiume. Stavi giocando nell'acqua con altre ragazze, mi sono gettato in mezzo a voi, volevo inzupparmi con te. Ma mi hanno spinto fuori dal cerchio: quelle figliole erano tutte promesse. Di te mi ero innamorato così dolce e giocosa che eri. In una grotta ho inciso la sagoma del tuo corpo mentre ti tuffi  fuori dall'acqua per gioco. Ero molto triste specie il giorno che festeggiavano il tuo accoppiamento col maschio promesso. Il rito si svolgeva dentro una piccola isola nello slargo del fiume. All'istante si sono levate grida. Era una masnada dei monti di ghiaccio che scendeva a far razzia. Tutti fuggivano lanciandosi nell'acqua. Io ti ho seguita e ti ho caricato nella mia barca. Siamo stati insieme. Mai sarò tanto grato a quei selvatici arraffafemmine che ti hanno restituita a me. Abbiamo avuto figli di certo, ma non me ne ricordo, e nemmeno ricordo di quando  abbiamo finito di vivere. Però ho memoria d'averti incontrata ancora, nel corpo di un'altra  ragazza e in un altro tempo. Portavo abiti di tela fatta al telaio. Io tornavo da una guerra, tu  eri fuggita da un paese invaso da gente d'un'altra razza. Avevi un figlio nato da poco... tu dicevi che ti ricordavo qualcuno. Io ti ho risposto che di certo noi ci si conosceva. Abbiamo vissuto insieme in quella vita e in un'altra vita ancora, finché ti ho ritrovata in quest'ultima. E qui abbiamo vissuto insieme, per tanto tempo, una quantità di storie che in dieci libri non si possono ricordare.

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Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà,
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Pierpaolo Pasolini
scrittore
ammazzato nel novembre del 1975

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